NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Che fine ha fatto il Parco delle Risorgive?

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Che fine ha fatto il Parco delle Risorgive?

Che fine ha fatto il Parco delle Risorgive? (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)POSSIBILE UNA STRUTTURA TURISTICA- Caldogno non ha praticamente alcuna competenza territoriale nell'area del Parco eppure ci ha investito 90mila euro: perché? Perché ci crediamo, dice Marcello Vezzaro, perché "ci crediamo in quanto è una importante area strategica anche per il nostro territorio; il fatto che non sia di nostra competenza diretta che in minima parte non vuol dire niente, sappiamo che per noi è una zona strategica che può significare crescita di iniziative interessanti anche sotto l'aspetto del turismo; quel che non arriviamo a capire è perché ci siano sempre nuovi problemi su una questione che pareva abbastanza chiara e scontata nei vari passaggi da compiere: del resto il Parco è lì pronto e soltanto da mettere a disposizione del pubblico. Io penso che se il problema è il bando di tre anni fa ed era stato concepito su condizioni che ora sono cambiate la strada giusta è quella di rivederlo e di fare in modo che nella regola siano compresi tutti i particolari che evidentemente nella prima stesura non erano previsti e che ora lo dovrebbero essere. Dico questo pensando che un progetto in questo territorio potrebbe essere puntato direttamente sulle possibilità del turismo, su qualche investimento specifico, magari un bed&breakfast, qualcosa che qualifichi davvero la zona in un modo interessante anche per i nostri Comuni. È chiaro che se si arriva a ripensare il bando dovrebbe avere due indirizzi precisi: uno che riguardi le sorgenti del Bacchiglione e il Parco, l'altro sull'iniziativa turistica che andrebbe affidata alla trattativa privata con un soggetto che si occupa professionalmente di turismo. Va alzato il tono di qualità dei vari aspetti e va anche compreso che chi prende una iniziativa con incarico privato come in questo caso la Fondazione vuole poter progettare secondo una cadenza di tempo che gli permetta di investire e vedere poi il risultato di quanto ha investito". Tutto deve essere ben conciliato, conclude il sindaco di Caldogno, sempre tenendo nel giusto conto del valore effettivo della prospettiva di sviluppo turistico che un'area come questa può aspettarsi.

Che fine ha fatto il Parco delle Risorgive? (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)POLITICA, MA NON SOLO POLITICA- Anche la partecipazione di Dueville è su questo progetto molto convinta. Il sindaco Giusy Armiletti si dice assolutamente d'accordo sul fatto che il Parco delle Sorgenti possa diventare un elemento di fortissimo richiamo per il territorio, per la didattica e le scuola, ma anche per il turismo che potrebbe ricevere un nuovo impulso. Se c'è una differenza di valutazione questa riguarda le ragioni del ritardo nella firma dell'accordo che doveva avvenire la scorsa settimana ed è stata invece rimandata a data da destinare. Giusy Armiletti chiude in una sintesi a due ipotesi tutta la questione: il primo punto è che in realtà non si tratti di un intoppo politico, il secondo è che la Provincia voglia ulteriori approfondimenti con la Fondazione anche per evitare problemi in futuro, a cominciare dai ricorsi che sempre accompagnano un accordo di questo tipo quando la materia è fortemente sensibile e nel caso non siano stati previsti con precisione ,tutti i particolari di maggiore importanza. Certo è, spiega in sostanza il sindaco di Dueville, che ci si doveva incontrare ora per accordarci sulla definire la gestione dei 5anni+5anni ed escludendo dall'accordo il corridoio ecologico di Novoledo, ma la riunione è stata annullata e rinviata senza alcuna spiegazione, senza sapere perché e nemmeno se ci sarà e quando... Quanto a spiegazioni, del resto, ne abbiamo esperienza diretta avendo cercato di metterci in contatto e parlare sia con la Fondazione di Sergio Berlato, sia con il direttore generale della Provincia Macchia. Nessun risultato.

TUTTI ZITTI, TRANNE UNO...- Non ha difficoltà a dare qualche spiegazione Paolo Pellizzari, sindaco di Arcugnano, ma all'epoca assessore della giunta Schneck e primo e convinto promotore del progetto Parco delle Risorgive; i ricordi sono freschi e Pellizzari ha perfettamente chiaro il quadro complessivo di tutta la questione. Comincia col dire che c'è stato un grande lavoro di collaborazione da parte del consorzio di bonifica e delle associazioni di volontariato, lavoro che ha permesso di riportare tutta l'area del Parco ad una condizione di pulizia che si era perduta. Dopo di che c'è da spiegare una volta di più il meccanismo che ha portato alla pubblicazione del bando e poi alla successiva gara vinta dall'unico concorrente presentatosi, la Fondazione di Sergio Berlato. La fase di preparazione è quella che conta di più alla luce di quanto sta accadendo oggi: "Abbiamo prima incontrato i tre Comuni interessati e lavorato passo passo sulle loro osservazioni dopo di che sono state fatte una serie di assemblee pubbliche per presentare i termini del bando e spiegare complessivamente di che tipo di intervento si trattava e cosa avrebbe portato all'area e al territorio coinvolti. Se tutta questa fase di preparazione non fosse scrupolosamente verbalizzata riunione per riunione e controllabile negli uffici della Provincia potrei anche capire che oggi spunti qualcuno a dire che non sapeva e che se avesse saputo... Invece ci sono i documenti a dimostrare che tutto è stato spiegato pubblicamente nel modo più esauriente e sono questi documenti che tolgono ogni forza ad eventuali recriminazioni di chi oggi sostiene che avrebbe potuto o voluto partecipare. Alla gara invece ha partecipato un unico concorrente e quello ha avuto assegnato l'incarico. Le eventuali variazioni successive al bando io non le conosco in quanto il mio mandato è scaduto subito dopo l'inaugurazione ufficiale del Parco, ma quello che penso è che ha validità quel primo accordo sottoscritto dalla Fondazione e dalla Provincia. Non so perché tutto si è bloccato, non ne vedrei alcuna ragione logica dal momento che un accordo sottoscritto esiste, ma è evidente che ci sono altre ragioni che non conosco. Quello che però so di sicuro è che in questi tre anni mentre il Parco rimaneva ermeticamente inlucchettato sempre più spesso nella parte più verso il Timonchio e il Bacchiglione è successo che si sono moltiplicate le incursioni di vandali, bracconaggio, cacciatori di frodo: recinzioni violate, materiale all'interno rubato, ecc. Ma deve essere chiaro che quell'area è in una situazione di equilibrio molto delicata, basta poco per farla tornare rapidamente nelle condizioni di prima, prima cioè che le associazioni di volontariato e il consorzio di bonifica prendessero l'iniziativa e ottenessero quella pulizia che ancora oggi si può vedere. Se non si risolve la questione di oggi, questione che, ripeto, non ha spiegazioni note almeno a me, finirà che tutto quel lavoro andrà compromesso e il danno che se ne ricaverà diventerà davvero rilevante, molto di più di quanto si sarebbe speso per far funzionare le cose in tempo e bene".

 

nr. 29 anno XX del 25 luglio 2015



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