NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
google
  • Newsletter Iscriviti!
 
 

I “pupi”, un patrimonio tutelato

Intervista al maestro Cuticchio che conserva e esalta l’opera che è riconosciuta come patrimonio orale e immateriale

di Elena De Dominicis
elenadedominicis@virgilio.it

facebookStampa la pagina invia la pagina

I “pupi”, un patrimonio tutelato

Anna Cappelli (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)@artiscenichecom

 

Prosegue il Ciclo di Spettacoli Classici al Teatro Olimpico con la direzione artistica di Emma Dante che questa settimana ha visto protagonista il M° Mimmo Cuticchio celeberrimo rappresentante della tradizione dei cuntisti e dell’Opera dei Pupi, molto famoso all’estero. Il M° Cuticchio è riuscito a innovare la tradizione e già da molti anni si esibisce in grandi teatri con musica dal vivo e orchestre utilizzando delle tecniche sceniche che permettono la fruizione dello spettacolo anche alle grandi platee. L’Opera dei Pupi è tutelata dall’UNESCO come Patrimonio Orale e Immateriale dell’Umanità ed è stata il primo patrimonio italiano di questo tipo ad essere insignito di questo riconoscimento.

Nelle forme di teatro di figura e popolare le opere letterarie scritte molto spesso venivano imparate a memoria. Nel tramandarsi oralmente quanto è stato modificato delle opere scritte?

Mimmo Cuticchio: “Il teatro dei pupi e il cunto sono due arti antiche e separate che hanno matrice nel Medioevo,non vengono da fonti letterarie ma da tradizioni orali. Poeti come Boiardo, Ariosto e Tasso si sono rifatti ai cantori medioevali. La Chanson de Roland è firmata da Turoldo ma non sappiamo se è quello che l’ha scritta o che l’ha raccontata”.

Opera dei Pupi e teatro delle guarattelle napoletano, nelle marionette napoletane i personaggio principale è pulcinella, maschera che si ritrova anche in altre tradizioni europee. Da personaggio sottomesso che è nella tradizione, si trasforma in un ribelle furbo che riesce a difendersi contro gli oppressori. Generalmente il teatro di marionette napoletano si identifica con il solo Pulcinella mentre l’Opera dei pupi con tutti i paladini: sul piano estetico tra i due generi si contrappone la singolarità di Pulcinella che tra l’altro viene interpretato sempre con degli espedienti tecnici che modificano la voce, e la collettività dei pupi. Come mai c’è questa contrapposizione così forte tra il singolo e coralità?

“In Italia abbiamo i Pupi Siciliani che si chiamano così perché nascono in Sicilia, poi si spostano in Calabria, Puglia e Campania. Abbiamo i burattini, quelli con la testa e il corpo di stoffa e le due manine che si muovono da sotto e poi le marionette che si muovono dall’alto con i fili. Tra queste 3 famiglie ci sono cose particolari come le guarattelle napoletane che i napoletani hanno sempre chiamato così perché ‘e guarattelle sono le cose inutili, trovate per caso e che si animano. Pulcinella è il filo conduttore di queste storie, in cerca sempre di mangiare e risolvere i problemi; anche lui ha una collettività come nell’Opera dei Pupi: il carabiniere, il camorrista, il cane, la morte, il diavolo. Quindi c’è tutta una struttura drammaturgica con dei punti di appoggio che serve a costruire di volta in volta uno spettacolo. Lo stesso nell’Opera dei Pupi, sono tutti protagonisti: Orlando, Carlo Magno, Rinaldo, Bradamante. Teatro popolare non significa “minore” ma quello che veniva fatto per tutti nelle piazze, nelle taverne e nelle corti. Quello che si faceva nei salotti era scritto, misurato e voluto dagli stessi nobili che patrocinavano e si doveva costruire un testo che non portasse a inimicizie con altri, per cui il teatro di figura colto delle marionette: facevano i balletti, le piccole commedie con la musica da camera e prendevano storie dalla mitologia greca”.

Quindi quando si parla di Chansons de Geste e cicli cavallereschi non c’è un aderenza all’attualità?

