NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Ma fidarsi di un tuffo nel fiume: guai in agguato

di Giulio Ardinghi

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Ma fidarsi di un tuffo nel fiume: guai in agguato

Ma fidarsi di un tuffo nel fiume: guai in agguato (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)RESIDUATI BELLICI SPINTI A REMI- Davvero pare passata una vita da quegli anni tra i 50 e i 60. Uno dei reduci dei ragazzi della GEI è Enrico Rossi, vicecomandante e comandante della polizia municipale di Vicenza e poi comandante a Bologna. I suoi ricordi sono legati a quando lui e i suoi amici andavano a imparare a nuotare al pontile di San Biagio. Molto prima che l’alluvione del 1966 spazzasse via definitivamente tutto l’impianto che con tanta fatica gli esploratori erano riusciti a realizzare sulla riva del fiume costruendo anche una baracca per il deposito delle imbarcazioni. Furono yole da canottaggio, ma prima ancora furono residuati bellici. A che cosa servivano? “A noi uno di quei residuati venne benissimo per l’impresa della nostra vita, il viaggio da Vicenza a Venezia, tutto sul Bacchiglione e attraverso le chiuse fino alla Laguna. Qualcosa di incredibile, seguendo lo stesso percorso che nel 1922 aveva fatto la barca degli altri ragazzi, quelli che erano arrivati fino a Trieste. Il fiume per noi è stato una presenza costante e amica, io ci ho imparato a nuotare e poi ho imparato a vogare sulle barche che affittava Pivetta. C’era l’indimenticabile prof. Dal Sasso che era riuscito a costruire lungo la sponda vicino alla baracca della GEI una specie di piscina di sicurezza, con gli appoggi verso l’esterno ed uno spazio in lunghezza più che sufficiente per tentare le prime bracciate con la sicurezza dell’appoggio se ce n’era bisogno. Allora il fiume era piuttosto veloce e aveva più acqua, era tanto limpido che potevi vedere le alghe sul fondo. C’erano i topi anche allora, ma insomma, con determinate misure di prudenza e tante docce dopo quei bagni, il rischio valeva la pena. Si sapeva che con una ferita era possibile infettarsi di leptospirosi e così ci lavavamo tanto, tantissimo. Dopo avere imparato a nuotare passammo al Livelon. Mi ci portava Arando Geremia sul suo Falcone. Quando chiudeva il negozio veniva a prendermi e il resto del pomeriggio lo passavamo lì. E il Livelon era affollato. Oggi non saprei com’è, non ci sono più andato, però lo stato del fiume non mi pare proprio l’ideale per buttarsi in acqua”.

Ma fidarsi di un tuffo nel fiume: guai in agguato (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)VOGARE, MAI SENZA SALVAGENTE- A proposito di pericoli che non considerino il problema dell’inquinamento e dei possibili danni alla salute, c’è il principio non rinunciabile di avvicinarsi a un fiume col massimo della concentrazione. Ne parla uno che se ne intende e che a forza di braccia si è fatto i fiumi di mezzo mondo affrontando anche insidie non secondarie come le difficili rapide che caratterizzano quasi tutti i fiumi più grandi. Bepi Faresin, globe trotter della canoa dice che bisogna partire da un principio obbligatorio: “Non ho mai rinunciato una volta al mio giubbotto salvagente. Ho vogato per migliaia di chilometri, sul difficile ma anche in acqua liscia, calma, però non ho mai tradito questo principio. Semplicemente perché salva la vita. Bisogna capire che l’acqua di un fiume può sembrare la più calma del mondo e la meno insidiosa, da un momento all’altro può rivelare un pericolo che prima non era visibile. Quello è il momento cruciale che divide il destino da chi ha usato o non la prudenza indispensabile. È proprio così e per chi si azzarda a nuotare nel fiume il discorso è ancora più giustificato. Insomma, anche in acqua apparentemente ferma non fidatevi, può sempre arrivare la sorpresa. Il consiglio che mi sento di dare ai tanti ragazzi che hanno voglia di andare sui fiumi è che prima di cominciare si affidino ad un istruttore professionista; per il nuoto ci sono gli istruttori nelle piscine, per la voga a Vicenza c’è il Canoa Club che di queste cose si intende perfettamente: andate lì e chiedete di cominciare. Rivolgetevi a dei professionisti. Vi insegneranno quel che serve e non andrete più incontro a nessun azzardo. La vita è troppo preziosa per sprecarla in una bravata o semplicemente perché prima di affrontare quel che non si conosce non ci si è abbastanza informati”.

 

nr. 28 anno XXI del 23 luglio 2016

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