NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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I Castellani di Mezzaselva

di Alessandro Scandale

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I Castellani di Mezzaselva

Com'è nata l'idea di pubblicare il libro postumo?

I Castellani di Mezzaselva (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)"A fine 2014, quasi un segno premonitore, mi sono ritrovata fra le mani le pagine ingiallite di un libro che mio padre aveva dattiloscritto. Avevo in passato già letto alcuni pezzi di quello che sapevo essere un romanzo, ma non in modo sistematico. Quel giorno di inizio novembre mi si era aperto il plico a circa metà del testo originale. Casualmente il foglio riportava dell’attentato all’arciduca Ferdinando a Sarajevo il 28 giugno 1914. Con curiosità crescente ho letto le pagine che seguivano e che parlavano della prima Guerra Mondiale. Di lì a pochi mesi, entrati nel 2015, sarebbero iniziate in tutto il mondo le manifestazioni in ricordo della Grande Guerra. Era un segno del destino aver letto quelle pagine? Ho pensato allora di estrapolare dal romanzo quella parte e di trascrivere tutto a computer, lavoro già lungo e difficile per lo stato di conservazione dei fogli. A trascrizione iniziata, mentre procedevo, avevo per scrupolo iniziato a dare un’occhiata anche alla prima parte del libro che mi sembrava meno interessante. Non sapevo cosa mi aspettava, ma le prime cento pagine mi hanno aperto il mondo semplice e non meno eroico sulla vita della nostra gente ad inizio Novecento. Anche se la prima metà sembrava un altro libro, scritta con un altro spirito, più romanzata, più sentimentale, ho sentito che quello spaccato di vita della popolazione, scritta con nomi di fantasia, non poteva essere disgiunta dalla seconda. Mi sono presa la responsabilità di trascrivere l’intero romanzo cercando di dare più fluidità al contenuto, affiancata sempre dai preziosi consigli dei miei fratelli".

Qual è lo sfondo della narrazione?

I Castellani di Mezzaselva (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)"Mio padre, sopravvissuto a due guerre, decise di scrivere questo romanzo non per raccontare la povertà, il dolore, il piangere su una vita destinata all’emigrazione, come qualcuno potrebbe pensare, ma una realtà semplice fatta da gente umile: egli ad esempio provava ammirazione per tutte le donne della montagna e più di una volta scrive come anche coloro che perdevano il marito si rimboccavano le maniche per sfamare le loro nidiate di bambini. Anche gli emigrati, non sono mai descritti piegati dalla sorte e dalle fatiche. Sono uomini fieri nel loro ruolo di lavoratori che mantengono le loro famiglie e che apportano migliorie al loro paese con i loro risparmi. E nelle camere, anche delle famiglie più povere, c'era profumo di bucato. In ogni piccola storia si possono rivivere assieme a lui gli echi di una vita passata, dura ma anche piena di umanità".

La gente di Mezzaselva si chiedeva cosa ci facessero quei forti costruiti sulle cime delle montagne, a cosa servissero se non ad un conflitto?

"La gente sentiva che stava per accadere qualcosa ma mai avrebbe pensato di trovarsi al centro di un ciclone che spazzerà via case, boschi, sogni e cultura. Sì, cultura, perché quello che succederà nei tre anni successivi cancellerà una realtà che non sarà più la stessa e segnerà una piaga profonda nel cuore della storia dell’Altopiano. Lo dice l’anziana Nazzarena madre di Maso, 'Quali case, e quali villaggi possiamo sperare di trovare, se non un mucchio di rovine?' Mio padre, anche quando racconta la guerra e quello che hanno passato i personaggi del suo romanzo, lo fa senza narrare le atrocità e indugiare in particolari orrendi e scabrosi, avendo pudore del dolore e la dignità del soffrire".

Qual è il ritratto di suo padre che si evince dalla lettura?

