NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Il folletto maligno

di Mario Giulianati

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Il folletto maligno

Alla fine ci siamo riusciti ancora una volta. Pareva che fosse sparito dal nostro Dna quell'elemento (chimico? psichico? caratteriale?) incontrollabile che esplodeva all'improvviso e ci portava a fare esattamente il contrario di quello che ci eravamo impegnati a realizzare. Sembrava anche che dopo aver superato bene o male, più male che bene in realtà, il trauma del terremoto politico-ideologico degli anni che vanno sotto il nome di tangentopoli, uno degli impegni che tutti, ma proprio tutti coloro che avevano mano nella cosa pubblica, avevano assunto di fronte a Dio e agli uomini sarebbe stato onorato ad ogni costo. Sembrava anche che a fronte di una catastrofe economica mondiale il nostro Paese fosse in grado, in virtù di una classe dirigente, non solo politica, di rimboccarsi le maniche, dando così il buon esempio al popolo, e di tirar l'Italia fuori dal guado. Sembrava ancora che la volontà popolare, certamente posta sul binario della Magna Carta e della Legge, avrebbe avuto, finalmente quel riconoscimento che proprio la Magna Carta gli riserva, essere riconosciuto concretamente e non solo formalmente quale "popolo sovrano". Ritenevamo queste e tante altre cose, come il rifiorire della onestà, quella privata e quella pubblica, quella relativa alle cose e quella intellettuale; il rinascere del senso del servizio della res publica e la messa al bando della pratica di servirsi della res publica. Così come si sperava che la demagogia cedesse il passo alla concretezza del dire con chiarezza cosa si intende fare e del fare con solerzia quanto era necessario al bene della gente. Ma così non è. Il folletto maligno è tornato a saltellare sulle coscienze e a ridistribuire i suoi amari frutti.

L'ultima cosa che è utile al nostro Paese è una crisi del Governo in questo momento estremamente delicato per la nostra economia, per la ripresa, per la sicurezza del territorio. Eppure vi è stato chi, pur riconoscendogli alcune ragioni e alcune verità, non ha inteso quale sia effettivamente la priorità: quella del bene comune posta di fronte alla personale visione, certamente legittima, politica e ha dato voce a questa seconda. Abbiamo sentito da non pochi protagonisti della vita politica nazionale far coro alla domanda sacrosanta della gente di mettere in soffitta il "gioco politico del palazzo" per avviare una stagione nella quale le scelte fondamentali, e quindi anche l'assetto governativo dell'intero Paese, siano fatte nella trasparenza e nelle scia tracciata dalla volontà popolare. Chiarezza e trasparenza erano le parole chiave che si sentivano pronunciare ad ogni piè sospinto. A Destra e Sinistra, e così pure al Centro. In tutta la vicenda Fini/Berlusconi non vi è nulla di chiaro e trasparente e tutto appare come un tristo e logoro gioco di palazzo. Personalmente ritengo che la politica italiana abbia urgente necessità di un rilancio "sinceramente e autenticamente" democratico e che l'indispensabile rinnovo della classe dirigente non possa avvenire per l'appunto all'interno del "palazzo". Deve essere una scelta autenticamente popolare. Non ho l'impressione che gli spostamenti da un fronte all'altro di settori della Maggioranza che, al di la delle belle intenzioni dichiarate, alla fin fine non fanno altro che alterare la volontà popolare. Cosa che è avvenuta, in passato, anche in Vicenza, ma fortunatamente, al tempo, le conseguenze hanno influito solo sulla nostra realtà e non hanno dato avvio a dirompenze nazionali. In questa circostanza invece le scelte di questo tipo, soprattutto fatte in questo delicatissimo momento, causeranno disagi e sempre maggiori difficoltà alla gente comune. Le belle parole, le grandi e nobili espressioni che solitamente si sprecano in simili circostanze, non aiuteranno a riempire la borsa della spesa delle famiglie italiane, sulle quali saltellerà il maligno folletto della ambizione frustrata.

 

nr. 42 anno XV del 20 novembre 2010

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