NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Dalla Sicilia arriva… “Alfonso”

di Elena De Dominicis
elenadedominicis@virgilio.it

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Claudia Lagona

Quindi non solo italiani espatriati vi vengono a sentire?

“Nono, anzi, io ho parlato in inglese molte volte”.

Claudia Lagona (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)La copertina del disco nuovo: abito di chiffon etereo, seduta su un cervello con in mano un cuore inteso come muscolo cardiaco; mi sembri Salma Hayek nel film di Matteo Garrone.

“Ti ringrazio! Sai che la mia immagine è uscita molto prima!”.

Tu parli di sentimenti e relazioni tra le persone, come mai tu e il tuo team avete cercato di stilizzare e sintetizzare tutto, cervello –cuore?

“No no, nessun team! Io sono la testa, la mente e il braccio di tutto, ho voluto fare questa cosa perché, se hai notato, anche nel primo disco sono seduta, sono sempre seduta. Visto che il fil rouge è salvare il cuore, dare spazio ai buoni sentimenti, alla felicità, all’amore per se stessi, ho un’immagine molto elementare che comprenderebbe anche un bambino: ho raffigurato l’accoltellamento del cervello e il gesto di salvare il cuore, banalissimo eppure efficace, per me fortissimo, un’immagine molto chiara. Però tutto accompagnato sempre da questi colori eterei, bianchi, sognanti e onirici e mi piace, io sono così, sono un’esteta, mi piace anche il simbolismo: e ho messo 3 trofei dietro di me, 3 palloncini e una valigia. Sono tutti dei simboli perché la valigia rappresenta il passaggio da “Manuale Distruzione”, il mio primo disco, ad “Abbi cura di te” e i 3 palloncini quella leggerezza da cui io non riesco mai a distaccarmi e mi piace; poi ci sono i 3 trofei, che sono un po’ le mie conquiste, il mio essere riuscita a fare dei piccoli passi e questo cervello e questo cuore, un gioco di forze continuo nella mia vita nell’essere istintiva e poi perdermi in labirinti cerebrali, spesso”.

“Cuori d’artificio”, “esplosione del cuore che non fa rumore”, “manuale distruzione”, questi giochi di parole risultano sempre molto sorprendenti all’ascoltatore e allo spettatore, anche in teatro, è un po’pirandelliano: secondo te il cantautore dotato si riconosce anche da questi giochi?

“Credo di si ma anche no: bisogna essere acuti ma non necessariamente utilizzare un linguaggio forbito che onestamente mi stanca, cioè quella ricerca di terminologie, però sicuramente riuscire a creare delle immagini giocando con le parole, quello è fondamentale, soprattutto se si vuole essere un po’ diversi e originali. Io adoro la semplicità e mi piace al chiarezza poi mi perdo anche in giochi enigmatici però, sicuramente, per essere un buon cantautore la parola deve essere la tua arma migliore quindi devi saperla utilizzare bene”.

Soprannome datoti per caso da ragazzina (Levante ndr), l’hai tenuto per ricordarti della Sicilia…

“Sempre!”.

Claudia Lagona (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Di solito quando si parla di Sicilia si pensa alla filosofia, alla letteratura, dal Medioevo di Cielo d’Alcamo, fino a Verga, Pirandello. Che rapporto c’è tra la Sicilia e la musica? C’è una tradizione siciliana magari meno riconosciuta rispetto ala tarantella napoletana o alla pizzica salentina?

“Sicuramente la tradizione siciliana musicale è antica, abbiamo tantissimi balli e tantissime canzoni della tradizione che ricordo di aver cantato da piccolina all’asilo, ne abbiamo tantissime e sono anche abbastanza conosciute. Poi per quanto riguarda la musica in Sicilia ti potrei citare miliardi di musicisti, da Battiato, però la scuola siciliana non credo si discosti tanto da quella napoletana, se non nel dialetto, il folklore è molto simile, non è un caso che i cantanti neomelodici siano in Campania e in Sicilia”.

Da artista siciliana, mediterranea, italiana qual è la tua visione della professione di musicista rispetto a una scena internazionale? Essere “mediterranei” forse è una cosa, ed essere “italiani” un’altra?

“ All’estero ci adorano un sacco, forse sono fortunata per il mio aspetto: molti mi chiedono se sono spagnola o sudamericana, io mi vedo ben collocata nel mondo perché a livello internazionale il mio è un pop universale non il pop italiano classico, mi trovo totalmente a mio agio come può esserlo Feist o Natalia Laforcade che è messicana però è totalmente internazionale. No no, non credo sia un limite il mio essere italiana, anche perché è la lingua che utilizzo, i suoni sono totalmente internazionali”.

So che dipingi e cuci.

“Sii, mi piace da morire!”.

Sono attività molto concrete, il cucito soprattutto, più della pittura.

“Sì, mi hanno regalato una taglia e cuci al compleanno e sono felicissima: cappotti a gogo!”.

Cosa significano per te queste attività rispetto alla musica, che è un’arte intangibile?

“Ecco, brava: significano tanto perché come dici tu, fare una canzone è un po’ costruire qualcosa però è tutto molto “arioso”, e quindi in qualche modo quando riesco a fermarmi metto tutta la mia esigenza di pragmatismo in pittura, disegno e cucito. Io ho sempre bisogno di costruire, adesso se tu mi dai la terra e dei semi io comincio a…”.

…Piantare piantine!?

“Si! Sono moto pratica e ho tanta manualità”.

Ci sono canzoni che sono nate dalla tua attività del cucire?

“No, perché in realtà sono “approfittatrice” e ho utilizzato la musica per sfogarmi, è stata veramente la mia cura, una psicologa che non ho mai pagato e la musica deriva da cose molto più alte e più basse, intangibili, come le emozioni, quindi la praticità nella scrittura non mi ha aiutata”.

 

nr. 26 anno XX del 4 luglio 2015

Claudia Lagona (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)

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