Come onorare il 150° Anniversario della (ex) Banca Popolare di Vicenza?
C’è una frase, anche più di una in verità,pronunciata da Achille Variati, ripresa da Vicenza Più al Festival della politica,in relazione alla deflagrazione della ex Popolare vicentina, che recita: “Cercheremo di portare il nostro aiuto facendo in modo che sia fatta giustizia, chi ha sbagliato non può andare ai mari e monti con i panfili mentre c'è il disgraziato che ha perso tutto, non lo possiamo permettere. Ma però dobbiamo essere meno ignoranti, abbiamo messo i risparmi senza informarci bene, hanno sbagliato anche i soci". Buoni propositi, in relazione del concetto di giustizia, ma il particolare che mi ha colpito è quello relativo ai soci che “ hanno sbagliato” perché male informati. Ma chi li ha informati se non le stesse strutture della Banca e, in parte i mass media? Che altri strumenti avevano i soci se non quelli che fornivano gli uffici della Popolare soprattutto, ma non solo, al momento della presentazione all’assemblea annuale, dove veniva sparsa a piene mani, e a chilogrammi di carta stampata, fiducia e speranza, debitamente firmate dai vertici della Banca stessa e dai controllori? Magari il tutto sopportato da una lettera inviata a tutti i soci in cui, un soggetto terzo (ingannato pure lui?) affermava che il valore delle azioni era effettivamente 62,50 euro. Ben prima di quella lettera e naturalmente dopo, salvo eccezioni che pare proprio ci siano state ma che fino ad oggi non si sa bene ancora su quale base preferenziale siano avvenute, era praticamente impossibile ottenere il rimborso delle azioni. Così è stato dopo che, in altra assemblea, con sottolineature di assoluta emergenze (roba che ricordava un vecchio detto popolare “o mangi questa minestra o salti quella finestra), viene dichiarato, sull’onore dei proponenti e dei firmatari che il valore delle azioni, causa la vicenda europea, erano scese a 48 euro. Invendibili anche loro. E poi giunse la frana, e ancora una volta, anzi più di una volta ai soci sono state fornite informazioni che ormai avevano il sapore di un requiem. Ma a fornire le informazioni era sempre lo stesso soggetto: la Banca. Certo, ci sono stati giornali che da tempo invitavano alla prudenza, ma era sempre troppo tardi. Da anni non era possibile accedere al rimborso delle azioni.
Variati dice ancora “…una disgrazia provocata da chi amministrava e non era capace di farlo: non basta essere imprenditore per saper reggere una banca. In BPVi il costo più grande è costituito dai dipendenti, e ora oltre ai problemi economici dei soci imbrogliati e delle aziende avremo anche un problema serio di messa in mobilità nel settore bancario". Quindi i vertici della banca, o almeno un parte molto significativa della stessa, erano degli incapaci. Ma capacissimi di farsi liquidare prebende da nababbi. Mentre creavano, magari inconsciamente, per incapacità dice il Sindaco Variati, una situazione di rischio di licenziamento dei dipendenti, che presumo siano tutti o quasi anche soci della ex Popolare, e lasciavano (?) che venisse costruito “l’imbroglio” per i soci. Salvo i privilegiati. Belle parole del sindaco, condivisibile almeno in gran parte. Chiaro anche quando dice che "Non dobbiamo imbrogliare la gente, secondo me nessuno dei soci riceverà un euro, qualcosina forse...”. Un forse molto in forse. Giustissimo dichiarare: “Non dobbiamo imbrogliare la gente”, ma qualcuno lo ha ben fatto. Errori probabilmente ma basati sulla fiducia che una Banca si era conquistata in quasi 150 anni. Anni che hanno significato prima la sopravvivenza di una economia principalmente agricola e di artigianato diffuso con qualche accenno di industria. Poi, sempre tramite il risparmio e il coraggio di tanti vicentini e non vicentini, proprio in virtù di un sistema bancario legato fortemente al territorio, si è sviluppato, all’insegna della “ricostruzione e del risparmio” lo sviluppo straordinario di questa Provincia. Tutto ciò si è volatilizzato. Non solo i sudati risparmi, ma il lavoro di migliaia di persone, la struttura imprenditoriale messa in grandissima difficoltà, la serenità della vecchiaia di decine di migliaia di soci-risparmiatori. Un gran falò che però non pare proprio che abbia impressionato più di tanto quei signori che, emblematicamente, come suggerisce Variati “chi ha sbagliato non può andare ai mari e monti con i panfili”. Difficile che i panfili vadano a spasso per i monti ma il concetto è comunque chiaro. Ora serve che vi sia chi opera veramente perché sia fatta chiarezza e giustizia, almeno per onorare moralmente il 150° fallito di una Banca Popolare che meritava ben altro destino.