NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Continuità della tradizione: il liceo di Vicenza e i suoi duecento e quattro anni

Per concessione dell’Editrice Veneta e dell’Autore riproduciamo il testo edito da Italo Francesco Baldo “Pigafettar m’è dolce”, con qualche aggiornamento

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Continuità della tradizione: il liceo di Vicenza e

A Vicenza e provincia è il Liceo per antonomasia, l’unico, credo, che ha un soprannome, coniato e amato dagli studenti: “il piga”, e l’unico per il quale è stato inventato addirittura un neologismo latino, il verbo “pigafettare” (cfr. R. Pellizzaro, Pigafettavimus: storie vicentine degli anni sessanta, Vicenza, Prima pagina, 1992, rist. 2012). Tale distinzione gli è dovuta per essere uno dei più antichi Licei d’Italia; condivide, infatti, con il Liceo “Scipione Maffei” di Verona la sua origine napoleonica, quando Napoleone I era anche re d’Italia (1805-1814). Fu il viceré Eugène Rose de Beauharnais a firmare nel 1807 l’atto di fondazione del Liceo, che nel 1867 assunse il nome di uno dei più illustri e conosciuti cittadini di Vicenza nel mondo: Antonio Pigafetta. Da allora, senza soluzione di continuità, ha svolto il servizio scolastico, culturale per Vicenza e provincia. La storia del “Pigafetta” si intreccia con tutti gli avvenimenti che dall’epoca della fondazione hanno interessato Vicenza, la provincia, dopo il Regno napoleonico, quello Lombardo-Veneto, l’importante insurrezione del 1848, spesso dimenticata, il Regno d’Italia e dal 1946 la Repubblica Italiana. Ogni momento storico ha avuto i suoi protagonisti al liceo, sede dell’entusiasmo napoleonico, cedette il passo a quello risorgimentale che vide l’insorgenza di Vicenza contro gli Austriaci nel 1848 con molti suoi studenti protagonisti, tra cui Fedele Lampertico, P. Lioy: Molti suoi studenti sacrificarono durante tutte le guerre la loro vita, come attesta la lapide commemorativa posta all’ingresso, dove una lampada è accesa a ricordo. Sempre vi è stato negli studenti del Liceo un impegno civile preciso e attento, fornendo alla città e alla provincia uomini di valore in ogni campo, dalle belle lettere, alla matematica, alla fisica, alle scienze e alla politica. Un tributo d’onore che è la sua grandezza. Proprio in questo consiste il valore culturale del Liceo “A. Pigafetta”, che, è bene ricordarlo solo nel 1922 con la riforma di Giovanni Gentile, divenne il Reale Ginnasio-Liceo “A. Pigafetta”, oggi Ginnasio-Liceo “A. Pigafetta” con diversi indirizzi (classico, linguistico, musicale). In precedenza si denominava, nel Regno d’Italia napoleonico, Liceo, preceduto da un Ginnasio, nel Regno Lombardo-Veneto Imperial-regio Ginnasio Liceale e nel Regno d’Italia Liceo ”A. Pigafetta”. Infatti, il nome del grande cronista della spedizione di Ferdinando Magellano, è segno di capacità di conoscere, di illustrare le meraviglie del mondo, ma, nel contempo, proprio il Liceo non dimentica la sua importante eredità, quella di continuare una tradizione di studi umanistici che affonda le proprie radici addirittura nelle scuole medioevali. Oggi l’offerta formativa del “piga” è composita, consiste in tre indirizzi: Classico, Linguistico e Musicale. Il primo, quello Classico, mira ad una formazione che, caratterizzata da capacità di approccio storico e critico-analitico ai problemi, attraverso lo studio delle lingue classiche, non disgiunte da quelle scientifiche, accanto alla regina delle scienze, cioè la filosofia, porta ad una formazione complessa e articolata, che apre le porte alla formazione universitaria. Seguono l’indirizzo Linguistico, pur senza lo studio del Greco, mantiene le finalità del Classico, dal quale si distingue per la formazione ad una cultura aperta ad una visione internazionale, che richiede la conoscenza delle principali lingue moderne, compreso il cinese. il Musicale che con rigore sviluppa la prospettiva di una dimensione artistica attraverso lo studio teorico l’insegnamento pratico di uno strumento, l’estetica musicale e momenti importanti di esibizione concertistica. Ciò in convenzione con il Conservatorio Musicale di Vicenza “L. Pedrollo. Esisteva fino a poco tempo fa anche un indirizzo Giuridico, era novità nel panorama liceale vicentino cancellato dalla riforma e.

