Una buona maggioranza necessita di una ottima opposizione
Si avvicina il momento della rielezione del Consiglio Provinciale vicentino. Questa tornata elettorale, che avverrà presumibilmente a gennaio del 2017, quindi fra poche settimane, non riguarda la rielezione del Presidente che è Variati e per un paio d’anni ancora rimarrà alla guida della Provincia. Riguarda solo i sedici consiglieri che compongono l’assemblea. Ricordo a me stesso che è una elezione di secondo grado, il che significa che votano i consiglieri comunali della intera Provincia. Non i cittadini. Quindi una elezione che, sul terreno della partecipazione democratica perde qualche punto. La volta scorsa, ci ricorda il quotidiano locale (Il Giornale di Vicenza) vi è stata una specie di corsa pressoché unitaria a sostenere la candidatura di Achille Variati, l’unico, mi pare sindaco di capoluogo che divenne così anche presidente della provincia. Una concentrazione di poteri sostenuta da PD, NcD, Forza Italia, e le rappresentanze civiche. Unico bastian contrario, che almeno in questa circostanza va applaudito, è stata la Lega. Con il suo rifiuto a partecipare al grande abbraccio ha, almeno formalmente, assicurato che un briciolo di sostanziale democrazia esisteva anche all’interno di questa Assemblea. Ora leggo che il Presidente/Sindaco del Capoluogo dice “Vorrei che i partito insieme si accordassero sui nomi dei candidati”. In altre parole auspica una lista unitaria. Esattamente quello che avveniva, per esempio, nelle città della ex Germania dell’ EST, la DDR. Listone unico e tutti a votare pescando dentro questa lista di circa 150 nominativi. E tutto l’Occidente a gridare allo scandalo. Se è pur vero che un voto unanime su particolari argomenti è un fatto importante e significativo, ma dipende appunto dal tema e dalle circostanze, un unanimismo totale è la netta negazione del rapporto democratico. Sostenere, in nome magari della efficienza, la validità è, seppur in buona fede, un assalto duro al concetto di partecipazione democratica. Nel nostro specifico la somma di poteri assegnati al Presidente/Sindaco del Capoluogo, non favorisce , e non ha favorito, una soluzione equilibrata in più circostanze. Ad esempio quella della TAV o come la si vuol chiamare ora, e nemmeno quella delle possibili aggregazioni dell’Ente Fiera. Ma il bisticcio maggiore è propri quello causato da quella grande coalizione che ha eletto il Presidente. Ora pare che l’on. Dino Secco sia propenso a adoperarsi per far si che FI abbia una sua rappresentanza nel Consiglio Provinciale. Ricordiamoci che nessun forzista siede a Palazzo Nievo. Ma la eventuale posizione attuale di FI è solo una delle questioni sul terreno. Vi sono quelle degli altri movimenti e sopra tutto vi è la “grande questione”. Quella di dare una corretta struttura sostanzialmente democratica alla Assemblea Consigliare Provinciale. E come in tutte le assemblee effettivamente democratiche necessita che vi sia una maggioranza e una minoranza. Ovverossia la maggioranza gestisce la cosa pubblica e la minoranza esercita il controllo su quanto fa la maggioranza. Se avviene nuovamente il “grande abbraccio” chi esercita effettivamente, almeno sul piano politico, il controllo? E senza alcun controllo che cosa effettivamente avviene in palazzo? Quante volte abbiamo letto e udito in TV di casi eclatanti dove era avvenuto di tutto e di più, naturalmente in negativo, proprio per mancanza di controlli? Probabilmente, sempre nello specifico vicentino, tutto può anche camminare sul sentiero del bene pubblico, almeno è sperabile, ma è sempre bene che i controlli avvengano. Un antico concetto di democrazia recitava che per avere una buona maggioranza di governo necessitava la presenza di una ottima opposizione. Quella appunto in grado di controllare oltre che di stimolare.