NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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L'arguzia affettuosa di un cervello libero

Toni Vedù non lascia soltanto la traccia della lunga, inimitabile e importante storia dell'Anonima Magnagati, ma copre almeno tre decenni di storia vicentina che l'ha visto coinvolto con eguale impegno e grande successo nel mondo della scuola, dell'arte, dell'associazionismo: una personalità che questa città farà molta fatica a dimenticare

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L'arguzia affettuosa di un cervello libero

(g. ar)- Si dice che la satira debba necessariamente trasudare acidità, cattiveria, spietati ribaltamenti delle analisi che con un po' più di "dolcezza" sarebbero invece meglio misurate sull'oggetto in questione. Si può anche credere in totale buona fede che tutto sia vero, non c'è dubbio, e che effettivamente per frustare vizi e debolezze dei potenti sia necessario usare non solo la forza dell'ironia, ma piuttosto il gatto a nove code o il flagello di biblica memoria. Magari sarà anche vero. Se ci credessimo però dovremmo attribuire alla vita e alle opere di Toni Vedù un valore parziale che invece non ci sta proprio. perché la frusta di vignettista e artista di talento, poeta e musico di valore, la frusta che ha impugnato, è quella capace di utilizzare come ipotesi, tesi e dimostrazione del teorema tutt'altra cosa: Toni Vedù se ne va lasciandoci proprio questa lezione, di un cervello inesauribile, che ha sprizzato talento, utilizzando soprattutto il carburante di una indomabile e non comune arguzia. Il cervello e il talento di un uomo libero, al servizio di nessuno, critico la sua parte con i potenti che ha preso in giro senza tanti giri di parole, ma sempre con l'affettuosità di chi è convinto che il suo bersaglio tutto sommato possa permettersi una qualche eventuale redenzione. Se ne ha voglia.

L'arguzia affettuosa di un cervello libero (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Toni Vedù ha sciolto questa sua capacità di lettura con moderazione dei difetti, anche quelli meno sopportabili, come una specie di emulsione che si versa in un contenitore per rilasciarla piano piano in un altro contenitore. Ha inventato una specie di sistema di vasi comunicanti dell'intelletto per il quale si farebbe grande e vano sforzo a trovare similitudini possibili. Forse Achille Campanile, magari Cesco Baseggio, Tonino Micheluzzi o Elsa Vazzoler quando si sono cimentati con Carlo Goldoni. Cercare confronti credibili, e trovarli, è davvero un'impresa fuori portata in questo caso.

Certo non si prestano per niente le mille miglia di distanza da questo nostro palcoscenico di urlanti e insultanti che ancora credono esclusivamente nella forza della violenza verbale. Non era da lui allinearvisi e infatti la sua espressività di vero intellettuale che sa di portare una targa provinciale, precisa e non rinnegabile, si è saputa dipanare grazie ad un talento multiplo e importante che ha coinvolto praticamente tutto: lo spettacolo e il cabaret, questo sì, ma anche il senso dello stare assieme e di creare insieme con i suoi colleghi di palcoscenico; la scuola, anche questo sì, ma praticandola da professionista e soltanto spendendosi davvero per i suoi allievi che difatti lo hanno adorato; e poi la passione per tutto ciò che richiama all'esistenza dell'arte, alla espressività anche elementare, la voglia di contribuire a far germogliare il risultato dove altrimenti fiore non sarebbe mai sbocciato. E, infine, la consapevolezza di vivere dentro un sistema che prevede contatti e rapporti sociali. Ma anche in questo caso arrivando a contribuire direttamente ad iniziative che pur avendo per sfondo sempre l'arte e il talento delle persone sono sempre andate molto oltre, verso la funzione anche sociale di un intellettuale che ha il coraggio di dedicarsi non soltanto a sÈ stesso. Le scuole di disegno, le associazioni di volontariato, i gruppi che fanno qualcosa che esce dallo stretto perimetro privato di pochi per allargarsi e diventare messaggio utile a tanti, se non a tutti.

Ha fatto tutto questo, ma come dicono i nostri interlocutori qui di seguito -nessuno escluso- ha fatto anche molto altro, è andato molto oltre. Non ci stupiamo se una volta tanto possiamo parlare di un amico simpatico e riflessivo, di un ex ragazzo, di un uomo, che non potrà essere dimenticato facilmente da questa città sulla quale ha come disegnato con la vera spontaneità della naturalezza la sua stessa propria misura: disponibile, creativo, incredibilmente dotato di talento e immaginazione, ma anche fortemente restio ad autroproporsi. Spesso, quasi sempre, ha preferito restarsene in disparte. Perfino in palcoscenico, dove non è così facile riuscirci. Eppure lui centrava l'obiettivo e se la sua presenza spiccava particolarmente non era di sicuro per la sua smania di apparire o fare il pieno di applausi: semplicemente era davvero bravo. E la gente lo sapeva, lo aspettava al varco e gli dimostrava entusiasmo, partecipazione, vero affetto.

L'arguzia affettuosa di un cervello libero (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)TESTIMONIANZA CHE LASCIA IL SEGNO- Mario Bagnara è stato a lungo il responsabile della politica culturale del Comune di Vicenza, interlocutore primo e diretto di tutti quelli che muovevano legittimamente (o meno) il motore delle iniziative che andavano poi ad ingrossare il fascicolo pubblico delle "spese per". Bagnara ha conosciuto Vedù anche su questo versante, niente affatto secondario se si vuole davvero capire il personaggio e il suo valore. Dice: "Qualche volta l'Anonima Magnagati si è fatta coinvolgere anche dal Comune quando ero assessore alla cultura, non sempre, per la verità, ma comunque senza farsi pregare, ben consapevoli questi artisti che facevano parte di una cultura precisa e popolare, la loro stessa vera cultura vicentina. La proposta di Toni Vedù e dei suoi anici e colleghi è sempre stata profondamente innestata con la tradizione, il linguaggio, l'ambiente popolare di Vicenza, ma anche è stata da sempre vera cultura, una bella testimonianza che ha lasciato il segno e che secondo me continuerà ad incidere come è sempre accaduto finora. Quando si parla di Toni Vedù bisogna tener ben presente la poliedricità del suo stare nella nostra società perché il suo apporto a tantissime attività molto diverse e staccate l'una dall'altra dimostra la qualità del personaggio: è stato insegnante e da questo punto di vista è stato anche un collega, ma debbo dire che proprio come docente è stato animatore di grande livello per tante cose, dai fatti culturali e letterari, alla pittura, alla musica e molto altro ancora. Con le sue capacità interpretative e la sua qualità di grafico ha saputo raccontare e disegnare Vicenza. Non sono testimonianze destinate a passare soltanto perché chi ne è protagonista se ne va, sono invece cose che resteranno anche molto oltre l'Anonima Magnagati e tutto quello che lui personalmente le ha saputo dare come contributo individuale e creativo; dico molto oltre perché Vedù ha fatto molto altro, è un uomo che non sarà dimenticato. Ho avuto modo di parlare varie volte con alcuni suoi ex alunni e tutti mi hanno sempre spiegato chiaramente che averlo avuto come insegnante restava un punto d'onore da conservare e ricordare sempre. Toni Vedù come uomo, oltre che come artista, aveva il dono decisamente purtroppo molto raro di possedere grandi capacità artistiche e un grande talento, ma di contemperare il tutto con il rifiuto di mettersi in vista e ancor meno di proporsi. Al superfluo di questo genere ha sempre preferito lo starsene in disparte pur continuando a fare le belle cose che ha fatto e che abbiamo potuto vedere e apprezzare".



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