NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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IL VIAGGIATORE. Come il vento di Bob Dylan soffiò dall'America fino all'Anconetta

“Blowin' in the wind”, la ballata che rivelò al mondo uno dei più grandi poeti di sempre, compie 50 anni. Ecco come si festeggia l'evento in un oscuro bicamere alla periferia di Vicenza

di Stefano Ferrio

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IL VIAGGIATORE. Come il vento di Bob Dylan soffiò

 Il commissario dell'Interpol Rocco Lamonica si sentì sollevato, una volta ritrovatosi da solo dentro quell'appartamento dell'Anconetta, periferia est di Vicenza. Perché già indagare su uno schedato come “Panozzo Rashid, anni 31, studente fuoricorso di architettura”, presumibilmente implicato in un traffico internazionale di materiali informatici, gli dava sufficientemente alla testa. Cognome tipico dell'altopiano di Asiago, zona Treschè Conca. Nome arabo diffuso dal Marocco al Turkmenistan. Oltre a dover considerare, in mancanza di qualsiasi foto recente o attendibile, rilevanti possibilità di una nascita americana del soggetto, forse figlio di un sergente in congedo dei Marines, con residenza a Pensacola, Florida. Ma c'era poi da valutare “personalmente” quanto ritrovato all'interno del bicamere dell'Anconetta. A cominciare dalla musica lasciata sul piatto dello stereo. Un dischetto fatto in casa, con un'unica registrazione incisa, “Blowin' in the wind”, di Bob Dylan. E nessuna canzone, in quel particolare momento dell'esistenza di “Lamonica Rocco, 61 anni, da Barcellona Pozzo di Gotto”, poteva essere più coinvolgente e significativa. Come annunciato dalle radio di tutto il mondo, quella ballata aveva appena compiuto mezzo secolo. E chi poteva ricordarlo meglio di lui?, che in quel 1963 spiava e origliava il “vento del cambiamento” cantato da Bob Dylan. Merito, o “colpa”, a seconda dei punti di vista, di sua sorella Agata, che di lui era più grande in tutto: non solo nell'età e negli studi letterari, ma anche negli ideali. Fino a diventare fra le prime giovani ribelli che avevano importato nella Sicilia del Gattopardo audaci gonne a filo di ginocchio, promiscui festini “twist e coca cola”, e 45 giri che, fra uno shake e l'altro, annunciavano la protesta del '68. Spiando il traffico dell'Anconetta, il commissario Rocco Lamonica si chiese, con la predisposizione d'animo più obbiettiva possibile, quante cose fossero realmente cambiate da quei primi soffi di vento del 1963. Non certo lui che, per giocare al gioco della vita, aveva sostituito la pistola giocattolo di allora con la Beretta d'ordinanza di oggi. E nemmeno Agata, che traduceva sconosciuti poeti pellerossa in uno sperduto campus universitario dello Iowa, più o meno felicemente sposata con un ingegnere nucleare di Singapore naturalizzato americano. “How many roads must a man walk down before you can call him a man?...”. Senza addentrarsi nei misteri di un'Italia, che a volte gli sembrava terribilmente uguale ad allora e altre volte irrimediabilmente diversa, il commissario Lamonica rimise sul piatto “Blowin' in the wind”, iniziando il resoconto di quanto, in quella stanza, gli pareva segno di un effettivo cambiamento rispetto al 1963 delle sue ultime braghe corte. Quando, alla fine, Bob Dylan gli rispose, per l'ennesima volta, “the answer, my friend, is blowin' in the wind”, il poliziotto lesse l'elenco di cosa era riuscito a scrivere nel proprio bloc notes sotto la voce “non c'era allora, esiste oggi”: il nome e cognome Rashid Panozzo; i crimini informatici, a patto di non scambiarli per il millenario sesso degli angeli; i corsi di una fitness caraibica nota come “zumba”, frequentati dal mancato architetto a Parco Città; il Vicenza Calcio (di cui era stato rinvenuto un abbonamento di Curva Sud), passato in mezzo secolo dalle mani di un potente democristiano locale come Delio Giacometti alle insondabili mire di un miliardario “svizzero-kosovaro” di nome Hamdi Mehmeti; la foto del “fidanzato” messicano Gerardo Espinoza, incorniciata accanto a vari numeri di “Babilonia”, rivista di cultura gay; la pubblicità di cuscini anti-cervicale, definiti “made in Italy” pur chiamandosi Fortuny... Ma, giunta a questo punto, la lista si era interrotta. Per la precisione, era accaduto nell'esatto momento in cui, sul comodino accanto al letto di “Panozzo Rashid”, il commissario Rocco Lamonica, sotto “L'età dei diritti” di Norberto Bobbio, e sopra una copia sdrucita di “Madame Bovary” di Gustave Flaubert, aveva trovato un terzo libro. Titolo “Lune di caccia”, autori ignoti, edizione sconosciuta, e all'interno canti d'amore e di guerra pellerossa tradotti da Agata Lamonica. Sua sorella. Chiudendo la finestra sul traffico dell'Anconetta e della sua testa, il poliziotto  non sapeva minimamente quanto Bob Dylan avesse ragione a cantare il vento del cambiamento. Ciò nonostante, per la prima volta nella sua vita, provò nei suoi confronti un'inedita, e immensa, gratitudine.                                                                                                                         Stefano Ferrio

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