NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Due mesi dopo, torniamo a parlare della falda

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Due mesi dopo, torniamo a parlare della falda

Ai Comuni è toccato una volta di più sopportare in gennaio e febbraio quella situazione di emergenza o di vicinanza dell'emergenza che crea sempre grossi problemi.

Due mesi dopo, torniamo a parlare della falda (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)GIULIANO STIVAN- Dico che Sandrigo ha la fortuna di avere tanta acqua perchè l'acqua è ricchezza. Bisogna saperla gestire. Abbiamo Astico sorgenti del Tesina Palmiorone ecc. che sono stati tutti riqualificati con una bella zona naturalistica. In febbraio abbiamo avuto le scuole sotto con la mensa e la gente che si è trovata specie nelle nuove costruzioni a doversi difendere. Ho letto un lavoro di 40 anni fatto da Antonio Stivan, mio padre, che per il Genio Civile fece una vera e propria monitorizzazione completa dei pozzi, un lavoro molto analitico e minuzioso dal quale ancora adesso si potrebbe ricavare una mappa utilissima anche se ovviamente da allora le cose sono cambiate perchè i pozzi sono aumentati: allora si parlava di quasi trenta milioni di metri cubi al minuto. Noi abbiamo chiuso quasi tutto, ma l'acqua non sappiamo più come tornare a tirarla fuori. Ora stiamo cercando di riaprire alcuni pozzi perchè andare troppo controcorrente non va bene. Il fatto è che costruire disordinatamente non si può non si deve. Molto semplice, eppure le cose stanno così. Quando a Sandrigo sono nati i problemi abbiamo commissionato uno studio che è stato descritto in assemblea alla cittadinanza e si è capito che appunto la costruzione allargata sul territorio ha cambiato l'equilibrio delle cose. Uno dei modi è quello di finirla con l'autorizzare altre costruzioni che abbiano locali interrati ad esempio, anche altri Comuni lo hanno fatto. Le costruzioni storicamente più antiche non hanno mai avuto questi problemi.

DIEGO MEGGIOLARO- Secondo me bisognerebbe semplicemente fare appello ad un po' di buon senso: non è il caso di questi amministratori, ma qualche decennio fa le zone produttive o edificabili erano individuate quasi sempre vicino o dalle parti degli amici perchè se ne ricavava guadagno individuale. Non si agiva dunque per programmazione logica ed ora stiamo parando i colpi. Interroghiamoci perchè i fiumi andavano a zig zag nella campagna e poi sono stati incementati e resi rettilinei. Quando parliamo di bonifica di territorio si tratta dell'operazione grazie alla quale accompagnamo l'acqua in esubero verso il mare, senza lasciare invece che vada dove vuole. Se si continua a costruire dove le aree sono più o meno controindicate si va a finire così. Qualche anno fa c'era l'ordine tassativo di chiudere i pozzi aperti e va benissimo se c'è una siccità in corso, ma bisogna invece sapere riaprirli quando occorre una vera valvola di sfogo a beneficio del territorio. Bisogna fermarsi e riflettere, la soluzione si trova. Col buon senso si affronta l'eccezionalità delle situazioni. Quando si ha a che fare con la natura bisognerebbe interpretarla col massimo rispetto e senza forzature perchè poi i conti sono salatissimi a cominciare dalla riparazione dei danni provocati dalle alluvioni.

Due mesi dopo, torniamo a parlare della falda (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)LORENZO ALTISSIMO- Dei pozzi posso dire una cosa: in quegli anni erano in numero inferiore ed è un problema di tutto il veneto dove ora ce ne sono 100mila di cui 15mila sono le cosiddette canne sempre aperte per 24 ore. le risorgine estraggono dalla falda il 75 per cento dell'acqua per cui c'è un sistema naturale di ricambio con ambiente di biodiversità tutelato dall'Unione Europea. Convincere di volta in volta la gente è difficile mentre invece il sistema di autoregolazione naturale è continuo e non sbaglia. Nessun Comune è in grado di seguire il ritmo di avviso e successivi provvedimenti. Teniamo presenti che un piccolo pozzo da 15 litri al secondo rifornisce una cittadina di 7mila abitanti, tanto per dire quanto l'apertura o la chiusura dei pozzi sia veramente da regolamentare e da fare ed in quale che modo. le zone dove ci sono le risorgive non vanno modificate.

Lo abbiamo detto, la meteorologia non è una scienza perfetta, esamina e interpreta un sistema generalmente caotico, però con qualche capacità di arrivare al punto, almeno nelle previsioni di breve o medio termine.

