La cura delle parole si chiamava il suo nido, perché davvero le parole scritte erano divenute la sua medicina. Una libreria nel centro storico della città, ampie vetrate attraverso le quali lei osservava il mondo, al sicuro, circondata dai suoi libri, peri quali nutriva un sentimento forte, a volte eccessivo e malato e distorto, libri che erano divenuti parte di lei, estremità, cuore e polmoni, parte invisibile di lei, quella parte che le dannava l'anima, quella che l'aveva riempita di brama e di desolazione, quella parte che lei non aveva mai avuto.
Elsa vive dentro la sua libreria e da quel piccolo punto d'osservazione guarda il mondo. Elsa è la protagonista de La cura delle parole (Edizioni Sì, Roma), romanzo d'esordio di Tania Piazza, autrice di Montecchio Maggiore. Ossessionata dall'infruttuosa ricerca di un figlio mai avuto, quasi eremita nel mondo, Elsa incontra Gabriele, già marito e padre, e in lui vede il figlio che la vita non le ha donato. Gabriele è un uomo che si porta sulle spalle i solchi enormi e dolorosi tracciati da un padre autoritario e distante quando lui era solo un bambino. Gabriele, un uomo che nascondeva una sensibilità esasperata sotto una dura corazza, che si cuciva addosso giorno per giorno con estrema abilità, ormai da anni. (...) Era stato cresciuto secondo una stile rigido, che aborriva ogni perdita di controllo, e per questo non esisteva più in lui nemmeno una piccola stanza nella quale potesse lasciarsi andare, un luogo dell'anima adibito all'urlo.
Appassionante e coinvolgente, il romanzo narra di due anime destinate ad incontrarsi, due vite unite da un disegno vecchio di secoli. Amore e fato che determinano non solo lo sviluppo della trama, ma che portano anche allo scoperto la passione sconfinata dell’autrice per la scrittura e il potere che le parole possono esercitare sulle persone, in base al modo in cui queste vengono usate. Con uno stie espressivo fluido e sapiente, degno dell'autrice già navigata, Piazza racconta una storia avvincente con quella che Riccardo Colao, giornalista scrittore romano e autore della prefazione del romanzo, definisce "una personalità simile a quella di Susanna Tamaro, sia nel modo di scrivere che nel rapportarsi con le persone, semplice e alla mano. Una giovane autrice esordiente che scrive come se fosse una veterana, esprimendosi con una spiccata abilità linguistica". Lo scorrere rapido e al tempo stesso corposo delle parole restituisce - o forse fa riscoprire - il puro e semplice piacere della lettura. Fino al sorprendente epilogo, che per ovvi motivi non riveliamo.
Il messaggio che voglio trasmettere attraverso il libro - racconta l'autrice - è racchiuso nel titolo. Le parole hanno un potere, sia in negativo che in positivo, nel modo in cui vengono dette o scritte, sono il vestito che si da a qualcosa, ad un concetto, ad una storia. Scrivo da quando ero adolescente, per me è un’esigenza, un modo per stare bene. Ho terminato di scrivere il libro tre anni fa, ci ho impiegato nove mesi e, ad essere onesta, non ricordo neppure come ho iniziato a scriverlo. Le prime pagine le ho composte a mano, armata di carta e penna, poi, man mano che la storia si ampliava e cresceva, ho dovuto trasferire tutto su di un computer. Descrivere fatti con parole differenti da quelle di uso quotidiano è per me qualcosa di normale e mi piacerebbe che questa attitudine potesse diventare un’abitudine anche per le nuove generazioni, perché possano imparare ad utilizzare un linguaggio ricco e diversificato per uscire dalla ripetitività e comprendere l’importanza delle parole e della nostra lingua.
Già presentato in numerose serate culturali, tra cui Creazzo, Montecchio Maggiore e Lonigo, il romanzo sarà protagonista di un pomeriggio con la stessa autrice e l'editor Cinzia Ceriani sabato 14 giugno alle 17 nel centro culturale La Scaletta 62 in contrà Santa Lucia 62 a Vicenza. Abbiamo incontrato Tania Piazza, dialogando con lei su alcuni temi del libro.