NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Mestiere di nutria: nessuno la tutela più

Variazione alla legge 157 che elimina il limite protettivo dello status di animale selvatico - Teoricamente da ora chiunque può ucciderle - Dall'Enpa però arriva una dichiarazione di Renzo Ricci in controtendenza polemica con i cacciatori: "Non potranno più sparare a piacere e saranno i Comuni a chiedere l'aiuto di guardie provinciali o zoofile e delle ASL"

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Mestiere di nutria: nessuno la tutela più

(g. ar.)- Quasi cinquant'anni fa -l'occasione la fornì l'alluvione del 1966- gli allevatori di nutrie aprirono i cancelli della libertà alle nutrie, animale da pelliccia conosciuto come castorino, importato dall'America Latina, prima remunerativo per l'allevamento e invece rivelatosi non più così promettente dal punto di vista economico. La primissima falla venne dai disastri causati dall'alluvione che distrusse tutto, allevamenti compresi, ma si vide allora l'opportunità per risolvere il problema alla radice: roditore e ottimo nuotatore, la nutria usufruì con entusiasmo dell'inedita prospettiva e si mise subito al lavoro. Nel senso che la successiva invasione fu la sua con una moltiplicazione di entità geometrica nel numero e il trasferimento incondizionato delle varie colonie in espansione dalla Bassa Padana a tutta la pianura, dovunque ci fosse un fiume o anche un semplice canale.

Ora però ci pare di capire che la carriera florida e ininterrotta nonostante vari piani per ridurne la natalità o eliminarle si sta evidentemente per interrompere perchè un provvedimento legislativo del governo -la legge 157- ha provveduto al declassamento di questo animale dallo stato di selvatico a quello di "comune". Non è un cambiamento di poco conto. Tra il prima e il dopo di questa legge c'è una differenza di sostanza molto importante: il declassamento significa che la nutria si trasferisce di qualità nella codifica della sua specie rispetto alle attività umane. Gli animali selvatici, che usufruiscono di un trattamento normativo speciale sono infatti i cinghiali, le volpi, le cornacchie. Rientrano in quel novero di specie tutti quegli animali a cui si attribuisce sì nocività rispetto al territorio e all'ambiente in quanto non appartengono a specie autoctone e quindi producono danno, ma allo stesso tempo per ridurne il numero o comunque tenerlo sotto controllo anche con provvedimenti tecnici di sterilizzazione si deve tenere conto della legge, dell'organizzazione di forze che hanno il compito dell'intervento. Non si procede a piacere, insomma...

In poche parole, se prima la nutria faceva parte di questo pacchetto di obiettivi rigorosamente codificati dalla legge, oggi ne è fuori. E, per dirla ancora più brevemente, non c'è chi non possa provvedere in proprio, esattamente come avviene da sempre per ratti, vipere, bisce, caprioli sorpresi a danneggiare raccolti e vigne e compagnia.

Dal momento che le fasi di un qualsiasi cambiamento si tirano dietro anche le inevitabili incertezze del momento di transizione, apparentemente quel che succederà o sta già succedendo è appunto quel che abbiamo appena detto e cioè una sbrigativa soluzione del problema, per cui il rapporto tra uomo e nutria, al coperto della segretezza del momento, risulta tale e quale a quanto utilizzato nei confronti dei topi: mai vista una causa in tribunale contro qualcuno che ha seminato trappole in casa o in stalla.

Questa, almeno dando credito alla fragilità dell'interpretazione di regole nuove, è quanto si può capire o intuire al momento. Ma è anche vero che tra gli addetti ai lavori si sta diffondendo una serie di obiezioni e di analisi che filano in perfetta controtendenza a questa ipotesi di sceriffi che in privato risolvono la questione animale per animale e una volta per tutte.