I “pupi”, un patrimonio tutelato (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)“C’è, c’è! Per capire meglio cosa c’è dentro alla storia dei paladini di Francia bisognerebbe vedere tutto il ciclo: Rinaldo ha un carattere schietto e chiaro e ne paga le conseguenze con lo stesso imperatore che lo bandisce e lo fa arrestare. Il nipote Orlando più che serio è serioso e succube dello zio, è quel ministro messo là dal primo ministro e deve obbedire. Il Gano di Magonza è il traditore, il Giuda della situazione; c’è Oliviero che è fedele ma è vicino al popolo e gli piace mangiare e bere e spesso si ubriaca. Se nell’800 l’Opera dei Pupi voleva partecipare ai moti rivoluzionari per l’unità d’Italia, c’erano tutti i caratteri per farlo e ci sono storie che si tramandano tra di noi. Orlando porta la fascia tricolore non perché secondo la leggenda è nato a Sutri: quando nel 1860 Garibaldi entra a Palermo, nel teatro dei pupi si facevano riunioni segrete in particolare da don Gaetano Greco, che poi sarà nell’esercito garibaldino. Era un popolo che non aveva strade, niente di niente, i bambini morivano neonati, esisteva solo un popolo oppresso fermo nel tempo, c’era solo qualche km di ferrovia da Napoli a Portici; c’erano come sempre gli intellettuali e le persone che studiavano, in questo caso qualche oprante insieme ad altre personalità, anche Giuseppe Pitrè, lo studioso di tradizioni popolari che apre il museo etnografico a Palermo, primo in Europa, si unirono a Garibaldi per scacciare i Borboni da Palermo. Quando il 27 maggio 1860 si alza la prima bandiera italiana don Gaetano Greco mette la fascia tricolore al paladino Orlando in rappresentanza di tutta la storia dei pupi e dei pupari che avevano partecipato a questa rivoluzione. Verso la fine dell’800 si passa alla storia del brigantaggio, perché l’unità d’Italia si sfascia perché i figli dei contadini devono partire per fare il militare 10 anni, molti si danno alla macchia e diventano briganti perché non presentandosi diventano ricercati, che poi a Vittorio Emanuele II non gliene fregava niente né della Sicilia né dell’Italia, era piemontese e non voleva nemmeno parlare in italiano, è chiaro che appena ti ribellavi un minimo, ti venivano a cercare, ti toglievano gli animali, diventavi brigante. Questo tema del brigantaggio entra quando c’è la crisi della Chansons de geste, perché ormai l’Italia era stata unita e il filone sfruttato. Ai primi del ‘900 si passa al filone della mala giustizia come il caso di Giuseppe Musolino, condannato a 21 anni perché nel dividere una rissa gli cade la coppola e sulla base di quello viene deciso che lui è l’assassino. Nel periodo del Fascismo sono vietate le Chansons de geste, le storie di briganti e non si potevano nominare i carabinieri o gli uomini di stato, si dovevano censire i copioni, in casa avevamo i copioni con le pagine tagliate, allora comincia il filone dei santi: S. Margherita da Cortona, S. Genoveffa, S. Rosalia, la Passione di Cristo,la Natività. Le bombe poi non hanno distrutto solo i palazzi storici ma con juke box, flipper ecc i ragazzi si allontanano e vano in spazi che gli cambiano la memoria e si perde il pubblico. Gli anni ’60 e ‘70 sono gli anni della morte dei pupari che svendono i pupi al mercato delle pulci perché non avevano più un valore né artigianale né storico. Io ho avuto un altro pubblico, quello delle tournèe all’estero che non prende come folklore ma come teatro che viene dalla Sicilia, e là ho trovato la dignità e la fierezza di continuare il mio lavoro. Come vede oggi sembra tutto folkloristico e di colore ma in realtà c’è una storia”.

Perché la parola folklore ha assunto una valenza negativa? Folklore non vuol dire tradizione?

“Folklore è una parola che hanno usato i tedeschi e gli inglesi per primi e significa sapere dei popoli. Oggi gli uomini di grande cultura non dicono mai “folklore”del nostro teatro, dicono “teatro popolare” perché folklore era una parola diffusa nell’800 e oggi rischia di arrivare agli altri come colore. Se ognuno di noi quando sente una parola cercasse di capirne la provenienza e il significato allora daremmo giustizia a chi ha usato questa parola e ricchezza e intelligenza alla nostra mente. Tutti impariamo dalla televisione, dai quiz, si è alienati perché nessuno sceglie di studiare e di capire, passare due ore a guardarsi cosa significa. Da ragazzino la maggior parte dei fruttivendoli erano analfabeti ma in 5 secondi ti facevano il conto, oggi andiamo in pizzeria e col telefonino facciamo il conto di quanto viene a testa. Allora che senso ha che vai sul computer, su Youtube a vedere? Quello aiuta, si trovano cose meravigliose, è un’invenzione bellissima, una delle più belle di questo secolo però se vado a guardare esattamente il significato di “pupi”, “marionette” e “burattini” scopro che c’è una storia che ti porta alle radici: scopri che i pupi esistevano già nella Sicilia greca e si chiamavano neurospasta. I burattini nascono in Emilia Romagna e Toscana dal lavoro del buratto: spremevano il burro e quando finivano davano ai bambini che ci giocavano e da qui nasce la parola burattini. Le marionette nascono dalla processione che si faceva a Venezia, delle vergini che poi vennero rapite dai pirati turchi e il doge decise di non mettere più le fanciulle vergini a seguire la processione ma delle grandi Marie, le marione, che poi fecero le miniature da vendere o fare gli ex-voto e dalle marione nascono le marionette. Ne ebbiamo elencate tre ma ci sono anche i fantocci, le marotte, i burattini a bastone, a guanto, pupi palermitani, catanesi, pugliesi, napoletani, se poi andiamo in Oriente lì ci perdiamo, perché le chiamiamo ombre cinesi e ci siamo levati il pensiero ma le troviamo anche in India e anche in India ci sono le marionette, in Vietnam ci sono le marionette sull’acqua, i burattini. È un mondo purtroppo sconosciuto perché considerato per bambini…”.

 

nr. 36 anno XIX del 18 ottobre 2014

Come installare l'app
nel tuo smartphone
o tablet

Guarda il video per
Android    Apple® IOS®
- P.I. 01261960247
Engineered SITEngine by Telemar