NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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In eredità? Ti regalo… una casa popolare

di Giulio Ardinghi

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In eredità? Ti regalo… una casa popolare

In eredità? Ti regalo… una casa popolare (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)TRANSIZIONE, MA CON GLI OCCHI APERTI- Dallo scorso novembre l’ente ERP di Vicenza ha subito come tutti gli altri del veneto una trasformazione di sostanza: Valentino Scomazzon si è trasformato da presidente (ha cominciato nel 2010) a commissario straordinario, incaricato della cosiddetta normale amministrazione, ma con l’incarico di essere un traghettatore in piena regola: “A parte una nuova iniziativa prevista alla Montegrappa di Bassano, non abbiamo altri interventi perché questa fase detta regole precise. Quel che posso dire è che finché la Regione non si riprenderà tutto in mano e non provvederà a varare la riforma alla quale sta lavorando quel che posso fare io come commissario è tenere gli occhi bene aperti perché in realtà ci possono essere situazioni non regolari che vanno controllate e rimesse a posto; non per niente abbiamo un accordo prezioso con la Guardia di Finanza che ci consente un controllo non secondario della situazione, quell’azione che permette di stabilire se esistono posizioni diverse e non adeguate a quanto previsto dal contratto e dai requisiti, o se invece ci troviamo di fronte alla regolarità più completa. Francamente debbo dire che qui da noi non si parla neppure lontanamente delle cose che sono state accertate a Roma, ma neppure posso giurare sul fatto che non ci sia qualche bella eccezione: per questo ci sono i controlli della GDF e sono controlli che servono. Sappiamo tutti che serve cambiare e la Regione sta appunto rispondendo a questa esigenza perché è impensabile continuare a trascinare avanti situazioni obbiettivamente assurde, difficili da sostenere. I canoni non possono essere più così bassi e così poco remunerativi per un ente che deve fare manutenzione e ristrutturazione della sue case, così come deve cambiare il rapporto tra il titolare del canone e lo stato dell’alloggio che deve rispondere a certe modalità di essenziale dignità. Poi c’è anche il problema della mobilità perché di fronte ad una massa di domande in attesa di soddisfazione succede che per alloggi grandi ci siano in realtà ad occuparli famiglie diventate troppo piccole con il trascorrere degli anni. La scelta di una soluzione meno impegnativa da parte di chi occupa questi alloggi ci aiuterebbe moltissimo a far quadrare certe esigenze che sono poi quelle di chi è in fila ad aspettare che si liberi una casa a cui ha diritto per requisiti accertati. E’ un complesso di elementi che compongono questo quadro. Quando arriverà la Regione con la sua riforma sarà un bel momento. Per ora traghettiamo e aspettiamo, ma continuando a vigilare”.

In eredità? Ti regalo… una casa popolare (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)AUTOCERTIFICAZIONE… INFEDELE- C’è stato un periodo particolarmente problematico che aiuta a capire perché si siano create tante situazioni anomale, anche nel Veneto e a Vicenza. E’ stato negli anni 90 quando si chiedeva agli inquilini l’autocertificazione del reddito. Le verifiche che sono state fatte puntualmente hanno portato alla luce irregolarità anche rilevanti per cui l’ente delle case popolari ha portato davanti al magistrato i casi difficili fino al punto che le situazioni eclatanti hanno ricevuto provvedimenti seri. Parliamo di numeri bassi, ovviamente. Ma negli anni si è anche capito che l’azienda ATER diventata poi ERP aveva bisogno di amministrarsi e per far quadrare i conti non poteva lasciare le cose come stavano. Marco Tolettini è approdato alla presidenza nel 2000 e ci è rimasto fino al 2010. Dice che la situazione di oggi tecnicamente non è proibitiva, si può e si deve affrontare, anche se sullo sfondo rimane fino alla riforma regionale il chiarimento tra elementi essenziali come i requisiti di accesso lo stato della famiglia che entra in graduatoria ed anche il ruolo dei servizi di assistenza pubblica nei vari Comuni: “Il problema è che in pochi anni è quasi totalmente cambiata la realtà di questo settore; dalla nascita dell’edilizia pubblica INA Casa degli anni ‘50 che fu una trovata eccellente per venire incontro alla domanda di alloggi con una serie di leggi che ne mantenessero abbastanza contenuto il costo, arriviamo ad oggi e ci troviamo a dover parlare di fatti come quelli di Roma, fatti incredibili, e che pure evidentemente esistono. Il servizio deve continuare, ma i canoni di affitto non possono più essere così bassi perché mettono in difficoltà l’ente il quale non ha altre entrate disponibili e rischia di non poter fare il proprio lavoro quando si tratta di salvaguardare il patrimonio di cui dispone. Credo che ci dobbiamo tutti augurare che la riforma della Regione vada fino in fondo ed ottenga i risultati che si propone. Nel 2000 ci fu una occupazione del palazzo della Regione che impedì di fatto il cambiamento già allora necessario. Oggi le condizioni sociali sono obbiettivamente tanto mutate che non mi pare possibile si creino i presupposti per un altro fatto del genere. Rimane per tutti la realtà dei numeri che mettono di fronte ai 4300 alloggi ERP disponibili a Vicenza e provincia qualcosa come 12mila domande in lista di attesa. E’ evidente che bisogna far qualcosa al più presto…”.

