NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Monologo a sun… ”rebetiko”

di Elena De Dominicis
elenadedominicis@virgilio.it

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Ménélas Rebétiko Rapsodie

Lei utilizza queste due parole quando si gira verso la prospettiva e le grida forte anche per omaggiare e riunire la storia, i miti e le civiltà che si sono rincorse nei secoli: Elena, Edipo, le guerre e gli esili ma anche l’arte e la letteratura greche che hanno influenzato molto noi italiani e la nostra cultura anche visuale.

“Penso che l’omaggio sia ricordare tutte le donne e gli uomini che hanno lavorato prima di noi, che c’è una filiazione che non possiamo dimenticare: se oggi noi pensiamo e scriviamo come quella nazione creatrice d’arte, i Greci poi i Romani ecc, se si va in un museo, se non si è studiato la Genesi, i miti greci, Ovidio, non si capisce niente delle opere appese ai muri, della scultura e della letteratura. Io ho studiato latino e greco dai gesuiti in Libano, c’è stata un’epoca in cui si aveva bisogno di tutto questo, una volta c’era la religione, anche se penso che gli artisti siano più onesti dei religiosi; oggi è importante avere soldi, donne, macchine, così si va contro un muro e l’unica cosa che ci può salvare, noi che siamo i figli di queste civiltà, è la creazione artistica che può darci la verticalità per oltrepassare questo muro”.

ararat (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Lei è armeno, ha partecipato al film “Ararat” di Atom Egoyan, e in alcune opere teatrali ha potuto parlare di questo argomento. Ha vissuto anche in California dove c’è la più grande comunità armena degli Stati Uniti. Un altro famoso artista armeno di origine libanese come lei e naturalizzato californiano è Serj Tankian dei System of a Down che spesso nelle sue canzoni parla del Genocidio e di guerra. C’è il film dei fratelli Taviani “La masseria delle allodole” da Antonia Arslan la quale cita spesso di due film francesi degli anni ‘90 “588 Rue Paradis” e “Mairyg” con la Cardinale e Omar Sharif. Nel 2015 ricorrono i 100 anni del Genocidio Armeno: nonostante il lavoro di tanti artisti, perché non c’è ancora una sensibilizzazione mondiale come è successo per l’Olocausto dopo film come “Schindler’s list” di Spielberg?

willy brandt (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)

“Il genocidio degli ebrei ha avuto luogo in Europa, quello degli armeni in Medio Oriente, in un deserto tra la Siria e l’Anatolia. Già nella storia di Francia c’è stata una lunga persecuzione degli ebrei, dall’Affare Dreyfus si può risalire al Medioevo. Un’altra differenza è che nel genocidio degli ebrei è stata fatta un’industrializzazione della morte molto ben organizzata ma una cosa ancora più importante è che in Germania c’è stato un uomo, Willy Brandt che si è inginocchiato e ha chiesto perdono al popolo ebraico per il popolo tedesco ( cancelliere nel 1970, criticato in patria per la “Genuflessione di Varsavia”, Premio Nobel per la Pace ‘71 ndr). In Turchia i governi spendono davvero moltissimi soldi per delle lobby che vengono inviate a Washington, Parigi, Bruxelles per continuare a dire che non è stato un genocidio ma è stata “la guerra”. Da una parte si continua a dire “noi non abbiamo fatto niente”, dall’altra c’è una coscienza comune europea, molti capi di stati si sono riuniti per dire che è stato fatto un errore, che doveva essere riconosciuto, che è successo e che bisogna che non si ripeta più. in Turchia si continua con questo odio nei nostri confronti, parlo dei governi, non del popolo turco”.

Nelle università turche se ne discute.

“Sì, si comincia; anche il genocidio: la prima generazione ha cercato di sopravvivere, la seconda di costituirsi, la terza, ha avuto medici avvocati ecc, la quarta è quella degli artisti che arrivano. Ci vuole del tempo per costituirsi. C’è anche da dire che c’è una grande tradizione di cineasti ebrei di origine tedesca, italiana e francese, autori, musicisti, produttori che sono andati in America e che hanno dato un nuovo respiro al cinema che all’epoca era considerato niente e chi l’ha preso in mano ne ha fatto un’industria. La Turchia gioca un gioco diplomatico mai chiaro, coi kurdi avevano fatto la pace oggi aiutano gli islamisti per nuocere ai kurdi di Siria; la politica espansionistica e panturchista non è mai morta e non hanno mai digerito la perdita dell’Impero Ottomano. Se non ci sono molti film sulla Questione Armena è perché c’è una pressione fortissima delle lobby turche”.

Nel film “007 Casino Royale” lei era uno dei “cattivi” e anche in una serie tv francese. Spesso il cattivo è il personaggio interessante. È più facile creare e scavare nella violenza o nei sentimenti positivi?

“Credo che non si possano separare: tutto funziona con il suo contrario, credo che sia importante far uscire la luce da qualcosa di tenebroso. Penso che nella drammaturgia sia molto interessante avere dei personaggi in contraddizione tra loro stessi ma che si battono per qualcosa di giusto, la complessità davanti a una certa cosa: vado o resto? Lo uccido o no? Questo è il bello del teatro, del cinema e della letteratura, un personaggio che rimanda a voi e voi dite: “sono io”. Il linguaggio è un artificio, è bello che ci emozioniamo per qualcosa che è completamente inventato, costruito e artificiale, nel senso più nobile del termine, la cosa che temo di più nella creazione artistica e che trovo più triste è il realismo, a me il realismo non mi fa niente!”.





nr. 34 anno XIX del 4 ottobre 2014

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