NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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La ricerca di… essere qualcuno

di Elena De Dominicis
elenadedominicis@virgilio.it

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La ricerca di… essere qualcuno

La ricerca di… essere qualcuno (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Come mai alla fine degli anni ‘40, in pieno boom economico, con l’America che ha stravinto la Guerra, Arthur Miller decide di intercettare un disagio come quello di Willy Loman? Era così diffuso questo disagio oppure era qualcosa di poco raccontato che meritava di essere mostrato?

EDC: “C’era un cambio come quello che succede adesso: c’era un modo di essere prima della Guerra, dove un commesso viaggiatore era un po’ un imbonitore che andava in provincia e lì arriva invece una massificazione del ruolo. Uno studioso di letteratura e storia americane ha fatto proprio una ricerca, in occasione del precedente allestimento dello Stabile di Genova, su questa trasformazione, cioè sulla costruzione di un nuovo tipo di commesso viaggiatore, standardizzato, abituato a un decalogo che la ditta gli dà, molto legato alla pubblicità e quindi alla programmazione del territorio. Quindi il vecchio piazzista che ha le sue relazioni tramonta e invece adesso arriva la televisione, la pubblicità televisiva, il marketing: quando le persone vengono immesse in catene commerciali e vengono allenate ad esser bravissime nella vendita ma in realtà sono funzioni, sono fungibili. Io mi ricordo l’avventura di Omnitel da parte di una serie di dirigenti veramente molto giovani, che hanno creduto tantissimo in quell’avventura, ci si sono buttati per una decina d’anni e poi quando la società ha avuto valore l’hanno venduta, sono stati comprati da Vodafone, smantellato tutto quel loro essere persone”.

Ma è successo anche a Tiscali e a Blu, tutte le telefoniche sono state inglobate.

“Eh ho capito ma loro ci avevano creduto, quindi prendere una persona, spremerla come un limone e poi buttare via la buccia. Arthur Miller non vedeva una crisi economica ma una trasformazione umana dove l’individuo diventava funzione e noi ci siamo in pieno: perdere il lavoro non è soltanto perdere il reddito, ci sono persone che anche se sono in cassa integrazione stanno da cani perché perdono la loro relazione sociale fondante, che non è il danaro, è il tuo ruolo sociale nel contesto, nel lavoro, nella famiglia. Questo fingere di prendere lo stipendio dall’ amico Charlie e dire che ancora guadagna non è per i soldi soltanto, è per il meccanismo di riconoscibilità sociale in famiglia del suo ruolo. Dice una cosa terribile, a suo figlio: “io ho perso il lavoro, voglio qualche buona notizia da portare a questa donna, perché questa donna aspetta e soffre, però io ho finito la mia riserva di storie, Biff, quindi non mi interessa che tu mi faccia una testa così su cosa è vero e cosa non è vero, raccontami qualcosa”.

La ricerca di… essere qualcuno (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Willy Loman parla sempre di futuro ma al passato: “Se avessi seguito mio fratello in Alaska e in Congo… lui è tornato ricco”. La pièce è ambientata in quella che viene definita per eccellenza la terra delle opportunità ma il futuro qui raccontato sembra una trappola, non una speranza, un futuro che è qualcosa di ingannevole.

“Credo che questa sia la cosa più importante per cui il testo riscuote questo grande successo oggi: per le generazioni nuove questa promessa è continuamente ribadita però siamo tornati ad emigrare, a non averla più nella terra promessa. Qua siamo stati l’America per gli albanesi e adesso però non siamo l’America per noi, poi qui nel Nordest, i suicidi degli imprenditori: il testo matura una consapevolezza che Miller ha avuto nel ‘49 e che noi verifichiamo adesso, il futuro non diventa più la promessa ma la trappola in cui tu cadi. Noi ci salviamo perché siamo un Paese ad altissimo risparmio, cioè le famiglie hanno accumulato beni immateriali e case, c’è stato un risparmio delle generazioni precedenti che diventa una forma di previdenza sociale”.

La famiglia è l’ammortizzatore sociale.

“Sì. In America no, perché in America la tradizione era quella del consumo, non esisteva il risparmio. Loro sono già una famiglia che ha risparmiato il mutuo per la casa, quindi molto più “italiana”; lì persino i mutui erano una speculazione, gente che comprava delle case superiori per poi venderle e guadagnare sul margine e lo scandalo dei subprime è esploso per questi investimenti di famiglie che speculavano sulla casa non per abitarci ma per guadagnarci. Quindi è un testo di una straordinaria anticipazione per allora e di uno straordinario ritratto, oggi, della realtà per quella che è”.

Che riscontri avete avuto nel portare in scena la pièce in queste zone?

“Impressionante, nel senso che le persone hanno due livelli di percezione: quello individuale dei temi della famiglia e dei rapporti con i figli, e come abbiamo messo in scena noi da un punto di vista non oggettivo ma molto soggettivo e intimo, c’è un impatto emotivo, antropologico. Poi c’è l’impatto del tema sociale che viene avvertito molto, è proprio vissuto il problema di come lo spettacolo porta lo spettatore dentro a vivere un’esperienza che in qualche modo gli riverbera: ho avuto persone che sono rimaste proprio turbate da come lo spettacolo li ha colpiti, sono rimasti colpiti dal loro turbamento. Non importa che sia New York o i nomi inglesi, quello che ti importa sono le relazioni umane, una volta che parli la lingua italiana e che usi i termini più comuni come “non so, cioè” invece di dire quello che dici inglese, tutti si riconoscono”.



nr. 11 anno XX del 21 marzo 2015

La ricerca di… essere qualcuno (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)

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