NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Uscire dalla trappola delle lingue maccheroniche

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Uscire dalla trappola delle lingue maccheroniche

CONCORRENZA A NESSUNO- L'unicità di questa esperienza che muove i primi passi è testimoniata da Lorenzo Bocchese, voce e mente di Vicenza Time Café, il quale non a caso comincia il discorso con una dichiarazione programmatica di peso non lieve, tanto per chiarire fin dal primo momento e nel modo più esplicito possibile obiettivi e intendimenti: "La nostra associazione nasce senza la minima intenzione di fare concorrenza a qualcuno. Non è questo che vogliamo. Vogliamo invece puntare il dito su un modo diverso di apprendere e insegnare le lingue straniere che deve tener conto principalmente del fatto culturale che ne viene coinvolto: oltre alla didattica c'è l'educazione a una lingua ed educarci significa conoscere gli altri a cominciare dai facilitatori che guidano ognuno dei quattro tavoli. Abbiamo scelto Porta Nova perché si tratta di una posizione strategica di importanza molto significativa: siamo a ridosso di punti di riferimento fondamentali per parlare di lingue straniere come il liceo Pigafetta, la ex scuola Giusti che raccoglie migranti ed elabora iniziative in quella direzione e poi l'Università. Tutto a due passi da qui. Per questo parlo di posizione strategica. Tecnicamente parlando debbo sottolineare che chi ha fatto della full-immersion linguistica sa benissimo che ha superato di fatto la fase della semplice didattica per andare direttamente al lato culturale. Quello che anche noi cerchiamo è la puntualizzazione dei rapporti culturali dovuti alla reciproca conoscenza. I nostri temi trimestrali servono proprio a questo. Il risultato deve essere quello di una integrazione completa tra allievi e loro facilitatori, ma anche la possibilità permanente di collaborare tra i tavoli intrecciando e scambiando esperienze. Anche il nostro piccolo palcoscenico da questo punto di vista sarà utilissimo al lavoro di tutti, una vera porta aperta al dialogo tra chi prende parte alle due ore in programma".

Uscire dalla trappola delle lingue maccheroniche (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)NUOVA OCCASIONE APRIPISTA- La domanda più ragionevole a questo punto riguarda non la fondatezza di un nuovo esperimento che ha contenuti interessanti, ma il ruolo effettivo che può recitare a vantaggio di tutto il mondo della cultura transculturale e dei centri di aggregazione i quali come anche troppo noto non è che pullulino in questa città e anche lungo l'orizzonte della cultura provinciale. Diciamo meglio che ci aspettiamo da questa iniziativa una vera e propria provocazione che ne risvegli altre perché è attraverso l'evoluzione di questo tipo di comunicazione che si può davvero arrivare ad un cambio di ritmi nella realizzazione di centri culturali vivi ed efficaci, in grado di trasmettere attraverso l'intreccio dei linguaggi diversi il messaggio essenziale che dovrebbe essere al centro della comunicazione culturale e dello scambio dei messaggi culturali intesi come scambio di esperienze e notizie relative alle varie realtà. Forse l'altro passaggio da prendere in considerazione, a questo proposito, è quello di un progetto culturale che non punti ai messaggi esclusivi e di tipo para-accademico come accade in certi programmi iperintellettualizzati, ma si limiti molto più modestamente a svolgere un compito di vera comunicazione: linguaggio semplice e comprensibile, disponibilità ad ascoltare oltre che a dire, ed infine la pratica di un sistema che si guardi bene dall'escludere di principio chicchessia nel tentativo di affermare una volta di più l'autoreferenzialità di posizioni culturali che a questo punto della storia di tutti, nessuno escluso, sono davvero fuori dal tempo. La tesi che qui di seguito sviluppa Marco Cavalli a proposito delle lingue che si parlano a Vicenza, ma anche complessivamente in Italia, è decisamente interessante perché sostiene che la provincialità del nostro atteggiamento nei confronti di tutto ciò che è straniero, a parte la nota esterofilia di maniera che ci caratterizza, arriva da lontane radici, dal fatto che al contrario dell'Europa in generale qui da noi non si è mai sviluppata una vera classe media della cultura per cui le due classi coinvolte sono da una parte gli acculturati minimi e dall'altra i maestri della cultura con la C maiuscola, quella cultura che non accoglie nessuno, ma al contrario respinge, un po' disprezzando, un altro po' tenendo lontani tutti coloro che all'occorrenza avessero l'idea di avvicinarsi e sfiorare il totem irraggiungibile.

FINIAMOLA CON LE ELITE- Marco Cavalli, critico letterario e traduttore dal Francese e dall'Inglese oltre che autore di libri, dice in sostanza che questo nuovo esperimento in atto deve ricevere la massima attenzione perché può essere davvero un'occasione in grado di aprire il rubinetto di molte altre occasioni e proprio nel centro di una città che particolarmente soffre dell'assenza di luoghi di aggregazione veri e praticabili: "Penso che arrivati al 2015 il momento di aggregazione più importante per Vicenza rimanga ancora la partita di calcio come situazione tipo. Credo che in Contrà Porta Nova si sia aperta una nuova occasione utile a tutti, in questa città che di luoghi polivalenti e utilizzabili per stare assieme praticamente continua a non averne; spero che Vicenza Time Caffé sia il primo di una serie. Spero anche per la verità che non si qualifichi come circolo Arci, perché sotto questa targa si può anche passare per club riservato a pochi eletti e non alla maggioranza di chi ha voglia di partecipare. È quindi un luogo transculturale a tutto tondo quello che spero di veder realizzato perché davvero può aprire nuove prospettive e indurre l'apertura di altri esperimenti di questo genere. L'idea mi piace perché si affrontano le lingue dal lato giusto con i corsi, la conversazione in lingua, gli insegnanti madrelingua. Del resto sono iniziative come queste che possono portarci fuori gradualmente da quel pantano che linguisticamente ci caratterizza, noi e tutto il resto degli italiani. Il problema è che nei secoli non è successo in Italia quel che invece caratterizza tutta Europa e cioè l'esistenza di una classe media della cultura che vive e pensa tra i due estremi della cultura accademica e di quella di base che ha avuto ed ha ancora come riferimento linguistico i dialetti. Per noi in mezzo c'è il vuoto perché la classe media della cultura noi non l'abbiamo mai avuta. Se in tutta Europa, in qualunque angolo, troviamo una conoscenza delle lingue almeno sufficiente per capirsi e trasmettersi messaggi e informazioni, qui non accade lo stesso e ne siamo ben lontani. La nostra storia dice che noi abbiamo trascurato colpevolmente le lingue straniere forse convinti come siamo che debbano essere gli stranieri a capire noi per il fatto che noi deteniamo un patrimonio artistico ed una tradizione letteraria di peso. Ma non è così. In parte è colpa del Veneziano. Per secoli è stato la lingua del commercio in tutta Europa e se poi le cose sono cambiate non vuol dire che così non sia stato. Penso davvero che se la lingua di Venezia l'avesse spuntata oggi saremmo costretti a tradurre Dante in Veneziano e non a fare il contrario come in effetto è. Fatto sta che Goldoni viene trattato come una specie di macchietta quando invece è stato un autore di peso internazionale e come tale viene interpretato da sempre molto al di fuori dei confini veneziani o veneti. Lo strascico successivo a questo discorso riguarda l'uso del dialetto come lo intendono quelli che ne sostengono l'insostituibilità. Auguri alle nuove esperienze".

 

nr. 10 anno XX del 14 marzo 2015



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