I Castellani di Mezzaselva (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)"Lui che ha affrontato due guerre, una ad appena diciassette anni come ragazzo del ‘99, lui che è stato protagonista di tante battaglie, non veste mai i panni dell’eroe e anche il suo protagonista, Maso Selmi, che nel romanzo rivive esperienze simili a quelle vissute da mio padre sul Grappa e sul Piave, preferisce indugiare su una battaglia a palle di neve con il nemico o di una stalla con i suoi occupanti vicino al Piave. Quello che spesso si è detto su quella guerra, sottolineato anche dal libro di Emilio Lussu Un anno sull’Altopiano, è che quella è stata una guerra con molti errori tattici pagati con la vita da tanti uomini che hanno vissuto sulle nostre montagne in condizioni disumane. Come scrive mio padre 'L’inverno arrivò con il suo carico di comprensibili e inevitabili sofferenze per i militari della prima linea, protetti soltanto da una crosta di terra e neve che gocciolava e franava sui loro corpi indolenziti".

Qual è il messaggio che il libro vuole dare?

"Il libro si conclude con la fine della Grande Guerra e con una pagina manoscritta dove mio padre condensa il suo pensiero di uomo. Si rammarica di come i potenti della terra non erano riusciti a evitare un sanguinoso conflitto e di come, dopo poco tempo era alla porta una nuova piaga, la seconda Guerra Mondiale. Anche se questo è un romanzo e non un testo storico, ritengo importante averlo trascritto perché ambientato in un decennio estremamente interessante per la storia del nostro Altopiano e per ricordare con orgoglio la dignità e la moralità della sua gente nonché il sacrificio della popolazione di un intero territorio montano costretta a sfollare in pianura perdendo tutto ciò che aveva, portando con sé solamente la loro stessa vita. Oggi tutti confidiamo in una politica più sensibile delle autorità nazionali per la montagna e per paesi come Mezzaselva, piccole entità nemmeno menzionate nelle carte geografiche, ma che hanno dato all’Italia un alto tributo in lealtà e sacrificio e che meritano, per la loro storia e la loro cultura devastata dagli eventi e poi dimenticata, maggior attenzione".

 

I Castellani di Mezzaselva (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Umberto Martello Martalar nasce a Mezzaselva di Roana il 25 luglio 1899 undicesimo di tredici figli. Nel 1917, non ancora diciottenne, è chiamato a combattere nella Prima Guerra Mondiale con quel gruppo di giovani che passerà alla storia come i “Ragazzi del ‘99” e come tale verrà insignito della medaglia d’oro. Partecipa alle battaglie sul Grappa e sul Piave. Alla fine della guerra viene mandato in Slesia con un contingente della Società delle Nazioni, per sedare dei conflitti etnici tra cechi e polacchi. Ritorna in seguito sull’Altopiano e aiuta la famiglia nella ricostruzione dalle devastazioni della guerra. Viene richiamato alle armi nella Seconda Guerra Mondiale e utilizzato nei lavori civili. In tempi più recenti è stato uno dei fondatori dell’Istituto di Cultura Cimbra di Roana e ne è diventato il primo Presidente. È autore del Dizionario della lingua Cimbra dei Sette Comuni Vicentini che viene pubblicato nel 1975. Muore a 82 anni nel 1981. Da allora il suo nome figura nelle bibliografie di riviste e libri di studiosi di lingue antiche e di etimologia. Mezzaselva, oltre a dedicargli un piccolo Museo nella sede della Pro Loco, gli ha intitolato una piazza alla memoria, inaugurata il 18 agosto 2012.

Paola Martello è originaria di Roana e vive a Vicenza. Dal padre Umberto ha ereditato l’interesse per le tradizioni della sua terra. Amante delle storie fantastiche montane, ha pubblicato il libro di leggende C’era una volta… Ista gabest an Botta; i libri/gioco La fiaba dipinta nel gioco delle 40 carte – leggende e fiabe dell’Altopiano e Fabulando con le 56 carte - leggende e fiabe delle Dolomiti; Altaburg - Si può amare una fata?, poema per immagini; Sette volte Bosco Sette volte Prato. Architetto e docente di Scuola Media, ha illustrato libri, partecipato a concorsi e convegni regionali sulle leggende e sulle fiabe. Ha esposto i suoi dipinti in numerose mostre.

 

nr. 01 anno XX del 16 gennaio 2016

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