TRE CAPI D'ACCUSA- Per completare il cappello introduttivo a tutto questo discorso giova ricordare ad esempio che la Provincia da oltre dieci anni ha istituito corsi per cacciatori poi abilitati all'abbattimento delle nutrie, ricordare che in un anno vengono denunciati per questa via abbattimenti e catture valutate in molte centinaia all'anno, ricordare anche che le nutrie hanno cominciato a costituire un problema serio soprattutto per tre motivi principali: 1)- le loro tane dentro tutti gli argini invasi producono fragilità e instabilità del terreno e creano problemi ai trattori che percorrono l'argine per gli sfalci; 2)- il numero debordante porta questi animali ad uscire dall'alveo del fiume per andare a cercare cibo dove lo si può trovare, cioè non solo nelle case coloniche che sono le più vicine ed esposte, ma anche salendo direttamente in strada come normalmente si può verificare in pieno centro a Vicenza nell'area di Ponte San Paolo, nella zona dei Ferrovieri a Parco Querini al confine con l'ospedale e in Viale San Lazzaro; 3)- alla nutria si attribuiscono anche colpe che probabilmente non ha e cioè che sia portatrice della leptospirosi, tipica dei ratti e pericolosa anche per l'uomo.

Di questi tre punti è sotto gli occhi di tutti l'evidenza dei primi due mentre sul terzo ci sono obiezioni di prova scientifica che lo smentiscono. Vedremo di seguito che Renzo Ricci, del coordinamento veneto e vicentino nonché capo delle guardie zoofile dell'Enpa vicentino dice di avere in mano i dati di 1800 analisi dell'Istituto Zooprofilattico di Brescia, l'unico delegato a questo genere di accertamenti, secondo cui la nutria non è portatrice di leptospirosi.

Mestiere di nutria: nessuno la tutela più (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)IL LAGHETTO DI ALTAVILLA- Resta il fatto che esistono situazioni come abbiamo visto al limite della sopportabilità proprio perchè il faccia a faccia con la nutria può andare oltre la sgradevolezza di un momento: quando circolano madri e cucciolate bisogna essere molto prudenti perchè la non aggressività caratteristica dell'animale può trasformarsi in qualcosa di diverso a causa della necessità di difendere i piccoli. Uno dei casi maggiormente problematici è quello di Altavilla e del suo laghetto artificiale, una realizzazione della quale il Comune va giustamente orgoglioso e che è meta quotidiana di molta gente. È un luogo particolarmente apprezzato. Il sindaco Claudio Catagini esprime tutte le Mestiere di nutria: nessuno la tutela più (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)perplessità del caso e vista l'intensità del fenomeno che riguarda appunto il suo laghetto è rappresentativo di qualsiasi amministrazione comunale che si trovi a dover affrontare il problema: "La mia perplessità deriva dal fatto che la legge non ci dice chi si dovrà occupare della cosa. Non può certo essere un Comune a risolvere il problema: non abbiamo né personale né possibilità economiche ci farci carico di una cosa del genere. Io so che il nostro laghetto è invaso dalle nutrie, so che le nutrie se ne vanno in giro nella zona e a poco a poco arrivano dappertutto, ma so anche che se prima potevo chiedere l'intervento delle guardie provinciali che erano il mio interlocutore immediato, ora non so più a chi rivolgermi. Le competenze non sono precisate dalla nuova normativa per cui non si ha un'idea precisa di che cosa fare: saranno i Comuni a doversene occupare, oppure saranno le Ulss? Non lo so. Nel frattempo il laghetto è frequentatissimo dai cittadini di Altavilla ma lo è anche di più da parte di questi animali...".

È però anche vero che nelle pieghe della legge qualche spiraglio chiarificatore si riesce a intuire se non a capire con certezza. È un fatto che escludendo la nutria dal novero degli animali selvatici e quindi destinatari di una regolamentazione particolare da parte dell'uomo la si è portata sullo stesso piano di topi, ratti e arvicole. Il che vuol dire implicitamente, che i comportamenti potranno essere corrispondenti e cioè che si potrà procedere nello stesso modo utilizzato per i topi. Però ci sono regole più ampie non ignorabili e cioè la salvaguardia del principio secondo cui eliminare un qualsiasi animale presuppone che lo si faccia risparmiandogli sofferenza e crudeltà. Il che porta ad ampliare notevolmente il ventaglio delle considerazioni. Finchè l'eliminazione avviene a porte chiuse, dentro una proprietà, non esiste modo di controllarla, ma se invece il fatto è pubblico allora è possibile a chiunque chiedere l'intervento delle guardie provinciali o delle guardie zoofile e arrivare così alla denuncia. Interessante da questo punto di vista la posizione dei cacciatori i quali per anni sono stati impegnati sotto controllo dell'amministrazione provinciale ad eliminare nutrie e cinghiali in maggioranza, ma anche volpi e cornacchie, come previsto dalle regole.



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