NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Uomini e bestie in cammino

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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Uomini e bestie in cammino

Che cosa ha rappresentato per lei l'esperienza della transumanza?

Uomini e bestie in cammino (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)"La decisione di vivere dall’interno la transumanza, come coprotagonista, mi ha fatto interiorizzare molti aspetti altrimenti non comprensibili. Per esempio la genuina amicizia e il cameratismo che nasce fra i partecipanti umani a questo evento. Il venerdì mattina, vicino a malga Quinto Lotto di Marcèsina, si ritrovano persone con provenienze culturali, professionali e geografiche diversissime, che non si vedevano dalla transumanza precedente, oppure che non si sono mai viste prima e, per tre giorni, diventano bravi mandriani. Il camminare insieme rende partecipi tutti, rende amici tutti, allo stesso livello, senza differenze sociali. Nessuno può restare indifferente all’emozione che si prova al momento della partenza: cinquecento vacche partono tutte insieme dalla malga con un centinaio di persone, a piedi, a cavallo, in bicicletta e in macchina, che precedono la mandria per preparare e rendere sicuro il percorso, che seguono, guidano e contengono il fiume di animali. È uno spettacolo coinvolgente che risveglia valori antichi che ci siamo dimenticati. Il difficile, per quanto mi riguarda, è poi rendere l’idea di tutto questo per iscritto perché le emozioni non sono mai facili da trasferire sulla carta. Spero di esserci riuscito almeno in parte con questo libro".

L'aver visto da vicino quegli animali, cosa ha aggiunto a ciò che già conosceva del mondo animale?

"È noto che io sono un uomo selvatico, che sta bene solo in mezzo alle montagne, il più lontano, e per il tempo più lungo possibile, dalle zone antropizzate. Da bambino ho vissuto in un mondo contadino quasi primordiale: mia nonna aveva la porta della cucina che dava direttamente nella stalla e, per salire al piano superiore della sua casa, doveva passare vicino alla vacche legate alla catena. Il canto del gallo, il frinire delle cicale e al garrire delle rondini sono stati i suoni più frequenti della mia infanzia. Crescendo mi sono lasciato catturare dall’interesse per gli animali selvatici e il resto del mondo selvatico. In un certo senso questo mi ha allontanato dagli animali domestici per i quali ho cominciato a nutrire, lo confesso, una stima molto ridimensionata. Forse perché paragonavo la fierezza, la forza e l’intelligenza dei selvatici con i loro discendenti domestici. Quindi, dopo aver partecipato alla transumanza ho rivalutato il mia vecchia amicizia con gli animali domestici, come i bovini e i cani da pastore. Razionalmente ho concluso che i due mondi, selvatico e domestico, non sono paragonabili e vanno apprezzati separatamente per il semplice fatto che il cane non è più un lupo, è un’altra specie. La vacca è un animale completamente diverso dall’uro selvatico da cui discende, con un’intelligenza diversa ma non per questo inferiore o meno interessante".   

Secondo lei è vero che l'uomo dovrebbe rivedere il rapporto con gli animali?

"Inutile nasconderci che la domesticazione degli animali è avvenuta per scopi meramente utilitaristici. Che poi questo vivere insieme, di uomini e animali, abbia favorito, in epoche più recenti, la nascita di una cultura degli animali d’affezione è anche questa una realtà. Il problema, secondo me, e che dobbiamo sempre stare attenti agli estremi: trattare un cane come un bambino o, viceversa, maltrattare un qualsiasi animale, sono entrambi comportamenti deviati. Io amo osservare la natura perché sono convinto che l’evoluzione trova sempre la soluzione migliore, semplicemente perché raggiunge i propri risultati dopo infiniti tentativi ed errori. In natura nessun animale viene ucciso o maltrattato inutilmente, ciascuna specie gode di un certo rispetto e vive in una sua nicchia ecologica. Ovviamente non mancano le predazioni, le lotte per il territorio, per motivi riproduttivi o di sovrappopolazione. Questo per dire che, senza nasconderci dietro popolari moralismi, se abbiamo addomesticato degli animali per sfruttarli, perché di questo si tratta quasi sempre, facciamolo nel modo meno doloroso possibile per loro, trattiamoli bene, non facciamoli soffrire inutilmente, non trasformiamoli in semplici macchine da carne, da uova o da latte. Vivendo per un po’ di tempo con i proprietari della mandria, li ho intervistati, mi sono interessato all’attività di allevamento. Ho scoperto che si sta pensando seriamente al fatto che non vale più la pena di inseguire l’esasperata ricerca genetica della vacca che deve produrre sempre più latte, se questo vuol dire avere animali che non si reggono in piedi".

Uomini e bestie in cammino (Art. corrente, Pag. 3, Foto generica)

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