NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Due libri, una guerra e tanti giovani

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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Giuriatti

Protagonisti dei tuoi libri sono i giovani. Perché? E come si inseriscono nella grande Storia?

Giuriatti (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)"Sono direttore di una scuola di formazione professionale, e questo mi dà la possibilità di confrontarmi ogni giorno con i ragazzi e i giovani. Per loro, le difficoltà maggiori a scuola, vengono dalle materie che ritengono inutili o che sentono molto lontane dalla loro vita. Una di queste materie è sicuramente la storia. Più volte, con gli insegnanti abbiamo cercato di individuare strategie didattiche utili a creare nei ragazzi un interesse reale anche verso queste materie: abbiamo provato con metodi più o meno scientifici, pieni di paroloni, ma alla fine abbiamo convenuto che questa generazione non è affatto diversa da quando anch’io ero adolescente! E allora ho pensato a quale fosse la molla che quando avevo la loro età mi rendeva irresistibile ogni piccola scoperta: la curiosità e lo spirito di avventura. Grazie a questa banale intuizione, l’Angelo del Grappa prima e Lassù è casa mia dopo, sono diventati la chiave per aprire la serratura dell’indifferenza dei ragazzi verso la grande storia".

In che modo una vicenda romanzata può servire, a tuo avviso, a conoscere meglio la Storia e a fare tesoro di quei tragici fatti?

"Il romanzo è quello che ti crea l’aspettativa, la voglia di leggere pagina dopo pagina, per sapere cosa succede al protagonista, in una parola rende curiosi. Nei miei romanzi non è sufficiente sapere cosa succede al protagonista. Il lettore deve cercare di capire il contesto in cui le vicende si svolgono, i fatti che lo hanno visto protagonista più o meno consapevole, il territorio che fa da sfondo alla storia, o anche più semplicemente deve chiedersi se i personaggi sono esistiti veramente o se sono solo frutto di fantasia. Molti ragazzi, spinti dalla curiosità sperimentata con L’Angelo del Grappa hanno cominciato a leggere i libri dei grandi storici come Pozzato o Gentile, o classici come Monelli e Lussu: la curiosità innescata dai miei romanzi li ha spinti alla vera ricerca storica, per aver conferma o meno della veridicità di quanto ho scritto. Poi c’è la parte morale, forse la più importante: il messaggio obiettivo, e lontano da facili patriottismi, che sottolinea la tragicità di ogni evento bellico, che non lascia mai solo vincitori e vinti, ma sempre fame e disperazione per entrambi gli schieramenti. Ed è un messaggio sempre condito dalla passione per il mio Grappa".

Come reagiscono gli studenti quando li guidi in escursione? Apprezzano, si interessano?

"Questa è la parte più bella: finalmente andiamo in montagna! Mi piace guidare i ragazzi su percorsi in cui le vicende storiche e la vita di chi abita la montagna si intrecciano e convivono ogni giorno. I ragazzi sono sempre molto interessati, apprezzano soprattutto gli aneddoti, le storie di tutti i giorni, le curiosità. Ad esempio rimangono sempre colpiti quando scoprono che termini a loro molto familiari come chat sono nati proprio negli anni della Grande Guerra. Il mio desiderio non è di insegnare loro l’evento bellico, con date e spostamenti di truppe, ma semplicemente cercare di tradurre in parole la mia passione per la storia e la montagna, in modo da coinvolgerli nello stesso entusiasmo. La speranza che nutro in ogni gruppo che accompagno è sempre quella di trovare il futuro “cantastorie”. Sarebbe bello che i ragazzi stessi parlassero ai loro coetanei delle vicende del Grappa, in maniera semplice, con il loro linguaggio, senza un grande lessico, ma diretti al cuore di chi ascolta".

Che emozioni provi quando vai "lassù", sul Grappa?

"Per rispondere a questa domanda, amo citare un’osservazione del professor Gianni Moro: durante la prima presentazione dell’Angelo, Moro mi fece notare che, come fa la gente di qui, sono solito dire in Grappa, anziché sul Grappa, come sarebbe corretto. Mi confidò che era stato sul punto di correggermi, quando invece si diede una spiegazione: non era un errore, ma il modo esplicito di manifestare l’appartenenza al Sacro Monte, al suo territorio e alla sua gente: In Grappa lo dicono quelli che vivono lì, e che in montagna si sentono a casa. Io vorrei invitare tutti a salire almeno una volta sul Grappa in autunno, quando la “Cadorna” passa attraverso i boschi che si tingono di rosso, o in inverno nel silenzio della neve, o ancora nel periodo estivo, quando il profumo del fieno e le campane delle vacche al pascolo fanno sembrare impossibile che un tempo lassù siano morti in guerra così tanti giovani. E poi c’è la gente del Grappa: non ne cito nessuno per non dimenticare nessuno. È gente burbera solo all’apparenza, ma puoi scommettere che ti darebbero il cuore".