MARCO RABITO- Difficile spingersi molto avanti ma le previsioni sperimentali esistono, ci sono anche quelle della NASA. Nei prossimi mesi ad esempio ci dicono che fino a giugno avremo poca pioggia in tutta Europa, inferiore alle medie. L'affidabilità delle proiezioni è molto bassa ma è l'unico strumento di cui disponiamo per capirci qualcosa. Una situazione così predisporrebbe ad una siccità accentuata in estate. Altro tema, il cosiddetto Nino che quest'anno avrà una intensità molto forte. Anche se non siamo in America dove il fenomeno si sente molto di più che qui da noi dovremmo avere una fine estate molto calda, addirittura fino al termine di settembre, per cui l'estate siccitosa rimane sullo sfondo come previsione a lungo termine.

Una volta c'era il Poiana, il calendario che, dicevano, ci prendeva infallibilmente: cosa ne pensano gli agricoltori?

DIEGO MEGGIOLARO- Probabilmente lavora ed elabora su una base storica; però non ho mai fatto previsioni aziendali in base al Poiana, preferisco stare attento al clima e ai terreni visto che abbiamo sistemi matematici che a breve funzionano di sicuro. Per il resto dobbiamo affidarci alla tecnologia che per noi è costituita soprattutto dalla irrigazione che usiamo per produrre cibo. Dopo l'irrigazione l'acqua la riconsegnamo al terreno, non la mandiamo di certo fino al mare. Non è solo il mondo agricolo a soffrire delle situazioni di carenza o di sovrabbondanza, ma tutto il sistema commerciale. In qualsiasi paese si è più forti in quanto autosufficienti di produzione agricola e abbiamo anche un made in Italy che ci sta dando qualche soddisfazione e non va sminuito, ma valorizzato. L'agricoltura è stata messa da parte per un certo periodo degli ultimi decenni dimenticando che produce autosufficienza alimentare. La gente è invece paradossalmente più preoccupata di trovare cibo nei supermercati dove però i prodotti arrivano perchè ce li portiamo noi. Mi sembra che il cittadino medio sembri più propenso a ridurre i costi verso il cibo piuttosto che verso altre necessità non propriamente strategiche. Bisogna stabilire le priorità insomma e rieducarci magari cominciando dalle scuole perchè questo bisogna imparare, che la qualità della vita si ha anche quando il terreno è ben coltivato e non incolto... Aria acqua e cibo sono i punti forti della nostra vita di uomini. Per il Nino da quel che ho capito è un riscaldamento anomalo che nasce lontano ma che risulta da un grande movimento che porta diversità. Basta guardare che cosa accade per i temporali che ora se da noi non sono proprio tornado certo hanno una violenza decisamente oltre le manifestazioni del passato. Le opere in montagna sono state fatte tutte a mano all'epoca. Torno sempre al concetto del buonsenso. Tutto veniva da piani di progetto che nonostante l'assenza di tecnologia si potevano attuare perchè si sapeva che l'alluvione voleva dire carestia e bisognava sapersi difendere.

MARCO RABITO- Si tratta di surplus energetici che causano reazioni a catena successive e stanno poi al centro del riscaldamento globale sul quale ormai nessuno è più disposto a discutere negandone gli effetti. Vorrei dire un'altra cosa: l'agricoltura si faceva spazio negli anni passati anche dove pareva impossibile lavorare la terra, si usava rubare terreno agricolo alla collina e alla montagna; tutte quelle zone però ora sono nelle mani di nessuno, si tratta di territorio che ora è invaso dalla vegetazione. Non c'è regimazione di acque anche in alto perchè altrimenti i percorsi sono erosivi e diventano invasivi per le coltivazioni agricole che producono alimenti. L'assenza dell'uomo da queste aree è molto grave.

GIULIANO STIVAN- L'altra parola magica da usare è secondo me quella della collaborazione: se dietro gli interventi di emergenza non c'è la collaborazione con i consorzi e tutti gli elementi che possono intervenire non si va lontano. A volte si fanno perfino cose che non servono a molto, ma è bene che tutti gli elementi coinvolti siano comunque pronti a collaborare tra loro. Il discorso dei bacini è nei progetti della Regione: i due invasi nelle cave sopra Sandrigo vanno studiati ed è una cosa di cui dovremo parlare bene. Le cose vanno fatte ma bisogna confrontarci sempre per non rischiare da prendere delle decisioni che poi alla prima piena ci facciano ritrovare nella situazione peggiore. Diciamo anche che ci vuole una politica programma per questi interventi, quanti ne vanno fatti, ma anche come vanno fatti.

 

 nr. 14 anno XIX del 12 aprile 2014

 

 

 

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