NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Quando l’Alto vicentino era tutto una miniera

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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Minerali Pegoraro

Ha scoperto un nuovo minerale prima sconosciuto: quale emozione si prova in questi casi?

È difficile avere grosse emozioni quando si trova un nuovo minerale perché la scoperta di un nuovo minerale non è mai un fatto istantaneo, ma comporta sempre tempi molto lunghi. Tutto ha inizia nella raccolta sempre incerta di campioni rocciosi che hanno indizi minerari e il primo controllo su quanto raccolto avviene a casa con l’aiuto di un microscopio. Trovato un cristallo di aspetto sconosciuto, s’invia in qualche laboratorio universitario per essere indagato. Non trovando comparazione sia chimica, sia cristallografica con altri minerali al campione studiato è imposto un nome e lo studio pubblicato in riviste particolari del settore. Così è successo quando nel 2003 con alcuni compagni di ricerca in una galleria seicentesca del Monte Trisa trovammo un nuovo minerale. Alcuni campioni raccolti non corrispondevano macroscopicamente a quanto di nostra conoscenza; per avere una risposta ai nostri dubbi non rimaneva che portarli al Dipartimento di Mineralogia dell’Università Scienze della Terra di Pisa dove Paolo Orlandi con le consuete analisi prima al microscopio elettronico e poi ai raggi X ci desse una risposta. A Pisa, malgrado questi strumenti di analisi, a causa delle dimensioni dei cristalli molto piccole non riuscirono a completare lo studio, fu pertanto necessario che una ricercatrice collega di Paolo Orlandi si trasferisse all’Elettra di Basovizza (Trieste) dove è presente uno strumento di analisi più potente così da completare lo studio con il rilievo della struttura atomica. Dal ritrovamento del nuovo minerale all’avvenuto riconoscimento passarono pertanto quattro anni".

Minerali Pegoraro (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)L'area dell'alto vicentino ha una lunga tradizione nel settore. Perché a suo avviso?

Nel Distretto Minerario Scledense l’argento, il rame e il piombo sono stati per lungo tempo ricercati. L’area interessata copre pochi chilometri quadrati entro i comuni di Recoaro, Torrebelvicino e Schio. Tracce d’insediamenti abitativi, rilevati da scavi archeologici effettuati nel secolo scorso e in particolare in questi ultimi anni, datano la presenza dell’uomo in questo territorio nel tardo Neolitico; ma è durante l’Eneolitico (III e II millennio a.C.) che compare in questa regione la metallurgia del rame. Ciò è confermato dal ritrovamento nel territorio collinare di scorie di fusione e dal rinvenimento di molti monili lavorati, in particolare di tre asce in rame trovate nelle vicinanze di Schio in un sito ai piedi del Monte Summano nel comune di Santorso: la grotta di Bocca Lorenza. Queste asce, datate qualche centinaio di anni più tardi di quella trovata appresso all’uomo di Similaun, testimoniano la presenza in questa regione di un’antica e prospera attività metallurgica (le asce e altri reperti archeologici sono esposti presso il Museo di S. Corona a Vicenza e al Museo Archeologico Alto Vicentino di Santorso). L’interesse per la ricerca di metalli nell’Alto Vicentino si rese concreto dopo il Mille con l’immigrazione di popoli di lingua tedesca, i cosiddetti cimbri".

C'è chi ama il volo o vuole fare l'astronauta... lei e i suoi colleghi invece scendete nel sottosuolo. Che effetto fa entrare dentro la madre terra?

"C’è sempre un po’ di timore quando si entra per la prima volta in una miniera abbandonata, poi ci si fa coraggio, ci s’infila nel buco, perché l’entrata, di solito, è proprio un buco, uno stretto pertugio semi ostruito che a mala pena permette il passaggio. Subito dopo l’entrata c’è più spazio, ci si muove meglio, anche se non si cammina in modo eretto ma a gattoni, perché l’altezza dello scavo difficilmente supera il metro. Penetrando in queste gallerie, non protette da armature, si rivive improvvisamente il passato, le cui testimonianze lasciate dall’opera dell’uomo raccontano un mondo di duri sacrifici. La continua esplorazione di questi antichi siti, supportata dallo studio di documenti, mi ha fatto conoscere le vicissitudini di queste attività di ricerca, molto importanti specialmente durante il periodo della Repubblica Serenissima di Venezia. Questo mi ha spinto ad analizzare lo stato attuale di queste opere, confrontandolo con quanto descritto dal mio concittadino e importante geologo, l’abate scledense Pietro Maraschin nella sua opera Osservazioni litologiche intorno ad alcuni monti del distretto di Schio. Fu l’inizio di una grande avventura; non sono state esplorate tutte le miniere indicate nella mappa a fianco, ma sicuramente le più importanti. Durante questo percorso molti amici sono stati compagni di ricerca, alcuni purtroppo persi lungo la via, altri ancora presenti, a tutti loro va il mio ringraziamento per la preziosa collaborazione".

 

nr. 40 anno XIX del 15 novembre 2014

Minerali Pegoraro (Art. corrente, Pag. 3, Foto generica)

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