NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
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Madre e figlia nel Risorgimento italiano: Anna da Schio e Maria Teresa Serego Alighieri

di Italo Francesco Baldo

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Madre e figlia nel Risorgimento italiano: Anna da

Il risorgimento italiano offre la grande opportunità di comprendere come un’idealità si faccia realtà viva ed operante. Dal 1797, epoca nella quale iniziò in modo preciso a farsi strada la prospettiva di un’Italia “una e indivisibile”, come affermava il bellunese Giuseppe Fantuzzi, al 17 marzo 1861 quando Vittorio Emanuele II di Savoia proclamò il Regno d’Italia, vi è tutta una storia da ripercorrere continuamente affinché la memoria sia vita e proposta anche per oggi e per il futuro. In circa 65 anni ciò che era quasi solo un illusione, almeno foscoliana però, l’idea unitaria ha percorso tutti i ceti sociali dagli aristocratici, ai borghesi, ai contadini, agli operai. Furono coinvolti sacerdoti e religiosi, vescovi e perfino lo stesso papa Pio IX valutò positivamente il processo almeno nei primi anni di pontificato,non intravvedendo in realtà con ciò la fine del suo potere temporale, ma forse l’Italia unita che si pensava ancora fino al 1848 era solo quella del nord.

Madre e figlia nel Risorgimento italiano: Anna da (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Tra i tanti che parteciparono e furono tra i primi a innescare il processo di valore dell’unità vi è la vicentina Anna da Schio [a des.] (1791- 1829), nata da nobile e antica famiglia vicentina, fu sposa a soli 16 anni del conte Federico Serego-Alighieri, veronese. Nella città scaligera incontrò diversi esponenti liberali, legati anche alla massoneria, ma anche carbonari bresciani collegati con il patriota Federico Confalonieri, tra tutti una relazione speciale fu con Camillo Ugoni (1784- 1855) un amico di U. Foscolo, letterato e traduttore dei Commentari di Giulio Cesare e degli Essays on Petrarch di Foscolo.

Era un personaggio irruente e quasi un prototipo di “romantico” dedito ad una causa. Tra i due, anche per la comune condivisione degli ideali portati avanti dalla rivista “Il Conciliatore”, si stabilì una duratura amicizia. In piena cospirazione carbonara intorno al 1820-21, che, partita da Napoli, si estese a tutta la penisola, Anna da Schio proprio per la sua fede italiana fece assumere al suo salotto un carattere decisamente patriottico e un suo gesto ne ricorda l’adesione non solo ideale. Volle, infatti, donare alla causa nazionale un filo prezioso di perle, un ricordo familiare, che vennero valutate la bella cifra di duemila fiorini. La polizia austriaca, svolgendo indagini sull’Ugoni, iniziò a controllare Anna da Schio e le sue frequentazioni che erano ben note e moltissimo sospette, tra cui quelle di Alessandro Torri, Gaetano Pinali, Pietro degli Emilej e Giuseppe Niccolini, tutti fautori della liberazione dal dominio austriaco e soprattutto dell’unità d’Italia. I moti segnarono la prima grande “prova” per l’unità d’Italia e se fallirono non fu certo per l’ideale che anzi ricevette forza proprio dagli avvenimenti. La reazione austriaca ai moti carbonari fu dura e molti patrioti subirono il carcere, ricordiamo Federico Confaloneri e Silvio Pellico; molti altri dovettero fuggire in terre straniere, Svizzera, Francia Inghilterra, come fece l’Ugoni, che tornò, dopo esser stato amnistiato, solo nel 1838.

L’amicizia tra Anna da Schio e Camillo Ugoni durò ancora, i due si scrissero, pur subendo controlli e difficoltà e terminò con la prematura morta di Anna nel 1829.

Gli ideali di Anna da Schio furoMadre e figlia nel Risorgimento italiano: Anna da (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)no amati dalla figlia Maria Teresa Serego Alighieri [a sin.] (1812-1881), che diede loro splendore patriottico, continuando il salotto della madre e al quale convenivano tanti patrioti. Dimostrò anche attenzione per l’amico della madre, corrispondendo con lui fino alla sua morte. È addirittura proverbiale la sua avversione agli Austriaci, ella non accettava mai un invito a ballare con ufficiali austriaci durante le feste alle quali la sua condizione sociale la obbligava, tanto che ai giovani ufficiali, ignari dell’atteggiamento, si consigliava di chiederle il ballo, per assistere al diniego. Voleva e lo manifestava che i soldati austriaci se ne andassero da Verona e si adoperò per la diffusione anche attraverso libri e riviste dell’ideale unitari. Fu sposa del bolognese Giovanni Gozzadini, e anche nella città felsinea continuò la sua opera. Avvilita per il tradimento di Napoleone III, Armistizio di Villafranca; incaricò Luigi Mercantini, il poeta dell’Inno a Garibaldi (Si scopron le tombe, si levano i morti/ I martiri nostri son tutti risorti…): e della Spigolatrice di Sapri (Eran trecento: eran giovani e forti:/ E son morti!) di comporre un inno di vaticinio sulla liberazione di Verona. Non ebbe modo di vedere, come desiderava fin da giovane l’uscita degli Austriaci da Verona, ma partecipò e possiamo pensare con quale gioia all’ingresso di Vittorio Emanuele II in Verona.

Due donne, madre e figlia, che fecero dell’ideale unitario una loro ragione di vita e che contribuirono a diffondere e a rendere vivo perché il Risorgimento non è solo un avvenimento politico, ma ciò che realizza nella politica è frutto di visioni più ampie e non ristrette al momento, magari di vantaggio immediato.


Tra le diverse composizioni patriottiche, raccolte nei Canti, di Luigi Mercantini
ricordiamo la LII, che fa memoria del sacrificio di Vicenza nel 1848


Madre e figlia nel Risorgimento italiano: Anna da (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)

 

nr. 29 anno XVI del 30 luglio 2011

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