NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Accorpare i Comuni con meno di 5 mila abitanti. Si può?

di Luca Faietti
faiettil@tvavicenza.it

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Accorpare i Comuni con meno di 5 mila abitanti. Si

La proposta che viene dai consiglieri provinciali di Padova prevede contributi economici per favorire i comuni che daranno vita a gestioni integrate, e la delega della Provincia della maggior parte delle funzioni agli enti locali riuniti in unioni e consorzi. Che ne pensa?

Stefani: «Potrebbe essere una risposta, ma mi piace dire che dovrebbe essere la prima risposta. Dare dei contributi ai Comuni che si organizzino, in alcuni specifici servizi, per attivare delle gestioni integrate sarebbe certamente un incentivo interessante, perché, dato il risparmio che si Accorpare i Comuni con meno di 5 mila abitanti. Si (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)otterrebbe unificando alcune funzioni, si potrebbero ''liberare" altri fondi da utilizzare per lo specifico interesse delle popolazioni amministrate. Sulla delega alla Provincia mi verrebbe da commentare che sarebbe utile, ma a patto che l'Ente sia capace di farsi carico di questa nuova incombenza».

Sbrollini: «Nel nostro territorio provinciale l’unione o la forma consortile dei servizi è uno strumento già attivo e funzionante, mi viene in mente l’area dell’Altovicentino che da anni persegue queste politiche sovra comunali di gestione di importanti servizi come vigili, ciclo rifiuti, la fornitura e la gestione informatica e tecnologica ecc… Ho sempre considerato questi strumenti come soluzione positiva ed innovativa, che mi si permetta, ha sempre visto le amministrazioni del centrosinistra protagoniste di questo percorso. In tempi di scarsità economica, ogni trasferimento ai comuni è utile, ma penso che serva un ragionamento più ampio e una inversione di rotta a livello Romano. Questo Governo ha mortificato e umiliato i Comuni, bisogna rimetterli nelle condizioni di operare e se si redistribuiscono competenze, a queste vanno riconosciuti gli stanziamenti adeguati per poter essere erogate ai cittadini. Competenze senza soldi sono una beffa inaccettabile che i Sindaci non sopportano e che i cittadini non meritano».

Giunta: «Come dicevo, gli incentivi a forme di gestione integrata non mancano e deve essere questa la strada maestra da percorrere, anche con l'obiettivo di una ridefinizione territoriale dei comuni, con unioni che possano generare realtà amministrative completamente nuove. I confini sono un retaggio storico che non dobbiamo aver paura di superare: i problemi e le dinamiche territoriali non rispettano le divisioni che, magari, risalgono al medioevo. Sono favorevole alla riduzione dei comuni italiani nella direzione che va verso la creazione di aggregati territoriali più ampi, in chiave distrettuale o comprensoriale; ciò ci perAccorpare i Comuni con meno di 5 mila abitanti. Si (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)metterebbe poi di affrontare con maggiori strumenti anche l'abolizione di un ente intermedio quale la provincia. Futuro e Libertà vuole portare all'interno del dibattito sul federalismo anche una riflessione sul superamento dell'attuale modello napoleonico delle nostre autonomie locali, con le sue caratteristiche di centralismo, uniformità e frammentazione comunale, per arrivare al ben più ampio concetto di self-government, per certi versi non traducibile nella semplice "autonomia locale"».

Franco: «Gli strumenti per le funzioni associate già sono disponibili. Non vorrei che il resto della proposta costasse più di quanto si spende oggi! Io sono dell'avviso esattamente contrario: mantenere in vita le province che rappresentano un congruo numero di abitanti e abolire consorzi, comunità, ATO, magistrati alle acque, eccetera, trasferendone le competenze alle province stesse. Devono rimanere in vita solo Comuni, Città Metropolitane, Province, Regioni e Stato (opportunamente dimagrito e trasformato in senso federale). Personalmente, abolirei anche le Prefetture, suddividendo le loro competenze tra Provincia e Questura. Ogni altra alternativa mi preoccupa, sia perché penso non sia utile per fornire servizi pubblici efficaci, sia perché non dimostra un’effettiva diminuzione dei costi, e perché rischia di minare la rappresentatività democratica».

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