NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Autonomia veneta: colpo che vale il match-point

La Regione prepara un referendum che vuole prima di quello sulle riforme costituzionali - Marino Finozzi: “Ci aspettiamo percentuali dall’80 in su” - Roberto Ciambetti: “Dopo due no della Cassazione finalmente l’occasione migliore” - Jacopo Berti (5Stelle): “Mai stati contrari alla democrazia diretta, ci saremo” - Il libro appena ripubblicato di Ettore Beggiato (1866: LA GRANDE TRUFFA) aggiunge una sconcertante cronaca sul plebiscito di annessione all’Italia, evento considerato non propriamente come una liberazione - Stefano Fracasso: “Il referendum va bene ma dopo aver trattato col governo: si rischia di spendere 14 milioni per affermare semplicemente una posizione di contrasto politico” - Manuela Dal Lago: “Operazione costosa, mi domando se ci sono altre priorità”

di Giulio Ardinghi

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Autonomia veneta: colpo che vale il match-point

Se fosse una partita di tennis il prossimo servizio sarebbe quello del match-point, a chiudere definitivamente la partita e andare in doccia. Ma la metafora sportiva in questo caso è giusto una metafora, può avere corrispondenza solida in un fine corsa vantaggioso, ovvero richiedere qualche altra applicazione. Il fatto è che la Regione veneta con questo suo referendum sull’autonomia bocciato più volte e ora invece rispuntato dalle severe e grigie aule della Cassazione si propone qualcosa che finora non le è stato consentito e non è stato consentito neppure ai veneti. Sarà entro fine settembre/inizio ottobre, una manciata di giorni prima che vada alle urne il referendum di Renzi sulle riforme costituzionali. Può diventare una carta ben giocata in grado di sparigliare una volta per tutte le distrazioni, da snobismo o paura, che hanno punteggiato gli ultimi decenni, tempo durante il quale il Veneto ha pagato e non ricevuto, ha protestato senza essere ascoltato, ha messo in atto misure ed episodi che di risultati non ne hanno comunque ottenuto.

Autonomia veneta: colpo che vale il match-point (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Ma ora ci siamo, la svolta arriva giusto un secolo e mezzo dopo, 150 anni punteggiati di cronache a volte paradossali, altre volte incredibili, però sempre realistiche, fissate dalla storia nero su bianco come la grande truffa del 19 ottobre del 1866 quando la Gazzetta Ufficiale del regno pubblicò la notizia dell’annessione del Veneto all’Italia due giorni prima che uscisse ufficialmente dal plebiscito di… due giorni dopo.

Tanto tempo passato a pensare come correggere quella storia, come riacquistare diritto alla giustizia. La Regione Veneto ci sta provando di nuovo con maggiori possibilità di successo promuovendo un referendum che ha per oggetto non l’indipendenza, ma l’autonomia, un appello ai veneti che dovrà precedere l’altro referendum, quello del governo sulle riforme costituzionali e che dovrà ovviamente essere sostenuto da una forte partecipazione. Passaggio importante e delicato per i precedenti che hanno segnato altri precedenti tentativi e per il fatto che finalmente ora si è alla vigilia di un avvenimento che rappresenta un’affermazione sicura almeno dal punto di vista istituzionale perché è la Regione che ci mette la faccia, l’organizzazione, una campagna elettorale in piena regola, fuori dai gazebo dei volontari, ma anzi con seggi e scrutatori.

In precedenza il Veneto aveva tentato di arrivare alla consultazione popolare sui temi dell’indipendenza e dell’autonomia, così come erano divisi i capitoli proposti alla verifica della Corte di Cassazione: respinta la prima ipotesi, è rimasta in campo la seconda ed è proprio sull’autonomia che ora si punta con la massima decisione tenendo la bussola puntata sul modello trentino, tanto per capirci. Si potesse arrivare a quello stesso risultato di cui godono i trentini, 10% delle tasse da versare allo Stato e 90% investite nel territorio, il Veneto avrebbe già colpito un bersaglio di eccezionale importanza. Significherebbe affrancare il sistema produttivo, economico e sociale fino al picco dell’autosufficienza amministrativa e di conseguenza anche strategico-politica. Il referendum della Regione, pure se istituzionalmente ineccepibile, con la regolare costituzione delle sezioni di voto, non avrà potere se non di opinione rispetto alle intenzioni del governo, però chi ci sta lavorando tanto intensamente si chiede a ragione come il governo potrebbe permettersi di ignorare una travolgente dichiarazione davvero plebiscitaria ora che è diventato possibile esprimerla. Per questa ragione, come mossa fortemente vincolante per chi vorrà capire il significato del voto, si vuole battere sul tempo il referendum sulle riforme costituzionali, per mettere comunque il governo nazionale di fronte al fatto compiuto perché a primo risultato già ottenuto è ben difficile continuare a snobbare…



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