NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
google
  • Newsletter Iscriviti!
 
 

Ridisegnare il sistema prefettizio

di Mario Giulianati

facebookStampa la pagina invia la pagina

Ridisegnare il sistema prefettizio

Il Corriere della Sera, nell’ambito della vicenda profughi che ha suscitato discussioni e non poche agitazioni con un contrasto, anche forte tra prefetti, sindaci e amministratori di vario livello, fino a coinvolgere anche presidenti di regione, ipotizza che il governo voglia, in qualche misura, scavalcare le prefetture e raggiungere, sulla questione migranti, un rapporto diretto con i sindaci. Il contrasto tra presidenti di regione e prefetti che hanno, in alcuni casi “mostrato imperizia” ha indotto, pare, il Premier Renzi a rivedere anzitutto il modello di accoglienza dei profughi ma anche, come accennato, il rapporto prefetti-territori.

Ridisegnare il sistema prefettizio (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Un prefetto, quello di Treviso, rimosso, altri oggetto di attacchi e di polemiche accese, prefetti che esternano il loro disagio, altri che esprimono opinioni critiche anche nei confronti del governo. Una ex prefetto, la dott.ssa Annamaria Cancelleri, che cito perché ha operato da prefetto proprio a Vicenza, che ritiene che “Troppi primi cittadini si mettono a fare politica” frase che risulta essere incomprensibile pronunciata da chi ha ricoperto ruoli di ministro in un paio di governi, tutto questo mette in subbuglio il sistema prefettizio. I prefetti furono istituiti nel 1802, durante l’occupazione napoleonica, in una visione gerarchica che discendeva direttamente dal governo e funzionava come un organo monocratico dello Stato.

Quindi un diretto rappresentante del governo sul territorio. Più tardi, leggo nella Treccani che “l'ufficio del prefetto discende da una legge comunale piemontese (l. n. 3702 del 23 ottobre 1859), che conferiva a tale figura la rappresentanza del potere esecutivo in tutta la provincia e il controllo sugli enti locali. Con la formazione dello Stato liberale la figura del prefetto fu fortemente subordinata al governo; a seguito dell’avvento del fascismo, il prefetto divenne tuttavia lo strumento per assicurare la centralizzazione burocratica dello Stato e l’attuazione in sede locale delle direttive politiche. Caduto il regime fascista, fu invocata da più parti l’abolizione di tale figura, ritenuta in contrasto con i principi della democrazia liberale, ma la Costituzione del 1948 si è limitata a rimettere la questione al legislatore ordinario". Al di la delle polemiche attuali, del rapporto di ogni singolo prefetto con il territorio dove opera, ritengo che la eventuale decisione del Premier Renzi di ridiscutere, nella materia relativa ai profughi, il ruolo dei prefetti, sia la strada giusta. Un inizio ma comunque un buon inizio.

Ridisegnare il sistema prefettizio (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)L’impianto decisionale del nostro Paese è in fase di completa riforma. Una ridiscussione in atto sul ruolo del Senato, in ogni caso ridotto drasticamente sul piano numerico e su quello delle funzioni,una Camera dei Deputati che, pur senza limitare il numero dei parlamentari, diviene attrice principale della emanazione di leggi, la riforma delle provincie, ancora in atto, che in pratica riduce drasticamente il loro spazio oltre che politico anche amministrativo, la riduzione, numerica, dei consigli comunali e la quasi totale scomparsa dei consigli di circoscrizione, tutto questo, e anche qualche altro elemento, rappresenta una struttura dello Stato completamente in fase di rinnovo se non di rivoluzione. Sulla base di una strategia che nel mentre accresce il controllo, e la capacità di scelta, centralistica. Diminuisce la partecipazione popolare, ledendo in qualche misura un principio fonda mentale della Costituzione. Eppure rimane intatto, forse anche rafforzato, l’impianto prefettizio. La frase della dott.ssa Cancelleri è rivelatrice di una visione del rapporto Stato-Territorio dove lo Stato è dominante e non sempre dialogante. Non si capisce perché un “primo cittadino” non possa esercitare il diritto di qualsiasi cittadino di “fare politica”, quando anche criticare il prezzo del pane o di altro genere alimentare è, comunque “un fare politica”.

Non è pensabile, e nemmeno accettabile, che mentre si ridiscute tutto il sistema rappresentativo, e perfino si affronti la riforma del sistema giudiziario, non si tocchi, nemmeno per adeguarlo alle nuove esigenze, il sistema di controllo dello Stato sul territorio. Cambia, o almeno ci prova, praticamente il sistema organizzativo Italia ma non si tocca la ottocentesca struttura prefettizia. Ernesto Galli della Loggia prende spunto dal clima, ormai riportato da tutti mass media, di tensione esistente all’interno del mondo dei prefetti per dichiarare, su Il Corriere della Sera “Non rottamiamo anche i prefetti”, ma immediatamente sottolinea il fatto che esiste “un’associazione parasindacale dei prefetti non mi sembra proprio un segnale di ottima salute per lo Stato italiano". E in questo ritengo abbia perfettamente ragione “Per la semplice ragione che i prefetti sono emanazione diretta del governo nelle periferie, sono il governo, ed è ovviamente inconcepibile che il governo disobbedisca a se stesso". Perfetto, ma se sta accadendo proprio quello che denuncia Ernesto Galli della Loggia, ciò mi conferma nel ritenere necessaria una rivisitazione dell’impianto storico del sistema prefettizio.

 

nr. 30 anno XX del 1 agosto 2015

Come installare l'app
nel tuo smartphone
o tablet

Guarda il video per
Android    Apple® IOS®
- P.I. 01261960247
Engineered SITEngine by Telemar