Nei duecento e quattro anni di vita, il Liceo è si è rinnovato sia per gli interventi legislativi dei vari governi succedutesi, ma anche per lo sforzo dei suoi docenti, che hanno saputo costantemente tener fede al grande patrimonio della tradizione umanistica, coniugandolo con le più attuali esigenze. Un lavoro non indifferente, che ha la sua ragion d’essere nella costante relazione che la scuola ha tenuto proprio con la città, un collegamento non supino, ma attivo, costituendo un legame unico. I docenti e gli alunni hanno fatto il Liceo “A. Pigafetta” e in ognuno di costoro, quando vi è stato e vi è autentico anelito culturale, è rintracciabile una prospettiva che è significativa per la storia personale, della città, italiana e anche internazionale. Ricordare tutti i docenti e gli alunni del “piga” che hanno lasciato loro tracce nella cultura, nelle scienze, nell’arte, nelle istituzioni amministrative e politiche comprenderebbe una serie considerevole di volumi, ma chiunque lo abbia conservato l’ha nel cuore.

Una storia gloriosa a partire dall’anno di fondazione, ma anche un’eredità consapevole e importante, quella, come dicevamo, degli studi classici. Non sfugga, infatti, a nessuno, che proprio dal mondo classico la cultura europea e anche internazionale prende il suo significato. Proprio ripercorrendo la storia delle istituzioni scolastiche vicentine, possiamo cogliere questo valore di cui il Liceo-Ginnasio “A. Pigafetta” è l’erede. Possiamo a buon diritto ricordare che fu il grammatico Quinto Remnio Palemone, maestro di Persio e Quintiliano con la sua Ars grammatica, a illustrare per primo nelle lettere proprio Vicenza, la città dove nacque e che era municipio, ascritto alla tribù Menenia. La vera storia delle istituzioni scolastiche a Vicenza inizia però con l’823 d.C. quando l’imperatore Lotario I, sulla scia di quanto aveva compiuto già da Carlo Magno, prescrisse che nelle maggiori città si aprissero scuole pubbliche. In queste era insegnata la grammatica e i rudimenti della lingua latina. Bisogna aspettare però Innocenzo II e il 1184 perché sotto la guida del vescovo Cacciafronte si aprisse una scuola di teologia. Inizia così la stagione illustre dell’università di Vicenza, cui la città dedicherà grande attenzione, fino al 1407, quando la Serenissima stabilì che l’università fosse solo a Padova. Comunque le scuole non cessarono a Vicenza ed ebbero illustri maestri di lingue classiche, da cui il greco Giorgio Trapezunzio, Ognibene Leoniceno, Oliviero d’Arzignano, Marc’Antonio Sabellico, Celio Rodigino, Filippo Beroaldo, Fulvio Pellegrino Morato, Francesco Maria Macchiavello, e tanti altri e nell’Ottocento G. Zanella, A. Fogazzaro una tradizione che continua con i recenti C. Carli, A. Serafini, V. Fumarola, L. Agostinelli, M. Nicolli, E. Gallo, G. Giolo, B. Andretta, R. Vicari e coloro che ancora le belle lettere insegnano con grande capacità e dedizione nel Liceo uniti a quell’insegnamento delle scienze senza il quale, come insegna Aristotele, non si può nemmeno riflettere sui temi della metafisica. A costoro si aggiungono i matematici e i fisici B. Telch, F. Faedo, M. Pozzato Scanni, gli storici dell’arte F. Barbieri, R. Cevese, Fontana e i filosofi illustri M. Dal Pra e G. Faggin e il non dimenticato Franco Volpi prematuramente scomparso e che ci  ha insegnato primum legere et studere deinde explanare i classici di ieri e di oggi. Ma sono solo alcuni nomi; nelle lapidi del chiostro altri sono ricordati dall’affetto e dalla stima degli alunni: V. Trettenero, L. Salin, P. Cordenons, B. Bressan, G. Bonamici, S. Magrini, S. Scaramuzza, G. Bellavitis, D. Turazza e G. Alberti, ma anche alcuni allievi, che vinsero dei concorsi. Una caratteristica questa tipica del Liceo “A. Pigafetta”, dove l’attenzione per la formazione culturale e civile autentica degli studenti da parte di moltissimi docenti è sempre stata viva e da questi ricordata, lo soleva fare anche il più noto tra gli esponenti politici, uscito dal “piga”: Mariano Rumor.

