NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Settembre 1943: l'amicizia tra Nanni e Gilberto

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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Settembre 1943: l'amicizia tra Nanni e Gilberto

Nicola, il libro parla di una grande amicizia incrinata dalla guerra: cos'è per te l'amicizia?

Settembre 1943: l'amicizia tra Nanni e Gilberto (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)"Credo sia una connessione naturale fra due persone, che ha come suo punto iniziale e costante nel tempo il semplice piacere di stare assieme, di condividere delle esperienze, con uno spirito libero dai soli interessi personali. Con il passare del tempo questo legame si rafforza e approfondisce. L'altro, l'amico, diventa quindi un luogo dove trovare rifugio, nel quale poter esprimere tutto sè stesso senza limitazioni. Diventa la sicurezza di avere qualcuno, nel mondo, con il quale riesci a capirti anche solo attraverso uno sguardo. Un punto fermo nella vita, nel tempo, che sai sempre dove e come trovare, che supera le distanze fisiche e dello spazio, ti da serenità. Ci sono diversi tipi di amicizia, più o meno intense, che nascono da situazioni e anche da necessità diverse. Penso che ogni essere umano abbia bisogno di sentirsi parte di qualcosa, di appartenere ad un gruppo, di non sentirsi solo. Avere degli amici, delle persone con cui stare assieme, supplisce a questa necessità. In questo caso può però scattare il pericolo, perché l'amicizia deve essere equilibrio e i veri amici riescono a stare assieme donando l'uno all'altro la stessa quantità di ciò che ricevono. Quando un rapporto tra due persone si inclina troppo a favore di uno dei due, non si può parlare di amicizia. L'amicizia vera riesce invece ad andare oltre il puro bisogno umano e diventa rispetto, parità, servizio, crescita, apprendimento, disponibilità, comprensione. Insomma diventa amore per l'altro".

Fai anche riferimento ai nonni e ai valori da loro trasmessi: quali erano e quanto contano per te?

"I miei nonni non mi hanno mai nominato i valori importanti della vita, ma me li hanno trasmessi attraverso il racconto delle loro esperienze. Grazie ai loro racconti ho scoperto l'importanza dell'amicizia, dell'onestà e del lavorare e sacrificarsi per qualcosa che sia utile a tutti. Mi hanno insegnato che il legame con la tua famiglia, con i tuoi genitori, fratelli e gli altri cari, indipendentemente dalle vicissitudini positive e negative degli esseri umani, rimane il piedistallo su cui sei posato, l'inizio dell'esperienza, l'arco che ti scocca verso la vita. Anche se prenderai strade diverse e contrarie a ciò che ti è stato insegnato dalla tua famiglia, guarderai sempre indietro, a loro, con il rispetto e la nostalgia che devi alle tue radici. I miei nonni mi hanno trasmesso anche l'importanza del mantenere viva la memoria, del ricordare e tramandare le storie, le sensazioni e le emozioni vissute da ognuno di noi, a coloro che verranno dopo. È così che le famiglie e le persone crescono, ed è così che nasce questo libro, recuperando i miei ricordi dei momenti trascorsi assieme ai nonni. Attimi indimenticabili nei quali mi hanno raccontato il loro mondo e le loro storie, dalle quali anch'io discendo. Ho preso alcune di queste storie e mescolandole con la mia vita, creando, romanzando, è nato il libro".

Settembre 1943: l'amicizia tra Nanni e Gilberto (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)ella storia c'è molto della vallata del Chiampo e dei luoghi che ben conosci: perché hai scelto di ambientare lì la trama?

"I miei nonni paterni erano di Quinto Vicentino, della pianura, ed io ho trascorso li tutta la mia vita. I miei nonni materni erano invece di Molino di Altissimo, nell'alta valle del Chiampo e quei luoghi sono sempre stati una seconda casa per me, che fin da piccolo li ho scoperti e visitati assieme a loro.

Il romanzo nasce da alcuni racconti di giovinezza che i miei nonni mi hanno trasmesso. Loro sono stati bambini ed adolescenti durante la fine del ventennio fascista e la seconda guerra mondiale, che da queste parti abbiamo particolarmente sentito dopo l'8 settembre 1943. Nei racconti dei miei nonni quindi, oltre ai momenti spensierati di giochi, scampagnate e bagni nel fiume, non sono mai mancate le vicissitudini della guerra, le immagini di fascisti e tedeschi rastrellando contrade e di partigiani che correvano per i monti. Nelle loro storie ho potuto assaporare la bellezza di un'infanzia e adolescenza trascorse nella natura, ma anche profondamente segnate dalla tensione e dallo sbigottimento di fronte alla terribile violenza di quei giorni. La valle del Chiampo è stata uno dei luoghi del vicentino colpiti in maniera più forte. Gli scontri tra partigiani e nazifascisti, i rastrellamenti e le devastanti rappresaglie sulla popolazione erano purtroppo all'ordine del giorno".

