Si è nuovamente aperta la polemica sull’utilizzo, improprio, da parte di soggetti che sono ai margini della società civile, a volte per loro libera scelta, altre per una serie di situazioni, anche economiche, indipendenti dalla loro volontà, dei parchi cittadini.
In primis, almeno per ora i Giardini Salvi. Un giardino storico, cintato ma non per questo risparmiato da accattoni, balordi, senza tetto, spacciatori e quant’altro ancora. Una presenza che si comporta, spesso come fosse nella propria casa. Tutto compreso. Il sindaco, vestito l’abito dello sceriffo ripesca un vecchio decreto e impone che nessuno possa sdraiarsi per terra, bivaccare ecc. ecc. Insomma o ti siedi sulle panchine o resti in piedi. Identica posizione assunta dal suo predecessore dieci anni prima o giù di li, che faceva al tempo scatenare una sinistra dura e pura, intellettuali intesta, che gridavano contro una decisione ritenuta contraria al corretto umano civile comportamento. Non tanto da parte dei balordi ma di una amministrazione poco meno che razzista. Ora le parti si sono invertite.
Salvo il fatto che il centro destra non schiera drappelli armati di slogan ma comunque protesta e chiede che la delibera-decreto venga estesa anche a Campo Marzo, Non capisco perché già che ci siamo non si estenda anche al Parco Querini. Vero che li più che balordi e affini vi sono allegri coniglietti ma è meglio prevenire che reprimere. Almeno così ho letto più volte e pare che funzioni. Riconosciuto che in momenti di emergenza è necessario agire con rapidità, che in realtà rispetto l’uso anomalo dei parchi tanto rapida l’azione non mi pare proprio che ci sia stata, e che quindi alcune azioni anche robuste vanno applicate, mi pare di aver capito che in una società civile, moderna e rispettosa dei diritti della gente, almeno rispetto a quanti si comportano da bravi cittadini, i parchi dovrebbero essere a disposizione delle persone, grandi, piccini, anziani, famiglie ecc. per sostituire, in qualche misura la mancanza, spesso, di spazi verdi privati e consentire a tutti di godere dei”pubblici giardini”. Ma un parco pubblico per essere goduto pienamente deve essere molto curato ma altrettanto molto usato, certamente con il massimo rispetto. Ma a che serve un parto se non ci si può sdraiare, magari all’ombra serena di un maestoso albero?
Che se ne fanno i ragazzini se non possono giocarci a nascondino? correre sui prati e magari tirarsi le palle, di gomma si intende? che se ne fanno le famiglie se non possono portarci i bimbi in piena tranquillità, oppure che me ne faccio io se non posso trovarmi un angolino dove leggermi qualche pagina di un romanzo piuttosto che un saggio storico, oppure il quotidiano locale solo perché le pochissime panchine sono tutte, giustamente e correttamente, occupate da bravissime persone super educate? La emergenza necessita di soluzioni anche drastiche, e ripeto, soprattutto rapide e a tempi brevi. Poi si deve tornare la normalità e se questa non è tale da troppo tempo, allora bisogna trovare il modo di costruirla la normalità che è madre e figlia del convivere civile. Significa anche che i metodi adottati fino ad ora si sono rivelati inutili o almeno inefficaci e ne vanno ricercati di migliori. Ma significa anche che chi se ne è occupato in questi anni non ha compreso, oppure non ha ritenuto che avesse peso, il fatto che il degrado è strettamente legato alla insicurezza, che in Vicenza è notevole e non solo nei parchi. Se così non avverrà, se non si normalizzerà la situazione, il meno che possa capitarci, e capitare ovunque questi fenomeni si rivelano, è che i cittadini perdano definitivamente la “proprietà” concreta dei loro spazi verdi, nonostante i lodevoli, ma assai poco efficaci, metodi applicati, a Vicenza dai consiglieri delegati.