NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Antichi castelli che chiamano turismo

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Antichi castelli che chiamano turismo

Antichi castelli che chiamano turismo (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)E SE LA PROPRIETÀ È DELLA CURIA?- Situazione nettamente diversa ad Arzignano dove il castello c’è, domina il borgo dandogli il nome e dominando la città dall’alto, ma propone uno stato delle cose nettamente differenziato rispetto a Montecchio. Giorgio Gentilin dice che un tentativo del Comune avvenuto tre anni fa per concordare con la parrocchia di Castello qualcosa di promozionale e di interessante è andato in fumo perché il comodato d’uso sarebbe diventato troppo oneroso per l’amministrazione non in grado di prendersi il carico di un antico edificio la cui proprietà non gli appartiene al momento che fa parte del patrimonio della Cura ed è nelle mani della parrocchia: “Con il responsabile dei lavori pubblici abbiamo anche provato a studiare il percorso dei finanziamenti europei, ma non siamo riusciti ad ottenere quel che cercavamo. Inutile dire che parlando da sindaco debbo dire che siamo sempre più prigionieri dei vincoli, vincoli di tutti i generi a partire dalle limitazioni di spesa determinate per legge dal governo. Il fatto è che per interventi su un bene privato bisogna comunque prima di tutto averne il possesso. .Ora il castello è utilizzato dalla Proloco e credo che continuerà ad essere così. Nel frattempo però il Comune ha fatto quel che doveva ed era di sua competenza al di fuori, tutto attorno al castello, specialmente dove c’è il muro che sostiene la chiesa: lì c’era una frana e quindi la minaccia di qualcosa di poco piacevole su cui bisognava fare alla svelta. Così abbiamo anche completato il quadro asfaltando le strade ed entro il 2017 avremo il recupero completo di via Serenissima che è un altro punto importante da mettere in agenda. Resta il fatto che le amministrazioni sono in grande difficoltà quando bisogna pensare a qualcosa che vada oltre la normalità del settore lavori pubblici. Non ci sono abbastanza soldi ma io dico anche che basterebbe poter utilizzare quelli che abbiamo in cassa…”.

Antichi castelli che chiamano turismo (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)FINISCE CHE RINUNCIO A FARE IL SINDACO- Il racconto di Gentilin passa direttamente da Arzignano a Brendola, con la differenza di to ni che nel caso di Renato Ceron sono ancora meno ottimisti, per non dire che sono fortemente pessimisti: “Il patto di stabilità ci mette nelle condizioni di fare il sindaco nel modo più sbagliato. Se non posso lavorare seriamente per il mio paese e i miei cittadini non so davvero che cosa ci sto a fare qui in Comune. Credo che a fine mandato rinuncerò perché davvero la mia funzione è semplicemente quella di non andare molto oltre la normale amministrazione. Proibito pensare a qualcosa di più importante e visto che i problemi quotidiani dei servizi da fornire sono sempre più complicati è logico che non si riesca a fare di più. Le amministrazioni pubbliche sono in una situazione di grave degrado e si trovano nella condizione di decidere qualsiasi cosa col bilancino. Qui abbiamo in cassa quattro milioni fermi e inutilizzabili; ci hanno annunciato due finanziamenti per lavori pubblici di poco meno di un milione: siamo in una condizione tale per cui se si tratta di soldi che rientrano nel patto di stabilità sono pronto a rimandarli al mittente. Le necessità sono tante e gravi a partire dalla situazione delle scuole: io so che non posso pesare sui miei concittadini con altre tasse sono già abbastanza vessati dallo Stato. So anche che del nostro reddito prodotto qui ne rimane il 5%: bisognerebbe riequilibrare la situazione nel confronto con le Regioni autonome a cui resta infinitamente di più; forse sarebbe il momento di abolirle queste autonomie che si fanno belle di una buona amministrazione sostenuta non dalla loro bravura ma dal nostro contributo diretto e in solido. Per la rocca dei Vescovi ci vorrebbero minimo 200mila euro. Noi non li abbiamo, o meglio: non possiamo utilizzarli, e d’altra parte lo Stato non ce li dà. Se almeno si equilibrasse quel che esce con quel che entra si riuscirebbe a cambiare questo stato di cose. Ma c’è il patto di stabilità…”.