Riprendendo, nel 1565 apre il Seminario diocesano, che soprattutto nell’Ottocento sarà un protagonista degli studi classici, oltre che dell’anelito all’Italia Unita, insieme proprio agli allievi del Liceo. Nel 1583 i Padri Somaschi, che avranno la cura della Chiesa dei SS. Filippo e Giacomo, istituiranno una scuola di grammatica per i fanciulli, là dove nel primo dell’Ottocento avrà sede proprio il Liceo. Intanto continua quella preziosa relazione con il mondo classico che a Vicenza raggiungerà il massimo livello di espressione con Andrea Palladio e nelle opere di Cesare Campana, tra cui Le lagrime del Bacchiglione per la morte del C.te Antonio Valmarana, del 1577. Sarà il palladiano teatro Olimpico a dare nuova e continua voce alla rappresentazione dei testi teatrali degli antichi greci e romani. Infatti, è la tragedia Edipo re di Sofocle ad inaugurare una stagione di classicità che dura a tutt’oggi. Va ricordato a questo proposito che proprio Vicenza, dopo la fine della latinità, viene scritta la prototragedia in lingua latina, Achilles, da parte di Antonio Loschi (Patavini, Tip. Del Seminario 1843). Ed è sempre a Vicenza che è scritta la prima tragedia in lingua volgare, la Sofonisba di Giangiorgio Trissino, illustre per capacità diplomatica, ma anche per gli studi intorno alla lingua (cfr. Scritti linguistici, a cura di A. Castelvecchi, Roma, Salerno, 1986). La tragedia ebbe la prima rappresentazione con un apparato scenico ideato del Palladio nel 1562 nel salone del Palazzo della Ragione.

Anche i Gesuiti tra Seicento e Settecento tengono scuola a Vicenza e la loro ratio studiorum, sempre con l’attenzione al mondo classico, soprattutto latino, forma i giovani vicentini. Quando la Compagnia di Gesù è soppressa, il Senato Veneto, lungimirante, nel 1774 apre nuove scuole in collegamento con la Pubblica Libraria, cioè la Bertolliana, che nel 1708 aveva aperto i battenti, grazie alla donazione di Giovanni Maria Bertollo con il celebre motto, Ψυχῆς ἰατρεῖον Psychēs iatreion ovvero “ospedale dell’anima”, come era anche scritto per la Biblioteca di Alessandria d’Egitto.

È questo un collegamento che durerà: quale alunno del Liceo non ha frequentato la Bertolliana, anche solo per apprezzarne le frequentatrici? Dal 1790 nuovi ordinamenti per le scuole vicentine, coordinate dal preside Abate Giov. Antonio de Rossi per 16 anni, fino all’istituzione dell’attuale Liceo, la cui prima storia è delineata dal prezioso volume di Tonino Assirelli Le vicende del Liceo Pigafetta di Vicenza e l'istruzione liceale in età napoleonica ed asburgica, 1808-1866, Vicenza, Tip. Rumor, 1984 e la ricerca di Claudio Povolo sul Preside Bartolomeo Bressan (1866-1877), che evidenza la virtù segreta, che anima gli studi classici, cioè la tradziione (cfr. La navicella dell'ingegno: i duecento anni del Liceo Ginnasio Antonio Pigafetta 1807/8-2007/8, Cittadella, Biblos - Liceo Ginnasio statale A. Pigafetta (VI), 2008..

Fin dall’inizio il Liceo si distingue per la capacità di formare da gran parte del corpo insegnante, per l’impegno culturale, scientifico, politico, in senso nobile, i suoi alunni, che vedono riconosciuti i loro meriti in numerosi concorsi, indetti fin dall’origine e dalla capacità dei suoi dirigenti. Il Liceo Vicentino vanta tra suoi Direttori un Beato, il beato Antonio Farina, il poeta Giacomo Zanella, Bartolomeo Bressan e diversi altri che la loro modestia non vuole siano citati. Una tradizione questa che continua e stimola sempre a fare meglio. Il Liceo di Vicenza ha quindi una storia importante e riconosciuta anche da S.A.I. Francesco Giuseppe che lo visitò nel 1857 e vide il busto di S.A. I. Francesco I ed è erede di una tradizione valida e, ritengo, che anche oggi, debba tenere in gran conto le parole che, al termine l’Autore del saggio Memorie antiche e moderne intorno alle pubbliche scuole in Vicenza, (Sala Bolognese (BO), A. Forni, 1978, rist. dell’ed. Vicenza, Tipografia Dipartimentale, 1815, p. 106), Ignazio Savi scrive: ”Possa la gioventù nostra animata da simili esempi e passati e presenti infervorarsi vieppiù nell’amor dello studio, aspirare ad una meta ancor più sublime, cogliere più gloriose le palme a decoro sempre maggiore della patria, e pel bene universale delle famiglie e dello Stato!” e nel solco autentico e sempre vivo delle radici della nostra cultura il “Piga”possa regolarsi, non su moderni filosofanti, ma nella riflessione sull’antico, capace di attualizzarsi e coniugarsi con il mondo contemporaneo, sostenendo il valore della tradizione. Lunga vita dunque al Liceo, perché dolce m’è pigafettare.

 

nr. 42 anno XVII del 1 dicembre 2012

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