Giuriatti (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Com'è nato il progetto Che Storia?

"Nasce nel 2012 e si può senza dubbio sintetizzare in questo passaggio tratto da L’Angelo del Grappa: In fondo non sono che un cantastorie di questi luoghi: qualcuno mi ha voluto quassù per non far dimenticare quello che è stato, perché abbiamo il compito di raccontare gli errori del passato, e far sì che gli uomini possano evitare di ripeterli. L’espressione si rifà al modo di dire che i giovani adoperano di fronte a una situazione interessante e curiosa. L’ho adottata per caratterizzare il mio intervento con loro: non voglio portare nelle loro scuole delle noiose lezioni di storia, ma un piccolo racconto, animato da filmati e musiche, diciamo inusuali. Occupo un’ora del loro tempo a scuola, per accompagnarli nel ripercorrere in modo che spero sia accattivante e coinvolgente tutta la Grande Guerra: dal famoso attentato fino ai nostri giorni, per capire cosa è stato, ma anche cosa resta. Per le scuole che lo desiderano, poi si passa dalle parole all’esperienza, e assieme si va una giornata sul Monte Grappa, per ritrovare tutti quei luoghi dei quali racconto nei miei libri. Quest’avventura partita quasi per caso, mi ha portato a incontrare ormai diverse centinaia di ragazzi di tutte le province venete, sono stato ospite in diverse scuole medie, e anche in qualche scuola elementare e ho incontrato docenti e maestre, cercando di condividere assieme il significato attuale del fare storia nella scuola. Sono interventi che svolgo a titolo gratuito, rispettando lo spirito che contraddistingue il mio lavoro e quello dell’associazione di ricerche storiche IV novembre di Schio, che rappresento".

Che significato ha per te il Centenario della Grande Guerra?

"È una grande occasione che abbiamo per ravvivare la memoria e per far conoscere la nostra storia e soprattutto il sacrificio dei giovani uomini di cento anni fa. È anche una ricorrenza che ci aiuta a valorizzare il nostro territorio e il turismo locale. Se vogliamo che sia un’occasione reale per tutti, non deve però esaurirsi in questi quattro anni ma deve essere l’inizio di un percorso e di una collaborazione tra pubblico e privato. Spero che sia la molla che farà del nostro territorio, dalla montagna alle città, la meta di un turismo attento, che ama riflettere sul passato e confrontarsi con il presente, cercando di capire quello che è successo cento anni fa, ma anche come le nostre genti hanno ricostruito e ricordato i soldati di tutta Italia, visitando i sacrari e i musei. È il nostro momento: possiamo dimostrare che nel tempo di crisi che viviamo, bisogna saper valorizzare il territorio e le risorse che già abbiamo. Quello che rimarrà dopo questi quattro anni, deve essere un grande volano economico e culturale per tutto il nostro territorio, per il tessuto sociale e per la gente. Penso che questo sia il modo giusto per onorare i soldati caduti, e per contribuire a far sì che non siano dimenticati".

Padovano di nascita ma bassanese di adozione, Giuriatti è responsabile in un centro di formazione professionale ed è formatore tecnico per le più importanti aziende italiane nel settore artistico, pubblicando diversi manuali con la casa editrice Il Castello. Accompagnatore specializzato su percorsi della Grande Guerra e membro del comitato scientifico dell’associazione di ricerche storiche 4 Novembre, nel tempo libero si occupa di promuovere in tutti i modi, soprattutto alle nuove generazioni, il suo Grappa, secondo grande amore dopo la famiglia. Nel 2012 ha pubblicato il romanzo «L’Angelo del Grappa» cardine del progetto di narrazione rievocativa dal titolo CHE STORIA!, e nel 2014 Lassù è casa mia con l’obiettivo di promuovere nelle scuole il territorio e il ricordo di chi ha combattuto ed è morto nella Grande Guerra.

 

nr. 41 anno XIX del 22 novembre 2014

Giuriatti (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)



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