NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Storia di Vicenza, dalle origini ai giorni nostri

Né storico, né scrittore semplicemente giornalista Francesco Jori ha voluto raccontare la storia degli uomini più che delle pietre

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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Storia di Vicenza

Il lettore mi permetta una confidenza. Ho fatto una specie di sogno ad occhi aperti - forse una fantasia? - Mi ero immaginato che il fantasma di Andrea Palladio si aggirasse tra i vicoli del centro storico di Vicenza, sussurrando nelle orecchie dei passanti indaffarati una frase del tipo "non avrai altra icona all'infuori di me...".

Storia di Vicenza (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Ora, quella fantasia mi è rimasta impressa, perché mi rendo conto, leggendo e scrivendo di libri su Vicenza e dintorni, che raramente me ne capita tra le mani uno in cui non si faccia menzione, anche un semplice accenno, ad Andrea Palladio e alle sue opere immortali che giustamente hanno reso famosa Vicenza nel mondo. Ed è così anche in questo caso, quello del nuovo libro di Francesco Jori - Storia di Vicenza - Dalle origini ai giorni nostri - (Edizioni Biblioteca dell'Immagine) fresco di stampa e presentato in Sala Stucchi a Palazzo Trissino. Arricchito da preziosi disegni che ritraggono i luoghi simbolo della città e con un'appendice fatta da una conversazione a due voci con Ilvo Diamanti e Gian Antonio Stella, il libro di Jori conduce il lettore dentro la città del Palladio ma anche dei tanti uomini e donne che l’hanno costruita, raccontando la storia di una realtà divenuta patrimonio del mondo grazie alla sua bellezza artistica e architettonica.

Nel risvolto di copertina leggiamo - ma i vicentini, con un pizzico di sano orgoglio, già lo sapevano - che, nel suo piccolo, Vicenza è una grande realtà: dal baccalà, il cui culto è affidato a una devota Confraternita, a sport come il calcio con Paolo Rossi, il basket degli scudetti femminili in serie, il ciclismo di Marino Basso e la marcia di Gelindo Bordin. Città che ha dato i natali a un navigatore e narratore quale Pigafetta. E Palladio? Ah, già... Palladio. E peccato che sia nato a Padova - mi consentirà l'autore, padovano, città in cui nacque il sommo architetto prima di trovar fama e gloria nel capoluogo berico - perché se fosse nato a Vicenza anche lui... Vicenza città di dimensioni ridotte, ma diventata nei secoli approdo sicuro e gradito per tre grandi superpotenze, da Roma a Venezia agli Stati Uniti d’America. Baluardo della fede, al punto da essere definita “la sacrestia d’Italia” - anche se molti vicentino non vanno molto fieri oggi di questa definizione - e gratificata dalla presenza di uno dei più famosi santuari mariani del mondo; eppure intersecata da un singolare quanto robusto filone eretico, dai Càtari ai Calvinisti. Roccaforte di una corazzata politica come la Democrazia Cristiana. Ambiente segnato e disegnato dal genio di Palladio, artista cui il mondo intero si è ispirato; patria di un’inesauribile sequenza di letterati, da Fogazzaro a Zanella, da Parise a Piovene. Ce n'è abbastanza? Del resto, un paio di secoli dopo Palladio, il grande poeta tedesco Goethe scriveva che "I vicentini mi piacciono sempre molto; essi hanno dei modi spigliati ed affabili, che derivano da un’intensa vita pubblica… e il gentil sesso è generalmente bello; le donne si conducono senza civetteria e sono vestite proprio ammodo". E aggiungeva, nel 1786 nelle note dedicate al suo viaggio in Italia "Sono qua da poche ore e ho già percorso la città, ho visto il teatro Olimpico e gli edifici del Palladio. Se queste opere non si vedono di persona, uno non può farsene un’idea. Il Palladio è stato un uomo del tutto interiore. C’è veramente qualcosa di divino nelle sue strutture".

