NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Tra nutrie e cavallette, che prospettive in campagna?

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Tra nutrie e cavallette, che prospettive in campag

All'invasione sul nostro territorio di animali che gli sono estranei ce ne sono parecchi, dalle nutrie ai cinghiali ai "trapianti" di caprioli: ora però ci sono anche le cavallette con tutti i problemi che stanno creando. Che fare?

Tra nutrie e cavallette, che prospettive in campag (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)SERGIO CARRARO- Prendiamola con ottimismo e consideriamo la questione. Non siamo a livello delle infestazioni bibliche, ma si è presentato il problema e lo stiamo affrontando. Anche in tutta la pianura padana il problema è presente dal 2005. Qui va oltre l'interesse naturalistico dallo scorso anno quando per mutamenti ambientali, siccità in particolare, si sono sviluppate infestazioni dalla collina alla pianura; c'è una preoccupazione ampia partita dai cittadini arrivata ai sindaci e in luglio con la scalarità crescente che si accumulava siamo arrivati ad un incontro per registrare e decidere di occuparcene Non è più una curiosità scientifica, ma riguarda il territorio, non è folklore, non è un dramma, ma non va sottovalutato. A seguito di quell'incontro è stato dato il via a un progetto tra Comuni categorie economiche Ulss e Provincia accanto all'Università di Padova che è di contenimento e monitoraggio per quest'anno. Le cavallette si affrontano in vari modi. Quando si vedono e ci sono gli adulti in circolazione non si va oltre le parole. Il momento adatto per intervenire è nella prevenzione.

ANTONIO DAL LAGO- Il Museo naturalistico ha cominciato nel 2008 le ricerche nell'area dei Berici poi sviluppate verso la pianura e la pedemontana, rilevando che c'era una crescita ma non una situazione critica; sono state raccolti dei dati su due specie una che crea i danni maggiori nelle coltivazioni erbacce e l'altra che pareva endemica della provincia di Vicenza, già descritta nel 93 da Fontana, e che ora si sa che invece è presente in molte altre province. Non è una invasione,ma una escalation di riproduzione. I nostri collaboratori difatti hanno fatto un lavoro pubblicando un manuale con la descrizione dei siti e delle possibilità di emigrazione. Ma oltre a questo non c'era alcun pericolo per l'agricoltura che invece c'è adesso, dopo che le due specie sono aumentate dal 2011 e ancora di più nel 2013. Dobbiamo organizzarci, come cercheremo di vederlo a breve termine perché siamo nella fase in cui la prevenzione serve ancora dato che la riproduzione non è ancora arrivata alla fase finale con la nascita di una nuova generazione. Poi c'è il mezzo biologico costituito dalle faraone che alle cavallette fanno guerra costante perché ne sono ghiotte. Questo caso richiede interventi specifici e non è sempre detto che vada tutto bene perché bisogna seguire le faraone e vedere come funzionano. A giudizio di chi ha provato questa tecnica questo tipo di prevenzione funziona.

ANTONIO NANI- Il mio consorzio non ha avuto problemi, io come coltivatore sì; bisogna trovare la soluzione di distruggere all'inizio questa presenza. Bisogna non farle nascere e naturalmente gli scienziati sanno come, anche se poi la messa in pratica è sempre difficile o costosa. Aspettare che le cavallette escano dalle uova e comincino la loro attività non è consigliabile. Bisogna studiare con l'Università soprattutto dove stanno d'inverno e poi trovare una misura o chimica o biologica per risolvere il problema. Nei Colli non ci sono solo le cavallette, ci sono anche caprioli o cinghiali che creano danni molto consistenti. Tutti si caratterizzano per distruggere i raccolti orticoli, a cominciare dai germogli migliori, e naturalmente il danno economico è notevole per tutti noi. Se è necessario dare una mano non ci tireremo indietro. È sulla riproduzione che bisogna agire anche perché l'andamento stagionale che influisce molto quando è così blando come in questi mesi non ha nessun peso. Certo che ora come ora abbiamo problemi ma di genere del tutto contrario dato che non c'è secco, per niente.

SERGIO CARRARO- Il problema stagionale è importante, ma non siamo alle prese con questioni matematiche, e poi non è detto che la pioggia sia così nemica perché altrimenti ora il problema non ci sarebbe. Piogge secco e condizione del terreno costituiscono un equilibrio che francamente è ancora tutto da conoscere. Ad esempio credo che la domanda principale sia tutta centrata su dove passano l'inverno le cavallette. Io ripartirei da questa domanda compreso il tema sociale importantissimo dell'abbandono della montagna e della fascia pedemontana ed infine più in generale del territorio.

Abbiamo detto che il territorio in stato di abbandono costituisce l'ambiente ideale non soltanto per il verificarsi di grossi problemi come la franosità, ma perché contribuiscono al degrado anche fenomeni come questo delle cavallette. È vero o no che l'assenza dell'uomo in certe zone è l'origine di tutto questo?

SERGIO CARRARO- Il ruolo dell'uomo che vive nell'ambiente è fondamentale. Il nostro territorio dimostra che i problemi sono in casa nostra, gli animali vanno dove vogliono. Le due specie di cavallette vanno alla ricerca di terreni compatti e non lavorati, incolti, in pendenza e orientati verso mezzogiorno. La lavorazione del terreno sposterebbe l'equilibrio delle grillare e alla fine le distruggerebbe. Se questi luoghi sono pochi bene, se sono tanti occorre intervenire, ad esempio anche sui prati poco produttivi che sono marginali a tutti gli effetti e sui quali quindi non si interviene perché non danno reddito dando modo ai nidi delle uova di svilupparsi senza disturbi. Il problema a partire dalle colline dell'Emilia e della Romagna è diventato visibilissimo. Come diceva Dal Lago il dott. Fontana ha fatto esperimenti molto importanti e in aree che prima di noi si sono trovate in stato di abbandono. Il confronto è qui. L'accumulo degli elementi negativi può creare problemi, ma naturalmente siamo attenti alle fasi di questa crescita.

Tra nutrie e cavallette, che prospettive in campag (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)ANTONIO DAL LAGO- L'abbandono è la causa principale e favorisce la riproduzione specie delle cavallette che crescono nelle aree erbacee. Una delle azioni preventive oltre alle faraone è di individuare le grillare e smuovere il terreno fin che serve a disperdere le uova; quando arriva il fine ciclo biologico, cioè tra aprile e maggio, le proporzioni del problema sfuggono a soluzioni. E guardate che basta dissodare il terreno perché le uova sono al massimo a cinque centimetri di profondità. L'elemento climatico incide ma non è facile capire come; l'inverno non inverno di adesso con le precipitazioni fortissime e proprio quando i mesi sarebbero generalmente da secco

spinto porterà conseguenze ma non sappiamo quali saranno, questa non è una scienza esatta, non è matematica. Le zone di grillara si individuano, hanno caratteristiche particolari e si riesce a capire se sono proprio lì o no. Insomma, in poche parole bisogna lavorare anche d'inverno...

ANTONIO NANI- Il terreno che non produce molto viene lasciato indietro ed è per questo che si verificano questi fenomeni. In realtà quel prato non è abbandonato, ma non lo si lavora ed è come se lo fosse...

 



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