NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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L’agricoltura è cambiata così!

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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Laverda

Perché raccontare oggi in un libro la storia delle macchine agricole?

Laverda (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)"Oggi l'agricoltura italiana ha raggiunto un elevato livello di meccanizzazione, recuperando il ritardo dei decenni passati ed allineandosi alle maggiori agricolture mondiali. Ma non dobbiamo dimenticare il lungo percorso fatto e valorizzare l'impegno profuso in passato dall'industria nazionale che ha fortemente contribuito a questo sviluppo. Era necessario, a mio avviso, raccontare questa storia e anche mettere un po' d'ordine nella descrizione delle varie tipologie di macchine da raccolto. Non esisteva in Italia una pubblicazione che presentasse una rassegna cronologica e completa delle macchine per la raccolta dei cereali e dei foraggi, in modo esaustivo e senza eccessivi tecnicismi. Questo era l'obiettivo che io e l'editore ci eravamo posti e penso sia stato raggiunto".

Ritiene che sia un tema rivolto solo agli addetti ai lavori oppure ci sono spunti interessanti anche per gli altri?

"Non ho voluto fare un trattato di meccanica agricola ma raccontare una parte importante della storia dell'agricoltura italiana, un argomento che tocca tutti noi perché dal lavoro agricolo dipende gran parte dell'alimentazione dell'umanità. Poi credo sia interessante confrontare quanto accadeva nelle campagne di cinquanta o cento anni fa con la realtà attuale, senza retorica o tentazioni nostalgiche ma semplicemente per apprezzare il progresso compiuto e il l'enorme miglioramento delle condizioni di lavoro dei contadini. Ci sono poi, all'interno del libro, piccole e grandi storie di uomini che con il loro ingegno e la loro passione hanno fatto fare passi da gigante all'agricoltura".

Come e quanto è cambiato il lavoro nei campi con l'avvento delle macchine?

Laverda (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)"La meccanizzazione del lavoro agricolo si è sviluppata in Italia nel corso di circa un secolo e mezzo, con un forte ritardo iniziale rispetto ad altri paesi europei, soprattutto, nordamericani. La diffusione delle macchine nel nostro paese è stata inizialmente ostacolata dall'abbondanza di manodopera che esisteva fino agli anni cinquanta e dalla ridotta dimensione di molte aziende agricole, per cui molte lavorazioni si sono continuate a compiere manualmente fino a pochi decenni fa. Basti pensare che a metà del secolo scorso, in pieno boom economico, in molte regioni del sud Italia la trebbiatura del grano veniva effettuata non con le macchine ma con il calpestio degli animali, o, altro esempio, nemmeno la metà dei prati era falciata a macchina. Ma la maggiore rivoluzione ha riguardato la mietitura, forse il più faticoso dei lavori di raccolto. L'avvento della macchina mietilegatrice e, successivamente della mietitrebbiatrice hanno rappresentato una vera e propria rivoluzione nei campi, consentendo di aumentare progressivamente la produttività delle campagne e garantendo la disponibilità di alimenti per una popolazione mondiale in continua crescita. Inoltre la sostituzione degli animali da traino con il trattore, arrivata a compimento solo una quarantina d'anni fa, oltre a sollevare il contadino dalla fatica e dall'obbligo di mantenimento degli animali, ha reso disponibili a colture redditizie molti campi che servivano solamente per produrre il foraggio per cavalli e buoi da lavoro. Oggi ogni tipo di lavorazione agricola può essere svolta a macchina o, comunque, agevolata dall'uso delle macchine. Ad esempio la vendemmia, che fino a pochi anni fa era svolta esclusivamente a mano, oggi viene eseguita in gran parte a macchina, con ottimi risultati anche per i vini di qualità superiore".

Laverda (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)I suoi antenati hanno fondato la storica Laverda: ha qualche ricordo o aneddoto significativo legato al passato di quel marchio?

