NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Iscrizione alle superiori: come avviene la scelta?

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Iscrizione alle superiori: come avviene la scelta?

Momento cruciale, ma alla scuola che riceve queste nuove iscrizioni, quanto impegno si richiede anche dal punto di vista organizzativo?

MARIA_ROSA_PULEO (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)MARIA ROSA PULEO- Si tratta sicuramente di un momento importante, la scuola superiore è lunga e in una fase strategica per i ragazzi che vivono cambi velocissimi ed epocali per caratteristiche proprie. Siamo in un momento difficile per cui i cambi pesano molto; credo che dovrebbe essere dato più peso al parere della scuola media che invece spesso viene disatteso; d'altra parte la media può anche aver segnato un percorso non facile per cui le famiglie al momento di scegliere si sentono obbligate ad altra cosa rispetto a quanto dice l'orientamento; questo è comprensibile anche se non so quanto giustificabile perchè le inclinazioni ed i talenti del ragazzo non sempre si manifestano chiaramente, restano in ombra e bisogna scoprirli. Pesa questo momento anche sulla scuola che deve adattarsi e continuare a fare ricerca per i suoi obiettivi pur non formulati benissimo dal livello nazionale. Il profilo di uscita dal liceo è molto elevato ma come giungere a quel risultato? Lavorando nel migliore dei modi, dico io, e non dicendo solo studia e basta. Un mix abile tra nuove tecnologie che si avvicinano meglio al ragazzo e approcci sequenziali a cui siamo più abituati noi stessi. Come arrivarci? Occorre motivazione...

GIANNI ZEN- La mia previsione è in base agli iscritti che controllo ogni mattina: l'anno scorso a fine periodo di iscrizione ero a 400 ragazzi in prima, oggi a dieci giorni dalla chiusura ne ho già 300. Gestione quindi amministrativa e di logistica perchè le classi sono da 33 e da 32 ragazzi, e le prime saranno 16 o 17. Le famiglie si rivolgono a noi per il futuro dei figli e noi siamo responsabilizzati. Prima di rifiutare e dire no bisogna che ci pensiamo dieci volte e io credo che ci sentiamo inadeguati perchè il pericolo di non farcela c'è sempre. Ora abbiamo i test universitari che propongono una domanda immediata: perchè continuare a fare gli esami di maturità? Sappiamo che alla fine della laurea il 48 per cento i ragazzi dicono che non tornerebbero mai a ripercorrere lo stesso cammino di scuola superiore. Non possiamo continuare a dire studia e basta eppure è quel che facciamo nonostante tutti gli sforzi per progredire: intanto c'è il crollo alle iscrizioni universitarie e il 20 per cento lascia gli studi già al termine del primo anno. Io credo che bisognerebbe pensare non a continue elezioni, ma alle prossime generazioni ed è su questo che il mondo della scuola così ancora chiuso in se stesso deve riflettere bene e cominciare ad aprirsi. Ho proposto una seconda lingua straniera, arabo russo o cinese, ed ho trovato incredibili esitazioni o chiusure anche in persone normalmente apertissime. Questa difficoltà la ritroviamo continuamente ed è su questo che dobbiamo sforzarci di lavorare.

I programmi non sono adeguati come dimostra una indagine di Confindustria: gli unici a rispondere sì sono stati gli insegnanti e quindi la scuola.

