NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Valdastico, una neonata... di quarant'anni

Il collegamento con Badia Polesine completa un percorso cominciato nei progetti del 1974: due generazioni per arrivare finalmente ad ammettere che per percorrere 80 chilometri non occorrono più le due ore appena scarse di prima - Da chi ha vissuto tutta questa vicenda osservazioni tra il sollievo e l'irritazione e in più la domanda: quando chiudiamo con Rovereto?

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Valdastico, una neonata... di quarant'anni

(g. ar.)- Sono i primi quarant'anni di questa autostrada contro cui si sono scagliati a turno i demagoghi della vecchia opposizione alla DC che firmava il progetto, le correnti avverse della stessa DC, le amministrazioni trentine inorridite all'ipotesi di veder scalfito l'aureo privilegio di poter spendere al meglio i propri soldi versati nelle loro casse grazie all'autonomia provinciale e regionale usando le tasche degli altri italiani, e poi ambientalisti, difensori del territorio, tutori del patrimonio artistico, promotori di comitati, vari ed eventuali specialisti del "no a prescindere". Tra gli altri, non avendo niente di utile da fare nella vita, ad un certo punto ci si è messo anche l'ormai stracotto erede al trono britannico, acceso da associazioni nostrane in difesa di una villa che l'autostrada Valdastico neppure sfiora. Tutti assieme: prima, per distruggere il progetto ribattezzato PiRuBi (da Piccoli, Rumor, Bisaglia) operazione larga e studiata dalla sinistra in parlamento, poi invece per raccogliere l'eredità lasciata vacante dal "fu sistema" dei partiti flagellati dalle inchieste di Mani Pulite scatenando così altre forze. Si è arrivati all'altra situazione, con i nuovi partiti di sinistra e la loro nuova opposizione ed il testimone passato alla cosiddetta società civile, quella che spesso fa da sola più demagogia del più vecchio e trito dei partiti prima del 92, ma che ha sempre la forza di gridare e dire no. Chi grida di più alla fine ha ragione. Altrove (Germania) succede che un'autostrada di 230 chilometri tra Norimberga e Praga sia stata cominciata e consegnata al committente nel giro di tre anni scarsi due anni: 2012/2015...

DUE GENERAZIONI ASPETTANDO- Bene, detto tutto questo, aggiungiamoci pure che nonostante quanto è stato fatto coscienziosamente e pervicacemente perchè l'autostrada realizzata da Vicenza e Piovene non acquistasse un metro in più e rimanesse quella specie di fettuccia di poca o nulla utilità rispetto al vero progetto di completamento, in realtà si registra alla fine il più chiaro dei fallimenti dell'opera di "frenaggio": ora si va finalmente da Piovene a Rovigo, i tempi di percorrenza sono diventati perfino ridicoli rispetto al confronto con le ore che costava percorrere da nord una statale per Vicenza aggiungendoci poi la Riviera Berica.

Valdastico, una neonata... di quarant'anni (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Vero è che ci sono voluti appunto quarant'anni per arrivare al risultato di oggi, con l'inaugurazione fortemente assistita e commentata dalle autorità (il presidente della Regione non ha dimenticato una delle tappe di svolta per mettere la parola fine all'opera che deve sempre puntare a nord verso Rovereto e Trento...) e anche con la sensazione che finalmente si sia davvero alla vigilia di qualcosa di molto importante per il territorio e l'economia del Basso Vicentino. Una terra da tempo sganciatasi dalla sua più tradizionale dedizione alle coltivazioni agricole, ma che tuttavia oggi può aspettarsi un incremento molto forte delle lavorazioni industriali e artigianali dato che l'ingrediente essenziale di qualsiasi sistema economico, la snellezza dei collegamenti e la brevità dei percorsi, entra ora nel lessico quotidiano di tutta la zona.

