Il Festiva, l'Accademia Olimpica e il Teatro Olimpico
Molti anni or sono, circa una trentina, chiesi, in Consiglio Comunale a Vicenza, ai colleghi consiglieri se erano in grado di ricordare i nomi di almeno 10 festival su circa 130 allora registrati presso il Ministero della cultura . Per quanto ci si siano cimentati i colleghi, e io stesso, ricordo che pochissimi riuscirono a superare, e di poco assai, l’asticella. La domanda nasceva dalla constatazione che al di la della validità dei diversi festival, se non si metteva mano al borsellino con generosità e grande disponibilità e si affrontava a testa bassa il costo di una amplissima campagna promozionale tramite i diversi mas media, un festival per quanto valido rimaneva praticamente sconosciuto ai più. Credo che ciò sia valido ancora oggi almeno in parte, e anche per altre iniziative, tipo le grandi mostre eventi. Con i nuovi strumenti di comunicazioni e le tecnologie avanzatissime rispetto trenta anni or sono, fanno si che la distribuzione di informazioni sui vari festival può essere diventata più agevole. Pur tuttavia il problema esiste ancora.
Nel 2010, unico dato quasi certo che mi è riuscito di rintracciare, i festival culturali - quindi non solo teatro, musica, danza e cose analoghe, ma poesia,letteratura, pittura, scultura, ecc.ecc, - in Italia erano diventati (www.dooyoo.it) “oltre milleduecento Festival a carattere culturale e ad essere interessati da questi eventi sono circa dieci milioni di visitatori. Enorme è, ovviamente, l'interesse e il giro di affari che ruota intorno a questa categoria di manifestazioni. Se poi pensassimo di andare a prendere in considerazione anche le Mostre d'Arte ai numeri appena menzionati dovremmo sommare quelli relativi ad altri milleseicento eventi organizzati e sponsorizzati nel nostro Paese”. Numeri importanti che generano notevoli perplessità sui risultati medi di tantro impegno. Leggo ora su VVOX un articolo di Giuliano Menato che chiede, in pratica, che si cessi, a Vicenza, questa pratica e specificatamente in riferimento all’utilizzo che viene fatto da anni del Teatro Olimpico.
Scrive Menato: “Abbiamo appreso in questi giorni con sorpresa, ma qualche indizio c’era stato – le scelte fatte nelle ultime stagioni – che il prossimo 69° ciclo di spettacoli classici, intitolato ancora Teatro Olimpico, è diventato un generico festival simile a tanti altri. I classici antichi e moderni non avranno più la loro sede naturale nel teatro più bello del mondo, appositamente ideato da Andrea Palladio. Le varie performance saranno dislocate in diversi siti del centro storico, compresi quelli che abitualmente le ospitano durante l’anno. Operazione, secondo noi, di basso profilo e in parte mistificatrice. Si interrompe una consolidata tradizione, snaturando l’appuntamento cittadino più qualificante nel prestigioso monumento palladiano, il più amato dai vicentini, il più ammirato dagli stranieri”. Giuliano Menato ha messo il dito sulla piaga: come viene snaturato il teatro Olimpico e come viene celata la sua autentica identità. Pressappoco nella tarda estate, se non ricordo male, del 1987 o 1988 è toccato proprio a me di applicare un dettato8 ampiamente votato e ripetutamente sollecitato) del Consiglio Comunale, interrompendo (e la cosa non mi era piaciuta allora e ancor più dopo) la collaborazione con il Comitato che gestiva, sotto l’egida sia del Comune che della Accademia Olimpica le attività del Teatro, cioè la stagione degli spettacoli classici, proprio quelli che erano legati alla tradizione citata da Menato e che aveva portato a Vicenza il meglio del mondo artistico i nazionale e internazionale. In ogni modo per qualche anno le cose, bene o male sono proseguite su quel solco ma poi, e specie di recente, le cose sono proprio scivolate in sentieri assai poco, a mio avviso, consone alla bellezza e alla tradizione palladiana. Il tutto in nome di un rinnovamento del quale non credo proprio sentisse la necessità la realtà culturale vicentina. Concludo, non prima di aver ringraziato Giuliano Manato per l’incisività e la grande onestà culturale del suo testo, riportando un suo appello,che sottoscrivo “Che cosa ne pensino gli Accademici Olimpici, numi tutelari dell’antico teatro rinascimentale, non è dato per il momento sapere… La ritrovata intesa dell’Accademia Olimpica con l’Assessorato alla Crescita ha portato ad una stretta collaborazione tra le due istituzioni. Ma, come dimostrano i fatti, l’accordo non è avvenuto sul piano dell’auspicato rilancio degli spettacoli del Teatro Olimpico, bensì su quello del Laboratorio Olimpico, «fucina di idee intorno al confronto tra classicità e contemporaneità», di cui francamente non vediamo i frutti. In attesa di riprendere il discorso a momento opportuno, auspichiamo che gli Accademici Olimpici rompano il silenzio”. Speriamo che avvenga presto e, soprattutto che si ritorni al massimo rispetto dell’opera palladiana.