Quale emozione si prova nell'esordire con un libro che ottiene un grande interesse da parte della gente?

"Fa molto piacere capire che una propria fatica, in questo caso un romanzo, si rivela importante per le persone che vi entrano in contatto. Capisco come il valore dell'amicizia, quella vera, sia qualcosa che riesce sempre a scavare in profondità nelle persone, a far riemergere molte esperienze personali e a poter ragionare su di esse, magari a distanza di tempo. Quando poi questo valore si mescola con la nostra storia recente, quella della guerra civile e delle terribili divisioni che vi sono state nella nostra società solo settant'anni fa, l'effetto raddoppia. Infatti, nelle vicende dei due protagonisti, molti lettori non ritrovano solamente sè stessi, ma anche i loro nonni o genitori. Riscoprono e approfondiscono la storia dell'Italia, della loro famiglia e dei nostri luoghi. Quando qualche lettore mi racconta di aver provato queste emozioni, sento di aver avvicinato le persone a delle sensazioni importanti che hanno permesso loro di ricordare qualcosa che le tocca da vicino. È una bella emozione. Il libro ha anche suscitato interesse in molti ragazzi dalla terza media in avanti. Alcuni di loro mi hanno detto di essersi appassionati e di aver consigliato il libro ai loro compagni. L'hanno trovato un modo interessante per avvicinarsi ad una pagina della storia che spesso non si approfondisce, e attraverso un linguaggio contemporaneo che possono comprendere.".  

Nei giorni in cui questo articolo è pubblicato, sarai già in Argentina per un nuovo lavoro. In passato però hai lavorato nella cooperazione internazionale. Ci racconti com'è nata questa passione e cosa facevi?

Settembre 1943: l'amicizia tra Nanni e Gilberto (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)"Una volta conclusa l'Università ho cominciato a sentire il bisogno di viaggiare, per conoscere altri luoghi e punti di vista, immergermi in altre culture. Durante il mio primo viaggio in Bolivia sono entrato in contatto con il mondo della cooperazione internazionale. Gruppi di persone, appassionati ai temi del sociale e dell'interculturalità, che decidono di dedicare il proprio lavoro per contribuire a migliorare le condizioni della popolazione svantaggiata, in diversi Paesi del mondo. Un modo per promuovere la cooperazione tra i popoli e lo scambio tra diverse culture. Grazie al servizio civile internazionale ho collaborato per un anno all'interno di Pachamama, un'organizzazione di donne indigene della città di La Paz che, attraverso l'insegnamento di attività lavorative, si batte per migliorare la condizione della donna nella città. Dopo questa preziosa esperienza ho lavorato per un anno in Italia, presso l'associazione Mlal Onlus, in progetti dedicati all'immigrazione, ai diritti umani e all'interculturalità, particolarmente nelle scuole di Verona e Vicenza. Sempre con Mlal Onlus sono partito nel 2009 per l'Argentina, dove sono rimasto per quasi quattro anni, come responsabile di un progetto sul tema del diritto alla casa, Nel corso del progetto, collaborando con un'organizzazione locale e i municipi delle regioni di Cordoba e Santa Fe, abbiamo lavorato per migliorare le condizioni abitative di mille famiglie svantaggiate".

Come si vede Vicenza (e l'Italia) dall'altra parte del mondo

"Vicenza e l'Italia sono l'origine, casa mia. Per i paesaggi, gli odori, i sapori dei miei luoghi provo sempre un amore immutato. Lì ci sono la mia famiglia e i miei amici e vi guardo spesso con nostalgia. Infatti ogni tanto sento il bisogno di tornare a casa, anche per un breve periodo, a riabbracciare le mie radici e i miei cari. Sono anche consapevole però della grandezza del mondo e della ricchezza di possibilità e di persone che si possono incontrare viaggiando e lavorando in altri Paesi. Tutte queste esperienze lontano da casa mi arricchiscono come persona e sono convinto che chiunque viaggi, quando ritorna, può arricchire anche il luogo dal quale è partito".

 

Nicola Bellin è nato ad Arzignano nel 1982. Vive per un periodo a Caldogno e quindi si trasferisce a Quinto Vicentino dove cresce e frequenta le scuole dell'obbligo. Dopo gli studi liceali si laurea in Scienze Sociologiche presso l'Università di Padova. Dal 1999 svolge volontariato e lavora in Cooperative Sociali ed Ong, come educatore e formatore. Ha lavorato per diversi anni in America Latina prestando servizio come cooperante in progetti di sviluppo sui diritti umani, in Bolivia e Argentina. Strade di Settembre è il suo primo romanzo.

 

nr. 25 anno XIX del 28 giugno 2014

Settembre 1943: l'amicizia tra Nanni e Gilberto (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)



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