"La ditta fu fondata da mio bisnonno nel 1873. Era una persona di grande ingegno che in pochi decenni seppe passare da una semplice bottega artigianale ad una delle maggiori industrie italiane del settore. Ma forse non tutti sanno che, oltre a produrre macchine ed attrezzi agricoli, egli aveva una grande passione: gli orologi da campanile. Già a soli 13 anni aveva costruito un grande orologio, tutto in legno, copiando quello del campanile del suo paese. Poi per oltre trent'anni costruì orologi per molti campanili del Vicentino e del Veneto, tra cui il grande orologio del campanile di Breganze tuttora funzionante. Un ricordo è invece legato al centenario della prima guerra mondiale: quando gli austriaci sferrarono la loro offensiva sull'altipiano, nel giugno del 1916, la fabbrica Laverda fu costretta a trasferirsi alla periferia di Padova ma, dopo solo un anno, con la disfatta di Caporetto, ci fu un nuovo trasferimento, questa volta a Pistoia e solo nella primavera del 1919 si riprese a lavorare a Breganze. In quegli anni di guerra la fabbrica produsse molto materiale bellico, compresi i bossoli per le granate e gli sci per le truppe alpine. Un avvenimento più recente riguarda la costruzione della prima mietitrebbiatrice, nel 1956. La Laverda non si era mai occupata di macchine per la trebbiatura ma, dopo un viaggio negli Stati Uniti, i fratelli Laverda compresero che quel tipo di macchina poteva avere un grande futuro anche in Italia e si impegnarono nella nuova impresa, tra lo scetticismo di molti e le diffidenze dei contadini che vedevano rivoluzionato il loro modo di fare la mietitura. Fu invece un grande successo che lanciò l'azienda nell'élite mondiale del settore".

Il Veneto e il Vicentino hanno avuto una forte tradizione agricola: pensa che ci siano dei valori da tramandare anche ai giovani?

"Certamente l'agricoltore veneto ha dimostrato grande capacità e attaccamento alla terra, e lo hanno confermato anche i tanti veneti trasferitisi nel secolo scorso nelle zone di bonifica dove hanno realizzato grandi cose in campo agricolo. Oggi la popolazione dedita all'agricoltura è una parte assai ridotta della forza lavoro ma in molti casi, dove le condizioni lo hanno reso possibile, si è dedicata a colture specializzate, come la vite o gli ortaggi, con risultati di grande rilievo anche economico. I valori quindi sono questi: attaccamento alla terra e alle proprie radici, capacità tecnica ed imprenditoriale, attenzione alla qualità dei prodotti più che alla quantità e, perché no, una buona conoscenza della storia e delle tradizioni delle nostre campagne".

Laverda (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Oggi in tempo di crisi molti, anche giovani, stanno tornando al lavoro della terra: lei come vede il futuro del settore?

"In tempo di grave crisi economica, come quello che stiamo vivendo, l'agricoltura può rappresentare uno sbocco interessante per dare lavoro ai giovani, e alcuni segnali positivi si stanno osservando anche da noi. È però necessario dare ai giovani gli strumenti indispensabili per poter operare bene: istruzione tecnica, supporto finanziario, possibilità di acquisizione di terreni per creare aziende che abbiano le dimensioni utili a creare un giusto reddito. Occorre evitare le illusioni di un ritorno "bucolico" alla terra e invece, come accade in altri paesi europei, ridare dignità e prestigio al lavoro agricolo sfruttando le grandi potenzialità di molte colture specializzate di cui il Veneto è ricchissimo, allontanandosi dove possibile da una agricoltura estensiva e standardizzata su produzioni di massa, come il mais, che sono permanentemente in balia delle multinazionali che fanno il bello e il cattivo tempo a danno degli agricoltori. La via della multifunzionalità dell'azienda agricola, che integra il suo reddito con attività complementari come l'agriturismo, la fattoria didattica e sociale, la vendita diretta dei prodotti, può essere una strada interessante da percorrere per un giovane dinamico ma anche consapevole delle difficoltà e dell'impegno necessario".



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