NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Andare in bici con la guida in tasca

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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CICLABILE RIVIERA BERICA

Da cosa è nata l'idea del libro e la collaborazione con Federfarma per realizzarlo?

«L’idea è nata in un incontro dei soci del Centro Studi Berici la primavera scorsa. Il presidente, Alberto Cogo, ci informò che a maggio ci sarebbe stata l’inaugurazione della pista ciclabile Vicenza-Noventa. Ci è parsa subito una bella idea abbinare alla pista una guida che aiutasse il ciclista a leggere il territorio che attraversava. L’ideale sarebbe stato averla pronta per il giorno dell’inaugurazione, ma ormai i tempi erano bruciati. Ci siamo allora impegnati per l’equinozio d’autunno, scadenza che abbiamo rispettato. Per arrivarci abbiamo lavorato sodo tutta l’estate, ferie comprese. La collaborazione con Federfarma è nata da una circostanza fortuita, il nostro presidente è farmacista, e da una concordanza di vedute: andare in bici è un ottimo farmaco per il corpo e per lo spirito».

CICLABILE RIVIERA BERICA (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Il libro elenca una decina di itinerari lungo la via di collegamento tra la città e il Basso Vicentino.

«La carta vincente sono proprio le undici varianti che abbiamo individuato lungo il percorso, che si innestano nei quattro tratti in cui abbiamo diviso la ciclabile. L’idea delle varianti è nata da una costatazione sul campo: percorrendo la ciclabile per tutti i 32 Km, ci siamo accorti che gli aspetti più interessanti del territorio, dal punto di vista storico, artistico, sociale, rimanevano ai margini. Il paesaggio offriva begli squarci nel tratto iniziale, fino a Ponte di Barbarano, ma poi si faceva piatto, monotono. C’è anche da dire che restando sulla pista, la guida rischiava di diventare un po’ inutile: prendi la ciclabile a Piazzale Fraccon e arrivi a Noventa senza possibilità di perderti... Quello che ti perdi è invece tutto ciò che sta ai lati della pista. Da qui l’idea delle varianti: la pista ciclabile è la spina dorsale da cui si dipartono le costole varianti, che fanno entrare nel tessuto muscolare del territorio elementi come natura, storia, società, lavoro, arte, religiosità, non solo nel passato, ma nel vissuto presente. La bici permette di avvicinarsi alla realtà non da turista estraneo, ma da attore che interagisce con l’ambiente. Ci si ferma, si chiedono informazioni, si parla con le persone, si entra nei cortili, si va per campi».

Superfluo allora chiedere se avete testato i percorsi in prima persona...

«Io mi sentivo più ferrato nel primo tratto, quello dei Colli Berici. L’amico Alberto Girardi, co-autore, conosce molto bene il Basso Vicentino. Diciamo che ci siamo completati a vicenda. Tante cose le sapevamo, ma quante di nuove ne abbiamo scoperte! Se li abbiamo testati in prima persona? Testati e sudati: diciamo tostati! Più che entrare nella descrizione di ognuno, credo convenga spender due parole su quali sono stati i criteri nella loro individuazione e descrizione. Innanzitutto abbiamo pensato che si doveva prendere in considerazione non soltanto il territorio di destra, quello ai piedi dei Colli Berici, forse più conosciuto e amato di vicentini, ma anche quello di sinistra che si estende verso i Colli Euganei. Doveva segnalare cose note - come la Rotonda o il Palazzo dei Canonici di Barbarano - ma soprattutto episodi meno noti: le Case Minime a Campedello; qualche esempio di edificio di archeologia industriale; una siepe intrecciata con antichi criteri delle genti campagnole; l’affresco di S. Simonino nell’antica parrocchiale di Nanto; qualche fontana dimenticata tra i campi; il sistema dei ponti-botte per la bonifica; le conche di navigazione. Era importante che ci si rivolgesse ai patiti della bici, con percorsi anche di una certa lunghezza, ma più ancora alle famiglie con bambini che intendono trascorrere una giornata in campagna, con percorsi semplici, alla portata di tutti. Per questo siamo stati attenti agli aspetti logistici, prevedendo spazi per la sosta delle auto da cui partire con la bici; punti di ristoro; servizi per le emergenze; numeri di telefono utili. Abbiamo voluto che fosse maneggevole, comoda da portare sul manubrio, pratica nella consultazione delle cartine».

Non è solo una guida per chi ama pedalare, ma anche un libro ricco di informazioni storiche, artistiche e ambientali: crede sia la via giusta per unire cultura e divertimento?

«L’intento era appunto questo, con una precisazione. Quando si dice di voler sposare cultura e divertimento, sembra quasi si voglia mettere assieme qualcosa di serioso alleggerendolo con un po’ di frivolezza. Per me è diverso. La cultura per me è già leggerezza, gioia, solo un po’ più rarefatta, più intima. Guardare un bel paesaggio, interessarsi a una vicenda storica, contemplare un’opera d’arte, ascoltare il canto degli uccelli o lo sciabordio dell’acqua, è appagamento interiore, è godimento. Se l’esperienza è fatta assieme ad altri, con la famiglia, suggerendosi sensazioni, emozioni, conoscenze, ci si arricchisce. Una guida che orienti nella scoperta, può essere d’aiuto».

In tal senso girare in bici può anche far... girare l'economia?

«Premesso che non abbiamo interessi immediati da promuovere in ambito turistico e neppure in quello editoriale, ci rendiamo conto che la fruizione della bellezza, la cultura, possono dare al territorio un valore aggiunto, quello economico. L’importante è che non si alterino le priorità, che non si scambi il fine con i mezzi, che non si subordini l’aspetto culturale a quello economico. La promozione culturale, la fruizione del bello si servono di supporti materiali, di servizi, di strutture di accoglienza, ma non devono diventare trappole, adescamenti per operazioni economiche. Il turismo che inverte i rapporti, lo si riconosce subito e alla lunga stanca. Anche la nostra guida, per essere stampata e messa in commercio, ha beneficiato della generosità degli sponsor, peraltro molto discreti. Non è questo che disturba. Che fa specie talvolta è vedere lo spreco di denaro in promozioni turistiche che rivolgono l’attenzione più sui i mezzi che sul fine».

CICLABILE RIVIERA BERICA (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)

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