L'ATTESA AFFANNATA- I commenti di chi ha vissuto tutti questi anni di attesa inutile e perfino affannata durata fino all'impennata nuova arrivata soltanto nei primi anni 90 e poi scioltasi attraverso le opere che nell'ultimo decennio sono giunte veramente al dunque, sono commenti che oscillano tra il sollievo e la soddisfazione da una parte, ma dall'altra non dimenticano di sottolineare quanto è costata questa opera in termini di risentimenti e voglia di reagire ad una guerra "santa" scatenata a dir poco ingenerosamente dagli avversari che di volta in volta si sono presentati in pedana dandosi il cambio al bordo della trincea.

Quarant'anni passati a respingere assalti che come risultato principale ottenevano sempre e comunque quello di allungare a dismisura i tempi e dopo almeno vent'anni di quei quaranta davano senza dubbio la sensazione fondata che non se ne sarebbe più usciti e che l'autostrada Valdastico sarebbe rimasta alla dimensione di quel primo tratto tra Vicenza e Piovene senza alcuna possibilità di proseguire oltre. Come dire che due generazioni sono trascorse dai primi anni 70, un tempo quasi incredibile, intollerabile per l'utilità effettiva dell'opera sul quadro economico della provincia di Vicenza oltre che per i riflessi verso le altre provincie vicine, da Padova a Rovigo a Verona. Dopo di che Lorenzo Pellizzari, Carlo Alberto Formaggio, Onorio De Boni, Gaetano Fontana passano dalla soddisfazione alla domanda immediata: quando arriveremo alla fine del ragionamento e l'autostrada potrà arrivare all'altro suo obbiettivo primario di progetto, cioè Trento? Con altri sette chilometri di galleria sotto Lastebasse questa neonata, oggi over quarantenne, sicuramente si sentirà ancora meglio e i suoi vagiti squilleranno più di una fanfara.

"MA ALLORA, AVEVAMO RAGIONE NOI..."- Da presidente della Camera di commercio di Vicenza, Lorenzo Pellizzari ha vissuto la vicenda Valdastico con doppia, se non tripla, sofferenza. La prima proposta era stata appunto quella della Camera di commercio e una volta accolta nell'agenda delle opere pubbliche previste dal governo di allora (Fanfani) l'avv. Pellizzari aveva assunto la prima presidenza della società autostradale. Oggi non può non dire con qualche ironia -assolutamente giustificata- che in fin dei conti l'idea non era così sballata come vollero farla apparire tutti quelli che la combatterono: "Ma allora, avevamo ragione noi, l'autostrada non era un'opera PiRuBi generata dal superpotere democristiano, ma invece qualcosa di veramente utile, come si capisce bene anche oggi. Limitiamoci a dire questo, che avevamo ragione...". Se del resto l'avvicinamento ai lavori veri e poi attraverso i decenni sprecati in beghe di ogni genere è stato tormentato come nessun altro, l'inizio fu assolutamente liscio, perfetto, senza intoppi: la prima proposta della Camera di commercio di Vicenza cominciò col correre rapidamente attraverso i passaggi obbligati previsti, come l'approvazione dei consigli comunali interessati, a partire da quello di Vicenza, poi attraverso l'accordo tra la Provincia di Vicenza e quella autonoma di Trento, e ancora con la consolazione della missiva benedicente dell'allora presidente Kessler che indirizzò a Pellizzari una lettera ancora oggi archiviata tra i documenti in possesso della Fondazione Rumor. Tutto bene, dunque, ricorda Lorenzo Pellizzari, finché non si svegliò il senatore dell'area Levico/Caldonazzo: "Non c'era nessuna ragione perchè si opponesse, a parte il fatto di starsene dall'altra parte del gioco delle correnti DC rispetto a Flaminio Piccoli. Così si cominciò con quel primo no e con la successiva e inevitabile mobilitazione subito innescata nel territorio interessato. Bastò: soltanto dopo sono arrivati gli altri veti, dalla questione degli espropri a tutte le altre questioni, però oggi abbiamo la dimostrazione che quel primo progetto fu prodotto da una preveggenza innegabile".



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