Civiltà fluviale
Una delle liriche più significative del libro è Civiltà fluviale. I Paloeveneti: «Dove passa il Po / i tetti e i coppi sono tutti bianchi. / Preso per mano passeggi seguendo meandri / lo sguardo che va alla foce. / A noi fa scalpore quando la terra / non è curva / non ci fa impressione vedere i solchi d’acqua / ci fa impressione la centrale dell’Enel / che si vede da tutte le parti. / L’acqua irruente e turbinosa fa paura / anche alle barche attraccate all’imbarcadero. / Al Circolo nautico si gioca e si scherza / di donne e motori / la parlata è mantovana / c’incontri i tipi più eccentrici. / C’è ancora il castello scaligero / anche se tutto è mescolato / la barchina bianca azzurra è lì fuori / ma per loro è uno yacht. / Ex pescatori giocano a carte / attorno ad un nero tavolino / si contendono mezzo litro di vino. / Negli isolotti il mito dell’isola deserta / e il desiderio d’incontrare una bella donna, / nascono sotto: i pioppi, i bossi,le robinie. / Incassati tra argini lontani sotto il cielo. / Rompe il silenzio il motore e in mezzo / all’acqua vecchi amici s’incontrano e si salutano. / Segnali indicano le secche delle golene. / Una barca di legno mezzo affondata rossa e azzurra, / è su dal molo, un idraulico qui s’è / fatto un capanno per sfuggire alla moglie. / Apre il baule nascosto da frasche / e trae una bottiglia di vino / mancano solo costine e polenta / e poi addio».
Il tema dell’acqua
Il motivo di fondo del libro è l’acqua, ma attorno ad esso si organizza e si fonde tutto il mondo mitico e contemplativo del poeta, dal tema dell’eros a quello del paesaggio, sempre paesaggio dell’anima, perché in tutto il poeta trasfonde il suo spirito e i suoi sentimenti: dal paesaggio ai fiumi, dai fiumi alle lagune, dalle lagune alle città, dalle città al cielo, dal cielo alla luna, dal “tremore pallido”, tutto un susseguirsi di immagini e di bagliori di luci abbaglianti e di luci lontane, di stupori diffusi e di impressioni passeggere come in questo brano di stravagante prosa poetica: «La si vede dal treno, vicino all’isola della grappa buona. “Non si può costruire se non c’è poesia”… Il cielo è grigio… Desidero fare un disegno d’aria fresca. Tra colli e la verde pianura. Verde più chiaro, verde più scuro, marroncino, poi azzurrino, poi azzurrino grigio, acqua e anice. Il recinto di una stazione piena di bici, tra un fiume e una strada, una chiesa… Al chiostro di S. Lorenzo un bel muro, un portone, un’edera, una villa, un grappolo di bici colorate. L’expo a Vicenza?! La storia della nostra storia. Una casa vuota, vecchia in contrà S. Biagio, un vecchio bar del centro, una strada in salita, il selciato bagnato di notte, la luce del lampione che riverbera tra l’acqua della fontana. Poeti vecchi e nuovi. “Non si può fare il costruttivismo a Vicenza”».
nr. 16 anno XVI del 30 aprile 2011