ARMIDO MARANA- Confermo quel che viene detto, sono naturalmente ottimista anche in questa situazione perchè agli occhi degli stranieri la scuola italiana non è da buttar via, i ragazzi sono preparati e apprezzati. La questione invece è nella diversa velocità degli approcci, i modi di affrontare la produzione e gestire le imprese sono cambiati, alcuni mestieri nel giro di dieci anni sono spariti, abbiamo bisogno di formazione di tecnici nelle imprese, rispettando la differenza tra quel che si cerca e quel che si offre: nel 2020 succederà che l'80 per cento di ingegneri nel mondo saranno cinesi o indiani per cui restano spazi enormi per i nostri giovani e le aziende hanno spazi non coperti per carenza di competenze. Esiste una sempre maggiore tendenza a dialogare con la scuola, i due mondi stanno facendo grandi sforzi per avvicinarsi, la strada è imboccata. Nelle imprese private non esiste burocrazia per cui quando usciamo ed affrontiamo la vera burocrazia ci rendiamo conto che questo mondo va cambiato: perdite di tempo incredibili e giustificate solo dalla scarsa competenza di chi dovrebbe fare e non fa, e poi il pesantissimo problema di deludere dei bravissimi giovani che sono pronti e disponibili ad impegnarsi venendo però frenati da queste incredibili e anche anacronistiche carenze da parte degli uffici. Parlo di burocrazia anche nelle università dove certi argomenti dovrebbero essere pane quotidiano e da cui non ci si dovrebbe aspettarsi di sentirsi dire che quanto gli è stato chiesto quindici giorni fa non è stato capito o malamente equivocato.

SANDRA_FONTANA (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)SANDRA FONTANA- Per quanto ci riguarda come Confartigianato non posso che trovarmi d'accordo su quanto ho sentito fino ad ora. L'alleanza tra scuola ed imprese si è intensificata, sono stati fatti passi in avanti in proporzione diversa, tuttavia penso che sia sempre troppo poco e negli ultimi tempi noto la tendenza dei ragazzi a muoversi al di fuori della scuola, chiedendo direttamente stages svincolati dalla scuola che evidentemente non gli dà supporto e neppure un progetto formativo adeguato. Noi rispondiamo a queste proposte anche se dietro non c'è la scuola come normalmente dovrebbe essere e difatti credo che l'alternanza tra scuola e lavoro è fortemente formativa, come lo è uno stage anche non finito bene o non andato benissimo perchè comunque dà esperienza. Tutto questo lo dico anche se so che più difficilmente il concetto passa alle famiglie perchè credono che si tratti di uno sfruttamento dei ragazzi mentre in realtà per le imprese è un grosso impegno e si sa che questi ragazzi non possono essere produttivi immediatamente, debbono imparare. Però è un ponte che comunque abbiamo con la scuola e ci stiamo lavorando. Sono favorevole a questi percorsi che sono l'unico strumento favorevole in questo momento costituendo la via più pratica per arrivare a centrare l'obiettivo.

TINA_CUPANI (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)TINA CUPANI- Il sindacato è presente agli incontri con la scuola; quando parliamo di sbocchi professionali ci accorgiamo che l'idea è molto lontana nei ragazzi, vedono il loro futuro in chiave post universitaria, non pensano al lavoro come ad una destinazione vicina. Oggi portiamo avanti il progetto con Confindustria appunto per vedere che questo incrocio tra domanda ed offerta non sia ancora così difficile e capire dove si può intervenire e continuare a proporre: per noi serve il rilancio dell'istruzione tecnica e professionale, specie per noi di questo territorio che siamo il manifatturiero per antonomasia sia pure non nella vecchia modalità è essenziale che la strada dello sviluppo nuovo tenga conto di questa partenza. L'altro ragionamento riguarda l'alternanza scuola lavoro, cioè studiare e imparare, vale a dire uscire dalla scuola dell'obbligo con almeno qualche esperienza e sarebbe bene che tutto iniziasse fin dal primo anno delle superiori esattamente come offerta formativa. Bisogna rivedere i programmi e tornare a ragionare sulle autonomie delle scuole. I ragazzi vanno aiutati a capire questi percorsi e che cosa significa entrare nel mondo del lavoro. Il bagaglio che acquisisci te lo porti dietro per il resto della vita e quindi le esperienze graduali possono aiutare a capire questa complessità di temi che fanno poi parte del disegno di crescita di ciascuno e anche della società che attraverso il lavoro deve ritornare a svilupparsi riadattando tutto alle nuove realtà.



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