NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
google
  • Newsletter Iscriviti!
 
 

La Manica è sempre lì: 42 km da attraversare...

facebookStampa la pagina invia la pagina

La Manica è sempre lì: 42 km da attraversare...

Come parte questa avventura tra l'altro in un angolo di mondo storicamente legato ad avvenimenti chiave per l'Europa?

ENRICO_GIACOMIN (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)ENRICO GIACOMIN- Credo che sia il sogno di tutti i nuotatori, dei britannici di sicuro. Una impresa difficile non tanto o non solo per la distanza, 22 miglia marine, ma perché è un canale che unisce o divide l'Inghilterra dall'Europa. Tempesta sulla Manica, Continente isolato, si dice abbia titolato il Time: una battuta, ma nemmeno tanto, L'idea mi è venuta così, trovando un avviso su un giornale che annunciava la selezione di atleti per attraversare la Manica e supportare atleti con spinal cord injury: io che ho avuto una lesione alla colonna spinale a causa di un gravissimo incidente ho subito scritto e poi sono andato a fare la selezione a nord di Londra dove mi hanno spiegato il meccanismo dei sei equipaggi sulle sei barche e della staffetta. Credevo che tutti fossero disabili, invece no, io sono l'unico in queste condizioni oltre che essere l'unico italiano e debbo dire che sono stato accolto come una specie di eroe cosa che non sono, naturalmente. Ma è per dire che questa iniziativa di una onlus inglese testimonia comunque della continuità di una tradizione che non muore: raccolgono fondi per questo tipo di disabilità, ma lo fanno anche e in questo caso soprattutto con atleti normodotati. La logistica è della onlus, l'atleta si impegna a recupera fondi che poi devolve alla charity che ne fa l'uso migliore contribuendo alla creazione di altre iniziative. Il regolamento è molto ferreo, prescrive i modi da rispettare, definisce per la staffetta la rotazione degli atleti che si danno il cambio ogni ora. Chi torna in barca ci resta cinque ore, altro particolare di cui parlare.

FEDERICA FORNASIERO- Io alleno atleti del nuoto paraolimpico. L'allenamento è alla base di questi progetti e persone come Enrico possono pensare più facilmente all'impresa visto che la maturità fa bene alla capacità di fare prestazioni. Il nuoto in acque libere è attività recente a partire dai mondiali in Olanda del 2010, dove la situazione era tutto sommato protetta, tutt'altra cosa rispetto alle condizioni che troverà Enrico sulla Manica dove tutto è più difficile. L'allenamento è prevalentemente di resistenza e aerobico, il gesto tecnico deve essere studiato accuratamente per permettere il risparmio di energia e quindi allungare la durata dello sforzo senza arrivare a comprometterlo.

FEDERICO BENDA- Io alleno Enrico in piscina nella quotidianità, con quattro allenamenti a settimana per una ora e mezza ciascuno, circa quattro chilometri ad allenamento, e con un lavoro prevalentemente aerobico, intensità abbastanza blande, una fase di riscaldamento che varia attorno al chilometro, la serie principale per altri due chilometri e la fase finale di defaticamento. Più si va verso la manifestazione più naturalmente deve aumentare l'intensità del lavoro con in fondo un breve periodo di attenuazione alla vigilia per scaricare la fatica. Occorre una predisposizione non solo fisica ma anche mentale per una prova così e anche per gli allenamenti perché tutto è difficile. La difficoltà principale in questo caso sarà legata alla temperatura dell'acqua e alle condizioni meteorologiche, ma anche e moltissimo tutto dipende dall'equilibrio della persona e l'equilibrio si ha anche per maturità.

ARMANDO MERLUZZI- Nuoto Vicenza è una polisportiva, organizziamo di tutto, Enrico è un atleta master ed è un modello per tutti i nostri 200 tesserati. Le attività di Nuoto Vicenza sono anche per disabili, ne abbiamo alcuni che sono del settore mentale e relazionale e naturalmente il tipo di lavoro e di approccio è diverso ma sempre di grande importanza al punto da partecipare a manifestazioni interessanti come ad esempio accadrà tra poco, il prossimo marzo. Enrico è l'unico disabile fisico con la nostra tessera ma naturalmente il suo livello è senza distinzioni perché è allo stesso grado di chiunque altro degli agonisti fatta salva la differenza di età. Il nuoto lo porta a Padova perché lì c'è l'assetto tecnico anche per i livelli internazionali decisamente più adatti a lui dato che lui è appunto un atleta eccezionale. Per quanto ci riguarda vediamo che la discesa in acqua e il nuoto sono un successo per gli altri ragazzi disabili, ognuno impegnato nel suo percorso, tutti aiutati dai nostri tecnici. Si tratta di un lavoro delicato e complesso, ma anche molto importante perché dà effettivi risultati.

