NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
google
  • Newsletter Iscriviti!
 
 

Comunque vada ora, è stato un successo!

di Elena De Dominicis
elenadedominicis@virgilio.it

facebookStampa la pagina invia la pagina

Comunque vada ora, è stato un successo!

Theama Teatro sta crescendo moltissimo anche grazie allo Spazio Bixio che in pochissimi anni è diventato un vero e proprio teatro off dove si alternano compagnie amatoriali e professionali o semiprofessionali con testi molto interessanti: abbiamo visto anche qualche anno fa “La cantatrice calva”. Vi state indirizzando molto verso il teatro civile ma soprattutto il teatro storico, tendenza che avete evidenziato già un paio danni fa: Isabel Russinova che ha fatto la pièce su Leonora d’Arborea, sovrana sarda del tardo Medioevo, poi la compagnia amatoriale “L’archibugio” diretta dallo storico Giovanni Florio, sul bandito del Lago di Garda ambientata nel ‘600. Abbiamo visto anche la pièce sulla Mala del Brenta, storia più recente ma se vogliamo ricalca sempre quel filone. Al Sud c’è moltissimo fermento in questo senso, soprattutto in tante associazioni culturali che sono impegnate nella riscoperta della storia del Sud e dei risvolti relativi all’Unità d’Italia. Avete in programma qualche collaborazione, magari degli scambi di qualche tipo?

«Sembra paradossale ma tra le tante cose che facciamo forse uno dei messaggi più importanti che non sono arrivati è che noi facciamo teatro storico: abbiamo fatto una rievocazione storica sul territorio a Thiene in uno spettacolo che si chiama “Accadde una volta tra Thiene e Rovereto” ripercorrendo alcuni passaggi del Risorgimento, abbiamo fatto uno spettacolo sull’Unità d’Italia, parecchi spettacoli sulla Shoah e sulle Foibe, anche quello per noi è teatro storico, abbiamo fato un bellissimo spettacolo su Mazzantini e la Repubblica di Salò; nel 2003 abbiamo collaborato allo spettacolo su Palladio, in Basilica Palladiana. Anche il ‘500 è stato molto affrontato anche attraverso Ruzante. Collaborazioni con altre realtà non ne abbiamo ipotizzate perché non è una cosa che riteniamo prioritaria: spesso quando dobbiamo fare una ricerca storica o trattare un tema, riusciamo a gestircelo e a fare in modo che quello che noi facciamo abbia una funzione per il luogo dove viene richiesto o proposto, per cui non abbiamo finalità di eccessiva diffusione. Per l’anno prossimo pensiamo di concentrarci su cose del ‘900 visto che cominciano le ricorrenze della Prima Guerra Mondiale».

Comunque vada ora, è stato un successo! (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Quindi anche con ricerche relative alla musica, ricerche iconografiche?

«Certo , come così per anni abbiamo fatto anche col Futurismo».

Il Futurismo lo riprenderete?

«Non credo: il futurismo lo abbiamo un po’ abbandonato perché dopo aver raggiunto un po’ l’apice, le ultime serate futuriste non rispecchiavano più tanto quella che era la nostra idea di spettacolo, erano troppo tecniche, invece ci piaceva proprio l’aspetto letterario del Futurismo, più che l’aspetto sociale, politico e culturale. Riprenderemo la Beat Generation, che è un’epoca che a noi sta molto a cuore che non abbiamo sviluppato bene del tutto».

Oggi la critica teatrale più influente sta girando su blog, webzine e Twitter. Internet secondo te accomuna i tipi di pubblico oppure crea ancora di più spaccatura tra chi segue un teatro main stream e quelli che invece sono più orientati verso un teatro di ricerca per cui si crea la nicchia?

«Io non ho molta confidenza e simpatia con il web, ogni tanto apro e cerco quello che mi serve ma a volte sono costernato dall’uso che si fa del web: c’è troppo un’accozzaglia, è dispersivo, ci sono molti sproloqui, molte esternazioni che fanno riferimento alla politica o a una forma di marketing occulto e a volte si manifesta con una violenza verbale quello che non si riesce a manifestare nel quotidiano. Poi io credo che non ci sia nulla di più facile da fraintendere, rispetto alla parola scritta, soprattutto se scritta male e con foga, rispetto a un colloquiare guardandosi negli occhi. Però è chiaro che per cogliere l’opinione sull’andamento del teatro, delle produzioni teatrali e la società è un’ottima cartina al tornasole, sicuramente, serve a capire come sta andando la società però …».

Però per l’approfondimento non ti piace.

«No».

Puoi anticiparci qualcosa sulla prossima stagione?

«Stiamo producendo uno spettacolo per l’estiva, “L’ex marito in busta paga” che è la nostra produzione “minore” rivolta al territorio, ma un testo in lingua italiana, molto divertente: abbiamo i diritti su un testo di Assous che è stato uno dei campioni d’incassi in Francia l’anno scorso».

La settimana prossima avrete uno spettacolo molto particolare a Montecchio, un Romeo e Giulietta ambientato ai castelli di Giulietta e Romeo, con più repliche per pochi spettatori. Le rappresentazioni storiche stanno prendendo sempre più piede, come in Francia dove lì fanno degli spettacoli faraonici. In Italia questo tipo di spettacolo è sempre stato un po’relegato all’evento locale della sagra o della festa patronale, invece ora mi sembra che stia assumendo una connotazione diversa, che anche il pubblico cominci a distinguerlo dal momento folklorico della festa di paese: la rappresentazione storica in loco è come se fosse un po’ l’installazione site-specific e la sagra è un'altra cosa.

«Esattamente, la rappresentazione legata strettamente alle connotazioni storiche e geografiche del luogo, questa è una cosa in cui ho sempre creduto da 30 anni. In Italia non ha mai attecchito come dovrebbe e invece questa esperienza così continuativa del Romeo e Giulietta ai castelli è un nostro contributo molto modesto ma che dà a noi la motivazione e l’impegno di valorizzare un luogo bellissimo, e così ce ne sono molti altri. Qualche anno fa Paolini ha fatto conoscere, anche tramite una trasmissione televisiva, le cave di Zovencedo, ma una tantum, bisognerebbe creare dei momenti continuativi. Noi ogni 6 mesi, finché ci sarà un’affluenza di pubblico che viene anche da altre regioni, continueremo a proporlo a nostro rischio imprenditoriale. Cercheremo anche di fare qualcos’altro, non è escluso un percorso dantesco, anche se il grande richiamo del luogo è quello su Shakespeare».



nr. 16 anno XVIII del 27 aprile 2013

Comunque vada ora, è stato un successo! (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)

« ritorna

Come installare l'app
nel tuo smartphone
o tablet

Guarda il video per
Android    Apple® IOS®
- P.I. 01261960247
Engineered SITEngine by Telemar