NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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E su quella rotatoria di viale Milano piuttosto del coccodrillo... un gatto

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E su quella rotatoria di viale Milano piuttosto de

E su quella rotatoria di viale Milano piuttosto de (Art. corrente, Pag. 3, Foto generica)La regola dice che prima o poi tutti quelli in grado di suscitare un anche un appena discreto interesse per l'opinione pubblica e quindi per i giornali, e purché beninteso siano in età abbastanza venerabile dal far sospettare il temuto e deprecabile evento, debbono vedersi dedicato un "memento" di variabile lunghezza e intensità. In gergo si chiama coccodrillo, definizione che serve ad evocare le pessime abitudini del rettile che lacrima fitto dopo essersi coscienziosamente ingoiato la vittima di turno.

Nel caso di Toni Vedù nessuno ovviamente ci aveva pensato. Come ti viene in mente di partorire un coccodrillo dedicato a uno così, uno che ride e invita a ridere. Niente di più remoto rispetto al pensiero della morte, anche se la morte, come testimoniato dal suo stesso elzeviro che accompagna il necrologio, non è che si può ignorare o esorcizzare a piacere. C'è e basta.

Per questo, niente coccodrillo, ma invece un ricordo da amico, qualcosa che, tanto per cambiare, lasci conciliare col personaggio fuori di retorica e perciò un ricordo divertente. Furono poche parole sparate a bruciapelo quando durante una puntata di In Piazza su TVA Vicenza, nemmeno due anni fa, lo invitai a parlare di arredo urbano con altri arditi dissacratori dell'obbrobrio spacciato per Vangelo. Sotto i riflettori c'erano le rotatorie nate come funghi in città, non apprezzate da tutti anche se indubbiamente meritevoli di aver spezzato la spirale degli incidenti stradali. Parlando parlando, qualcuno fece l'esempio che si definì subito deleterio della rotatoria di viale Milano, deleterio perché dai primi progetti si era andata ingigantendo la deprecabile mania dell'abbellimento a basso costo, del gadget fissato all'interno del cerchio magico, forse per rendere meno irritante per i velocisti questo approccio a motore frenato a tutti i costi, pena in caso contrario -e multe a parte- un salto di corsia, o di carreggiata, o di tangente al cerchio.

Toni Vedù ci ridacchiò sopra parecchio mentre gli altri invitati snocciolavano analisi meno che pietose, e poi alla sua maniera prese in pugno la situazione, annotò che tra gli ornamenti di quella rotatoria c'era tra le aggravanti in particolare il pupazzo di un coccodrillo. Chiese: "A parte il fatto estetico, già discutibile, perché mai dovendoci piazzare un qualche animale, non si è avuto il fegato di pensare ad un bel gatto?". In effetti sarebbe stata una soluzione ragionevole, una faccenda puramente autoctona data la targa sulle nostre auto e i vecchi detti e pregiudizievoli popolari. E ci si divertì molto in quella puntata.

Così capite bene anche perché, a parte le strepitose vignette, le strepitose esibizioni della Magnagati, a parte tutto il resto, per un personaggio così nessuno poteva seriamente pensare ad un coccodrillo od a qualcosa di meno di una buona, significativa e comunque sempre allegra vena, al massimo con una concessione artistico/sentimentale, come la vecchia ballata di Mark Hughes e Peter J. Booker (Augurami un arcobaleno e augurarmi le stelle, tutto questo puoi darmi, ovunque tu sia. E sogni per il mio cuscino e stelle per i miei occhi...). Toni Vedù saprebbe bene come comprenderla e interpretarla in musica.

 

nr. 16 anno XX del 25 aprile 2015



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