LA DANZA DEL CAOS TOTALE- Chiudiamo con l’allegra combriccola romana che ha stabilito una specie di eredità sui generis oltre che per il proprio patrimonio anche per il possesso e l’uso della case popolari che occupa da decenni: qualche particolare… Non solo graduatorie e liste d’attesa. A Roma le case popolari si tramandano anche per dinastia: dal padre al figlio, dal nonno ai nipoti. Cognomi e tradizioni in cui, di tanto in tanto, svettano antieroi dell’illegalità. Quello dell’emergenza abitativa nella Capitale è dramma nazionale nonché mare magnum rimasto per anni senza governo tra degrado, sfratti e privilegi. Dalla disperazione di chi magari ha perduto casa e lavoro, fino a chi lucra sul caos delle popolari. Con centinaia di inquilini che migliorano le proprie condizioni di vita, perdono i requisiti per gli alloggi ma restano «mantenuti a vita» dallo Stato. Addirittura si scoprono situazioni di occupanti abusivi che resistono fin dagli anni Sessanta grazie a confusione e malgoverno. Il presidente dell’associazione inquilini Ater nel 2012 si è vista bruciare la propria auto per aver denunciato il far west di abusi nelle case popolari romane. Poi le vicende di “affittopoli” e “svendopoli”, scandali che hanno solcato gli ultimi quindici anni tra canoni bassi e dimissioni di patrimoni facenti capo a enti e amministrazioni per immobili di pregio di cui hanno beneficiato inquilini vip, politici e “amici di”. E la politica? Tra lacune, speculazioni edilizie e giri di valzer nelle stanze dei bottoni, lo scontro, quello all’ombra del Colosseo è uno scambio di frecce avvelenate che affogano nel fango. L’amministrazione viene rimproverata per il lassismo nei confronti delle occupazioni abusive. Nel mezzo finisce soffocato il grido di chi, dopo il lavoro, sta per perdere anche il tetto in quella che è diventata Roma, capitale degli ossimori, con numeri da record per sfratti e appartamenti sfitti. L’emergenza abitativa si è trasformata con la crisi del 2008 inglobando il ceto medio e tanti insospettabili, con 40mila famiglie che rischiano di perdere l’alloggio. A Roma dicono che stanno cercando di mettere in ordine un settore che in ordine non è mai stato, ma la priorità è bloccare l’emorragia nella perdita della casa. L’emergenza abitativa è una condizione strutturale maturata nel dopoguerra, ma si presta oggi anche ad un uso strumentale particolarmente pericoloso, perché è possibile che tenere in vita fittiziamente l’emergenza faccia comodo a tutti, sia alla politica che agli utenti. Manca quasi dovunque la capacità di controllo, a parte il Veneto e qualche altra regione abbastanza efficiente, e servirebbe invece una completa revisione dei numeri e dei bisogni di questa stessa emergenza per poi poter programmare una politica di ampio respiro. Un esempio che la domanda di alloggi è cambiata viene anche dalla qualità della domanda: vengono richieste tipologie di immobili più piccoli rispetto ad anni fa, mutano pure i nuclei familiari, che sono di più e con meno componenti e c’è spesso il problema di persone anziane sole che occupano un appartamento molto più grande delle loro attuali reali necessità di vita.

 

nr. 10 anno XXI del 19 marzo 2016

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