Torniamo alla Manica: per restare in una traiettoria utile a passare dall'altra parte il nuotatore deve compiere un arco non piccolo e tener testa ad una corrente davvero forte: vento, freddo e corrente sono appunto gli elementi chiave della traversata.

ENRICO GIACOMIN- Ho parlato con parecchie persone che hanno già fatto questa esperienza; tutti mi hanno detto che la difficoltà principale da superare sta nella tua testa, devi avere allenamento ovviamente, ma la questione è che almeno la metà del gioco resta sempre affidato alla testa. Un'ora di nuoto per ciascuno di noi della staffetta non è un grande problema tecnico, lo diventa solo per le condizioni ambientali dato che non si può indossare una muta per regolamento. Il freddo è importante, tanto che prima di agosto dovremo andare a Dover per nuotare due ore continue in maggio o giugno giusto per lasciare che i giudici controllino e ti dicano se puoi o no partecipare. Molto prima, e cioè in marzo, intanto andrò a Jesolo o Caorle per cominciare a nuotare in Adriatico, così mi abituo anche alle basse temperature. Poi l'altra difficoltà sarà quella di tornare in barca dopo il tuo turno e restarci per cinque ore. Lì non so davvero che tipo di resistenza possa offrirti il fisico, dato che fermo per tante ore potrebbe essere la testa a non volerti più dare una mano. Non si sa mai...

FEDERICA FORNASIERO- A me hanno raccontato che la sensazione di freddo alla testa dura un paio di giorni dopo la nuotata. Penso anche che quando noi dell'ambiente nuoto parliamo di acqua a 14/18 gradi sappiamo di cosa parliamo perché sappiamo bene che in piscina i gradi sono da 26 a 28, eppure spesso c'è chi si lamenta per il fresso. Se in piscina si ha il disagio per due gradi di meno figuriamoci cosa succede con 10/12 gradi in meno. Insomma lì si hanno sensazioni di rigidità e naturalmente occorre recupero pieno; anche quello in cinque ore richiede i suoi meccanismi. La sosta incide sui muscoli ma anche sulla testa, come dicevamo: la prestazione in sé infatti non è di raggiungere record, ma di esserci e di partecipare a questa cosa. Tutta la motivazione del resto è chiara, raccogliere risorse per altri. Anche emotivamente Enrico ha una forte carica, quando si troverà lì dovrà naturalmente fare i conti con il fisico messo a dura prova. La staffetta è un grande aiuto, non si va solo per se stessi ma si è impegnati con tutti e si deve a tutti un aiuto che risulta sempre fondamentale per ciascuno dei partecipanti. L'effetto della squadra è sempre fortissimo, è molto importante e certo in coppia con la forza mentale dell'atleta finisce col funzionare come una risorsa in più.

FEDERICO_BENDA (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)FEDERICO BENDA- Occorre molta forza di volontà, è vero che la difficoltà principale non è di coprire la distanza, ma l'approccio con cui si affronta la prova. Enrico è fortissimo sia fisicamente che per equilibrio mentale e questo aspetto prevarrà sicuramente su tutto il resto; lo si vede da come affronta gli allenamenti e da come si avvicina al nuoto. Non avrà un solo problema da questo punto di vista e secondo me neppure sotto gli altri aspetti. La resa in acqua in piscina e poi in mare con il confronto della temperatura che progressivamente scende ha l'effetto di produrre una rigidità muscolare maggiore, anche dal punto di vista della sensibilità per le braccia che a queste temperature ne risentiranno. Altra cosa: le staffette avranno una barca appoggio per la guida in mare, ma pensate a chi la fa da isolato questa traversata, davvero senza punti di riferimento come ad esempio accadrebbe nel caso di una situazione di nebbia intensa, aspetto che davvero provoca disorientamenti importanti.

ARMANDO MERLUZZI- Enrico ha una storia tutta sua, ci aiuta perfino a produrre manifestazioni come società. Lui ha già fatto gare in Adriatico e in Liguria quindi l'esperienza ce l'ha. Il nuoto in acque libere ha un suo fascino. Io credo che avendo già gareggiato in condizioni difficili saprà superare per convinzione sua anche questa nuova avventura.

La Manica è sempre lì: 42 km da attraversare... (Art. corrente, Pag. 3, Foto generica)



« ritorna

continua »

Come installare l'app
nel tuo smartphone
o tablet

Guarda il video per
Android    Apple® IOS®
- P.I. 01261960247
Engineered SITEngine by Telemar