Antichi castelli che chiamano turismo (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)TRA MAROSTICA E MONTEGALDA- Il tema della proprietà di un certo edificio ritorna anche nel caso di Montegalda dove c’è un castello bellissimo e abitato almeno fino a quando ha vissuto il proprietario. Oggi è meno abitato ma sempre estremamente curato tanto che diventa per una mezza dozzina di volte sede di alcune manifestazioni come è accaduto per il centenario di Antonio Fogazzaro e come accade normalmente per la festa di San Marco e quella del bacalà. Il sindaco Riccardo Lotto dice che questa è la situazione più normale dal momento che il castello ha una famiglia che ne è proprietaria: “Sono stato presidente della biblioteca e già in quel ruolo ho potuto constatare che ci sono alcune attività, non numerosissime, che vedono ad esempio utilizzata anche la funzione turistica del castello: ci sono le nostre guide turistiche che accompagnano le comitive dentro il castello e lungo percorsi fissi già prestabiliti. Ci sono gruppi di un centinaio di persone che vengono accompagnati a turno, venti per volta, e che rappresentano appunto la risposta alla domanda se un antico castello possa essere o no una meta turistica interessante. La realtà ci dice che è possibile”. L’altro e ultimo caso tipico della provincia di Vicenza è quello di Marostica dove l’impatto promozionale della partica a scacchi ha inciso nell’immagine esportata in modo determinante. Qui l’afflusso turistico è notevole e non si limita alla settimana della partita ma si allunga di molto per tutti i mesi dell’anno. Il doppio castello, in piazza e sulla collina, attira moltissimo e in più+ bisogna dire che l’Associazione Mura di Marostica ha compiuto una specie di miracolo rimettendo a nuovo le antiche mura lungo tutto il perimetro e più recentemente riaprendo integralmente i camminamenti che oggi si possono percorrere con grande fascino di un’operazione che si riteneva di difficile attuazione.

MILLE ANNI DI STORIA DEGLI EZZELINI- Da Marostica a Bassano dove c’è un’altra perla di questa mappa indubbiamente interessante. Quella che segue è la presentazione del castello degli Ezzelini, aperto ed utilizzato per varie manifestazioni, descrizione in cui si ripercorrono i secoli dalla fondazione ad oggi: “La prima documentazione scritta che dimostra l’esistenza di Bassano risale al 998 con un documento che certifica l’esistenza della “Chiesa di Santa Maria, situata in Margnano, non molto lontano dalla riva del fiume chiamato Brenta…”. La chiesa in particolare era sorta sul colle più alto assieme a strutture fortificate poste in opera a scopo difensivo e di rifugio di popolo, beni e derrate. Le strutture più antiche del castello ancora visibili (risalenti al XII-XIII secolo) comprendono le parti inferiori di torri e murature (identificabili per la tessitura muraria in ciottoli del fiume Brenta, pietre calcaree e laterizi). La piazza antistante era luogo di mercato e di adunanze. Nel corso del XIII secolo venne costruito un nuovo muro di cinta fino alla torre pentagonale Nord. Venne edificata anche la torre dell’Ortazzo e furono restaurate la torre di Ser Ivano e il campanile della chiesa. Nel XIII secolo fu costruita una nuova cinta che andava a proteggere i borghi cresciuti esternamente e alla fine del XIV secolo risale l’ultimo ampliamento in parte ancora visibile in viale delle Fosse. Nel XV secolo la fortificazione era ancora attiva prima di passare al dominio veneziano, in seguito (secondo una sorte comune ad altre strutture militari del circondario) fu dismessa e trasformata. Dagli anni ’90 del Novecento il castello è oggetto di restauri. Il Corpo di Guardia si trova all’ingresso del percorso delle mura del Castello di Bassano del Grappa. Si tratta di uno spazio chiuso dalla Cinta storica e ha una forma di quadrilatero irregolare con lati di circa due metri e con muri di altezza variabile (da 13,50 metri a 7,50 circa) realizzati in ciottoli e laterizi a file alternate secondo la tecnica in uso all’epoca. Sull’angolo sud ovest si erge la torre di ser Ivano alta 27 metri. I due lati est ed ovest della Mura sono liberi, mentre su quelli nord e sud sono addossati corpi di fabbrica con altezza prossima a quella della Mura storica. L’intero complesso è stato oggetto di intervento di restauro e attualmente gli spazi interni sono destinati ad accogliere mostre temporanee”.

 

nr. 36 anno XX del 10 ottobre 2015

Antichi castelli che chiamano turismo (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)

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