Storia di Vicenza (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Come nota nella postfazione Paolo Passamai, direttore de Il Piccolo di Trieste, anche un altro grande scrittore - molto più vicino a noi, Guido Piovene - ha legato il proprio nome ad un viaggio in Italia e merita ricordare cosa ha scritto di Vicenza: Appena entro nella città, mi riprende la meraviglia. Il Rinascimento italiano, specie quello più tardo, quando l’architettura obbediva soltanto alla fantasia e al piacere, ha qualche cosa di chimerico. Ma in nessun luogo, credo, come a Vicenza. Piovene, scrittore e giornalista corrispondente da Londra e Parigi per il Corriere della sera, instancabile viaggiatore, della sua città natale scrive anche: "Una piccola Roma, un’invenzione scenografica, sorge in un angolo del Veneto, in vista dei monti, dalla cultura svaporante in capriccio e dalla vanità patrizia d’un gruppo di signori di media potenza e di scarso peso politico. Nasce una città in bianco e nero, con le tinte di un’acquaforte, in un paese dalle luci morbide, rosee, in cui l’aria sembra portare un colore disciolto". Piccola, dunque, Vicenza, ma non al punto da passare inosservata. Urbicula suavis (cittadina soave), come l'autore scrive nell'incipit del libro partendo da considerazioni storiografiche lontane nel tempo. Per quanto piccola - scrive infatti Jori nelle note introduttive - Vicenza è stata raccontata in diverse e prestigiose storie. Basilare quella in quattro volumi e sei tomi edita da Neri Pozza tra il 1988 e il 1993. Giovanni Mantese ha fornito un fondamentale contributo all’aspetto religioso, con le sue memorie della Chiesa vicentina dalle origini al secondo dopoguerra, che occupano cinque volumi in sette tomi. Molti autori contemporanei hanno pubblicato saggi qualificati sui vari aspetti della città, dalla politica all’economia, dalla cultura alla società: penso a Franco Barbieri, Ernesto Brunetta, Giorgio Cracco, Gabriele De Rosa, Emilio Franzina, solo per citarne alcuni; e di sicuro incorro nel peccato di omissione, chiedendone venia. Un contributo come questo che presento non può certo avere l’ambizione di reggere il confronto con tanti e qualificati studi. Anche e soprattutto per le caratteristiche dell’autore: un giornalista non è e non può essere (o almeno io non ne ho la pretesa) né uno scrittore né uno storico. È semplicemente un artigiano che va in cerca dei pezzi, li verifica, li mette insieme, nel solo intento di proporre una lettura agile e comprensibile. Perciò ho scelto un taglio particolare: condensando la storia della città secondo la sequenza cronologica nei primi tre capitoli, unificandoli con la considerazione che in essa hanno scelto di porre lungamente dimora tre grandi superpotenze, Roma, la Serenissima e gli Usa. Con una scelta di fondo: raccontare la storia degli uomini non delle pietre. Perché sono convinto che una città, prima ancora di essere un luogo fisico, sia uno stato d’animo cui concorrono nel tempo centinaia di migliaia di persone, alcune celebri, la stragrande maggioranza anonime ma egualmente fondamentali.

E in mezzo a tanta storia, c'è spazio anche per lo sport. In uno dei capitoli finali - Il divin Palladio della pedata - Jori racconta le vicende e i successi sportivi che hanno fatto di Vicenza una grande città nonostante le sue ridotte dimensioni. Dal basket femminile degli anni '60 con l’Associazione Sportiva Vicenza, all’epoca sponsorizzata Portorico Caffè; e riuscita tra l’altro a conquistare proprio in quella sede il primo di una lunga e prestigiosa serie di scudetti, alla squadra di calcio del Vicenza che è fra i club italiani che hanno giocato il maggior numero di campionati di Serie A (trenta, di cui venti consecutivi fra il 1955 e il 1975) e occupa il diciassettesimo posto nella classifica della Serie A dal 1929, inserito dall’International Federation of Football History & Statistics tra le quindici migliori formazioni italiane del XX secolo. Ben due secondi posti nella massima serie, nei campionati 1910-11 e 1977-78; quest’ultimo, il miglior risultato assoluto di una neopromossa, grazie anche ai prodigi realizzativi di Paolo Rossi, in arte Pablito. Un team che ha conquistato una Coppa Italia nel 1997. E con la storica maglia a strisce biancorosse hanno giocato grandi campioni, da Romeo Menti a Luis Vinicio, da Rossi a Roberto Baggio. Alla sua epopea il più grande dei giornalisti sportivi in assoluto, Gianni Brera, ha dedicato pagine memorabili, a partire da un giudizio che vale una laurea “honoris causa”, basato su uno strepitoso paragone: Vicenza ha strabiliato in pedata come il Palladio in architettura. Non ha mai vinto un campionato, onestamente non avrebbe potuto senza sconvolgere l’ordine dello sport nazionale: però ha fatto cose tanto convincenti da meritarsi l’ammirazione e perfino l’invidia di tutto il nostro ambiente.

Abbiamo incontrato l'autore in occasione della presentazione del libro a Vicenza.

Storia di Vicenza (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)



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