NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Granello di sabbia nel deserto

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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Africa

Africa (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Cosa la affascinava dei racconti di suo padre? Che idea si faceva di quella storia?

"Per tutta la vita mio padre non aveva voluto parlare degli anni trascorsi al fronte. I ricordi di quelle esperienze erano troppo dolorosamente impressi nella sua mente. Ha iniziato soltanto dopo gli ottantatre anni, quando la mamma non c’era già più. Durante i mesi estivi, noi due facevamo lunghe passeggiate sulla battigia, al Lido di Spina verso le foci del Reno, dove la spiaggia cede il passo alla brughiera dell’oasi naturale. Quel paesaggio gli ricordava le dune dell’Algeria, della Tunisia, della Libia. Ed ha cominciato a raccontare. Sembrava rivivere situazioni ed episodi come gli stessero accadendo nel presente. Questo mi affascinava".

Qual è il ricordo più bello che conserva di suo padre?

"Mio padre era un uomo di poche parole, dal carattere forte. Sapeva affrontare le difficoltà ed esserti vicino quando capiva che ne avevi bisogno. Quando ho dato alla luce il mio primo figlio, in un modo un po’ travagliato, lui era presente in sala parto, dato che come medico gli era stato permesso. Per primo lo ha avuto tra le braccia e mi ha detto: Ce l’hai fatta! È un maschio. È certo uno dei più bei ricordi!"

Lei è stata in Africa a visitare quei luoghi: che aria si respira? Quali emozioni si è portata a casa?

Africa (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)"L’Africa è una terra affascinante, che non conosciamo ancora del tutto. La realtà che si vive in quei luoghi è legata ad una situazione di precarietà nell’aspetto politico e nei rapporti socioculturali. Si ha sempre l’impressione che tutto possa cambiare. E velocemente. Nella Libia di Gheddafi, che ho visitato, vigeva un regime poliziesco. Eravamo sempre accompagnati da un agente in borghese, costretti a fermarci a numerosi posti di blocco, dove i nostri nomi e documenti venivano controllati. Nei vari paesi, le caratteristiche della popolazione e le situazioni ambientali sono diverse, ma il senso di fragilità si avverte in modo tangibile. Vi sono siti archeologici stupendi, una natura affascinante, ma avara, che gli uomini faticano a sfruttare. Caratteristica comune è quella fascia mediterranea desertica, incisa da wadi sassosi, interrotta da oasi rigogliose che, nonostante tutto, affascina il visitatore. Proprio là ho provato le emozioni più forti. Ho immaginato, in quelle primavere percorse dal ghibli che sembra avvolgere tutto in una nebbia opaca, quelle tende polverose, dove i nostri soldati dovevano vivere e quelle batterie contraeree antiquate con le quali dovevano combattere. Tutto in nome della patria e di una chiamata alle armi a cui non potevano sottrarsi. Pure il loro valore è ampiamente testimoniato dai cippi alla memoria, dal grande, solenne cimitero di El Alamein, da quello degli Ascari Libici, da quello Tedesco".

Premesso che le guerre sono sempre "sbagliate", a suo avviso qual è la differenze tra la guerra che lei narra e quelle che si combattono oggi?

"Le guerre sono sempre sbagliate, dettate da interessi di potere economico e politico che trascendono la volontà di chi viene mandato a combattere. Inoltre finiscono col non risolvere nulla. Anzi scavano rancori e desideri di rivalsa, che costituiscono spesso motivo per guerre successive.

La differenza tra le guerre di un tempo e quelle di oggi consiste soltanto nella tecnologia, ora estremamente avanzata. Le conseguenze sono comunque sempre disumane".

Crede che oggi sia ancora giusto ricordare le guerre, o forse sarebbe meglio ricordare solo i propri cari che le hanno vissute?

"Sicuramente è importante ricordare le guerre. Soprattutto dovrebbe essere istruttivo, per non ripetere gli errori del passato, per comprendere che si tratta sempre di immense tragedie, per non dimenticare chi ha sofferto, ha sacrificato la propria giovinezza o è giunto addirittura all’estremo sacrificio. Perciò non si deve spegnere il ricordo di chi le ha vissute ed ha offerto una preziosa testimonianza di dignità personale, di senso della disciplina e di amore patrio".  

 

Amedea Mantovan Regazzo, dopo la Maturità classica, si è laureata in Lettere all’Università di Padova. Ha insegnato nella Scuola Media di Mestre, presso l’Istituto Magistrale di Rovigo, quindi nelle Medie di Belluno e Vicenza. Qui, nella Media di Contrà Riale, ha prestato gli ultimi vent’anni di servizio, fino al pensionamento. Dal 1999, tiene un corso di Storia e conferenze su temi di attualità all’Università Adulti/Anziani di Vicenza. Ha pubblicato: A piedi nudi sulla madre terra-appunti di viaggio, ma non solo (2003, Editrice Veneta Vicenza), Il respiro del mare (Poesie 2005, Editrice Veneta-Vicenza), Ai confini della memoria (Poesie 2009), Come brezza leggera (2010, Editrice Veneta), Ai confini della memoria, scritta in italiano ed in serbo, presentata il 30 luglio 2009 al Ministero della Cultura e della Diaspora a Belgrado, su invito dello stesso. Ha partecipato con successo a Concorsi nazionali di Poesia. Alcuni suoi componimenti compaiono nell’Antologia delle poesie del Premio Olimpia Città di Montegrotto Terme 2005. Il respiro del mare compare nell’Antologia del Premio Letterario Internazionale Archè Anguillara Sabazia Città d’Arte 2006. Vice presidente del Cenacolo Poeti Dialettali di Vicenza, ha vinto qualche mese fa il 1° premio al Concorso Letterario Nazionale di poesia Il Giardino Incantato indetto dal club Inner Wheel di Valle Caudina.

 

nr. 35 anno XIX dell'11 ottobre 2014

Africa (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)

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