NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Troppa pioggia? Il peggio deve arrivare...

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Troppa pioggia? Il peggio deve arrivare...

MANCATI ALLARMI E COMPETENZE- Le recentissime e devastanti giornate di Genova hanno rimesso d'altra parte in campo polemiche feroci sulle competenze e sulla capacità di rispondere adeguatamente alle situazioni di emergenza, che vuol dire anche costruire un sistema preventivo importante ed efficiente che sia utile a saper dire e indicare qualcosa prima che l'emergenza ci cada addosso. Uno dei problemi maggiori che stanno emergendo -a parte il ruolo rovinosamente determinante della burocrazia nell'assenza di tempi decenti per costruire difese adeguate ed evitare centinaia di giorni di ritardo quando scatta la tagliola dei ricorsi, anche di quelli più fantasiosi- è quello del coordinamento dei segnali che dalla tecnologia debbono essere trasferiti alla parte operativa destinata d intervenire. È stato un grave errore dividere verso la competenza delle Regioni quello che era il sistema generale di allertamento nazionale. Il prof. Franco Prodi del CNR settore meteorologia ha dichiarato ai Troppa pioggia? Il peggio deve arrivare... (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)notiziari radio il suo punto di vista secondo cui il sistema di allertamento nazionale distribuito alle ARPAV regionali dovrebbe a questo punto tornare ad essere centralizzato e questo allo scopo di sfruttare appieno la dotazione tecnologica che esiste, è importante, e su cui si può contare; Prodi dice che occorre anche disporre di un soggetto di coordinamento in grado di dare informazioni e istruzioni tempestivamente per quanto riguarda tutto il territorio. Per arrivare a questo risultato c'è il sostegno della rete costituita dall'analisi dei dati del radar e del satellite che combinati nelle varie situazioni territoriali sono un'arma scientifica di primo piano per combattere i pericoli delle alluvioni ed evitare quindi i gravissimi danni che ormai ogni anno vengono causati dai fiumi. I mancati allarmi, ovvero: gli allarmi infondati o in grave ritardo, costituiscono secondo lo scienziato del CNR un punto chiave per cominciare a cambiare marcia e passo, pena ritrovarsi ancora una volta nelle stesse condizioni dell'ultimo fine settimana.

Come si può notare, tra la profezia del Poiana, il suo empirismo storico e tradizionale, e il versante scientifico della questione il distacco non è così marcato se si fa eccezione per i mezzi scientifici di analisi in possesso dei meteorologi. Si può anzi dire che la tesi dei tre giorni oltre i quali non è possibile disegnare alcuna previsione fondata e tranquillizzante è sostenuta dal lavori dell'Aereonautica militare che per le sue attività operative ha bisogno e produce previsioni del tempo a breve, anzi, a scadenza brevissima come richiesto dalle necessità di velivoli in servizio ai quali occorre dare un quadro della situazione tutt'altro che approssimativo. Al di là del giorno singolo (o dei tre giorni) tutto diventa un po' meno preciso, sbiadisce e deborda nel campo delle possibilità se non delle speranze. Il Poiana dunque rimane una seria fonte di informazione. Sarà anche basata su un riciclo del tempo di oltre tre decenni per volta, ma stampare una previsione nero su bianco per tutto l'anno e prenderci quasi sempre non è cosa da poco. Come dire che non a caso questo sistema empirico funziona anche perché si fida della più antica tradizione contadina che storicamente basa il proprio lavoro anche sui segni del tempo oltre che sull'avvicendarsi normale delle stagioni.

Troppa pioggia? Il peggio deve arrivare... (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)E LA SAGGEZZA CONTADINA?- Appunto questo è l'approdo che dovrebbe mettere d'accordo tutti, la storia che il contadino costruisce negli anni per capire come vanno le cose e nel tentativo di arrivare a capire un po' prima che si verifichi che manca poco alla grandine, ad esempio, o che la semina diventerà un problema se il terreno assorbirà troppa acqua. Ottimo interlocutore da questa parte del discorso è Diego Meggiolaro agricoltore di grandissima esperienza, a lungo presidente della Coldiretti, uno che nei campi passa tutte le sue giornate e che sa di essere soggetto ai capricci del tempo. Dovrebbe essere testimone ideale della possibilità di interpretare i segni della natura per agire di conseguenza. Non è così. Si fida di più della matematica, questo dice: "Non credo nelle previsioni empiriche per il semplice fatto che le stagioni non danno segni particolari su cui basarsi per fare o non fare qualcosa nel nostro lavoro. Un cespuglio che fiorisce di più o dà più frutti in un certo momento magari può rappresentare una coincidenza curiosa della quale ci ricordiamo, ma non è certo un segnale di cui tener conto. La scienza è fatta di modelli matematici precisi che forniscono risposte precise. Il sistema delle analisi metereologiche è complicatissimo, caldo e freddo si avvicendano, pioggia e grandine anche, poi c'è anche la neve. Se mi devo fidare di qualcosa nel guardare il cielo e decidere francamente preferisco farlo ascoltando quel che mi dice la scienza; oggi siamo in possesso per fortuna di una tecnologia molto sofisticata, molto progredita, che ci mette a disposizione il massimo richiesto. Naturalmente il fatto che tutta la materia sia così complicata non risparmia errori e quando ci sono errori è chiaro che subito se ne pagano le conseguenze. Ma secondo me questo è un discorso del tutto diviso da quanto succede ogni anno in Italia, magari più di una volta all'anno. Le alluvioni sono provocate dalla scarsa saggezza dell'uomo che ha sfruttato e sfrutta il territorio senza alcun discernimento. Che colpa si può dare ad una pioggia sia pure fortissima se causa esondazioni? Se lo fa è perché in quello stesso luogo dovevano essere prodotti dei rimedi che non sono stati prodotti. E qui entriamo nel ruolo davvero devastante che la burocrazia gioca su tutto creando danni anche difficili da rimediare. È l'uomo che causa i propri guai; personalmente, piuttosto che aver a che fare con quella stessa burocrazia che si dimentica finanziamenti già stanziati o che allunga a dismisura i tempi per lavori già decisi e pure ostacolati da qualche ricorso, preferisco avere a che fare con una crisi dei miei raccolti. Il problema dei Comuni è proprio questo, la burocrazia...".

 

nr. 36 anno XIX del 18 ottobre 2014



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