NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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La Pianta Angelica torna al Museo Diocesano

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La Pianta Angelica torna al Museo Diocesano

La Pianta Angelica torna al Museo Diocesano (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)DUE LE PROPOSTE A EXPO- Attraverso Confartigianato Vicenza, sono state dunque due le proposte giunte dal nostro territorio che la qualificata giuria tecnica ha ritenuto meritevoli di essere inserite tra le 26 della rassegna nazionale al Padiglione Italia dell’Expo. La prima proposta era quella della Bedont di Pianezze, azienda che vanta quasi ottant’anni di esperienza nella produzione di sedie e tavoli in legno, distinguendosi per la conoscenza dei materiali e l’attenzione ai dettagli in una continua ricerca di nuove forme e combinazioni.

Il prodotto scelto è Timber, una panca libera di muoversi nello spazio, in grado di ridisegnare e modellare l’ambiente nel quale è inserita creando piccole aree per la collettività in locali pubblici, ma utilizzabile anche in particolari spazi abitativi. Oggetto essenziale e al tempo stesso dinamico, Timber è un progetto del designer Diego Chilò, professionista con all’attivo una trentennale esperienza tra lampade, vasi e prodotti vari, ma anche nell’architettura industriale. Una semplice trave, lavorata con tecniche di incastro eseguite meccanicamente, diventa una seduta solida e insieme mobile mediante tre ruote: oggetto fortemente materico, Timber nella sua essenzialità ricorda anche certi giochi d’infanzia.

La Pianta Angelica torna al Museo Diocesano (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)L'altra azienda selezionata è di Vicenza città, dove è attiva da quasi cinquant’anni; si tratta dell’Argenteria Carlo Rossi, artefice della realizzazione del “Gioiello di Vicenza”, giunto all’Expo direttamente dal Museo Diocesano dove è stabilmente esposto dal 2013. Il trasporto del gioiello è stato garantito dal Gruppo Battistolli che ha voluto partecipare, facendosi carico delle relative spese, con il trasferimento all’EXPO di questo simbolo dei vicentini. Il Gioiello di Vicenza è il modello tridimensionale del nucleo rinascimentale della città, ricostruito dopo oltre duecento anni dal trafugamento dell’originale per mano delle truppe napoleoniche nel 1797. L'opera rappresentava un ex voto forse progettato dal Palladio, ma sicuramente realizzato dall'orefice Capobianco, un pezzo d'arte straordinaria voluto e donato dai vicentini alla Madonna di Monte Berico per la scampata peste del 1578.

UNA NUOVA STORIA INTENSA- Il maltolto dalle armate napoleoniche è andato quasi sicuramente a finire in un qualche forno che ha fuso tutto l'argento trafugato e trasformato in valore economico, magari per l'acquisto di cannoni. Ma la storia più recente della Pianta Angelica comincia e si intensifica attorno al 2010, quando l’Associazione “Il gioiello di Vicenza” attraverso una rete di professionisti, istituzioni e imprese, decide di studiarne la storia a partire dai dipinti che ritraggono il prezioso gioiello e i pochi documenti disponibili: fondamentale, tra tutti, la Pianta Angelica, ovvero la mappa della città voluta da papa Gregorio XIII.

Da qui nasce l’idea di passare alla nuova realizzazione del manufatto, unendo la più moderna tecnologia alla più accurata tecnica artigianale. L'argento necessario è stato raccolto grazie alla generosità dei vicentini attraverso una campagna intitolata" Trasforma il tuo vecchio argento in storia".

Per tutta questa fantastica operazione artistica ci sono voluti la bellezza di oltre 400 disegni tridimensionali relativi ad altrettanti edifici e oggetti, progettati dall’architetto Romano Concato, che sono così diventati modelli per mezzo della tecnologia laser PLM con cui è stato possibile stamparli direttamente dai file 3D.

Inutile aggiungere forse che tutto ciò ha implicato un difficile quanto estenuante lavoro manuale di ricomposizione degli edifici, di rifinitura e di disposizione su di un grande vassoio circolare sbalzato a mano e contornato dalla cinta muraria. Il tutto in una struttura completamente smontabile, conferendo all'opera un alto grado di rifinitura e valore artistico.

LE GRANDI ATTRATTIVE DEL MUSEO- Sullo sfondo di tutto questo ampio quadro che vede una volta di più portato in primo piano il valore dell'artigianato vicentino rimane naturalmente il Museo Diocesano che con il suo patrimonio ricchissimo e le sue iniziative culturali e storico-artistiche è diventato ormai un must dell'itinerario turistico in città. Al livello di tutti gli altri musei cittadini, il Diocesano ha acquisito un appeal particolare che gli deriva non soltanto dal saper custodire sapientemente le opere artistiche provenienti da tutta la provincia, oltre che dalla città, ma nell'avere anche la capacità di valorizzarle al massimo. Se occorressero controprove sarebbe sufficiente andare a verificare le cifre che negli ultimi dieci anni hanno caratterizzato in modo crescente le statistiche relative ai visitatori. È chiaro che quando in un anno si oltrepassano certi numeri (oltre ventimila biglietti staccati all'ultimo rilievo di due anni fa) significa che il punto di attrazione ha raggiunto gli obiettivi e che l'offerta ai turisti è diventata molto concreta al punto di fare di questo museo un passaggio obbligato nel quadro complessivo delle varie collezioni cittadine. Il risultato ottenuto dal Museo Diocesano si consolida dunque anche in una occasione come questa, quando un oggetto prezioso che gli è stato affidato in custodia, arriva al vertice della notorietà per il valore artistico intrinseco dei suoi contenuti. Ecco perché va benissimo a tutti che la Pianta Angelica degli argentieri vicentini ritorni nel suo angolo privilegiato della Sala dei Priori.

(Nelle foto: a partire dall'alto, Timber la panca di Bedont,  Stefano Caron (Bedont), il presidente Agostino Bonomo e Carlo Rossi e nell'ultima foto Carlo Rossi con la sua famiglia)

nr. 25 anno XX del 27 giugno 2015

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