NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Le avventure della curiosissima Alice

di Elena De Dominicis
elenadedominicis@virgilio.it

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Le avventure della curiosissima Alice

Da sempre le principali destinatarie delle favole sono le bambine. Nella tua esperienza, il pubblico dei bambini e dei ragazzi come vive lo spettacolo rispetto alla fruizione dei film?

Le avventure della curiosissima Alice (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)“Malissimo. Questo balletto io l’ho dedicato a 4 bimbe che hanno accompagnato gli ultimi miei anni, figlie di amici e parenti più stretti, bambine che vanno dai 3 ai 6 anni, che hanno visto il pezzo ma con grande shock. Una cosa che mi ha fatto molto pensare. Non è che non sia piaciuto e magari è importante che sia piaciuto o incuriosito ma ha impaurito: ci sono alcuni personaggi, come la regina, che le inquieta; come poi, secondo me, inquieta quando viene letta, Alice. È una favola molto inquietante, è piena di doppi sensi di simbolismi, con poche certezze, già il fatto che lei diventa piccola poi diventa alta questo dà un angoscia enorme a un bimbo perché è un sentimento di disequilibrio, di identità. Io ho lavorato su questo: Alice è una ma sono due dentro, una che vuole crescere e una che vuole rimanere piccola in questo mondo di sogni ma sente come una forza che invece le dice che non sarà sempre così. Ho preferito lo sdoppiamento anche perché lo specchio è un elemento fondamentale in Lewis Carroll”.

Lo spettacolo è realizzato con la collaborazione del gruppo musicale Assurd, specializzate in musiche antiche e popolari del Sud Italia, Mediterraneo e Sud del mondo. Nel caso di Alice la cultura sonora mediterranea cosa ti permette di esprimere?

“L’opposto di quello che dice Carrol, è stata questa la sfida. Io amo molto lavorare sui contrasti e se c’è una storia che più anglosassone non si può è proprio Alice. Volevo già farla una decina di anni fa, era un mio sogno nel cassetto, quando con Eric Gauthier, il direttore, ci siamo incontrati per pensare un progetto, io ho tirato fuori questa mia vecchia voglia di fare un’Alice e lui è rimasto entusiasta anche perché è un titolo importante che apre parecchie porte. Questa Alice l’abbiamo progettata quasi 2 anni e mezzo prima, ho riletto il libro dopo tanti anni e ho avuto un’intuizione: era facile andare a prendere della musica anglosassone vicina a quello stile, gusto e periodo storico…”.

Le avventure della curiosissima Alice (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)C’era già Harry Potter.

“Brava! Allora ho pensato: un mood così, neanche inglese, lo senti leggendo nel libro, sassone, allora ho pensato alle Assurd perché hanno una sensibilità completamente opposta a quella che può essere quella anglosassone o sassone, perché loro sono mediterranee nel sangue. La cosa di cui sono più felice è che questo contrasto non lo senti e lo hanno detto anche dei giornali e delle riviste internazionali e inglesi, che è incredibile come funziona. A volte i contrasti sono quelli che danno una coerenza a tutto, è un paradosso ma è così. C’era molto scetticismo intorno a questa scelta musicale, da parte di addetti ai lavori. Questo lavoro l’abbiamo costruito insieme con tutti e 5 loro, ci siamo trovati in una masseria in Puglia a casa di Cristina a lavorare mesi e mesi c’è stata compenetrazione di energie, sentimenti, di voglie di sperimentare delle cose. É stata un’avventura meravigliosa, sai quando costruisci una cosa da zero e poi senti che funziona e quando la porti in scena senti che vive e che tutto è stato sentito, pensato, ragionato e vissuto come poi è stato riportato in scena con la stessa semplicità e naturalezza. Quello che riesco a fare con loro è lavorare in maniera estremamente naturale, senza barriere. Ho fatto tante cose originali ma con loro è speciale perché loro sono speciali”.

Molti artisti, di tutte le discipline, mi dicono che la Germania è uno dei paesi più adatti per esprimere la propria creatività, eppure la danza popolare è radicatissima nel Mediterraneo, dove ci sono i paesi più in crisi. La mancanza di fondi può creare una spaccatura sempre più grande tra cultura popolare radicata e tramandata oralmente e ricerca del contemporaneo che però viene sviluppata fuori? Rischiano di crearsi due mondi e magari anche un classismo culturale?

“Questo è sempre stato nell’ ‘800 e ‘700, c’è sempre stata una cultura popolare e una cultura più borghese. In questo momenti storico c’è molta confusione perché non c’è un’idea chiara dell’arte in generale, credo che internet invece di aiutare abbia confuso ancora di più. Poi c’è la televisione che è  molto punitiva in questo senso”.

Cioè?

“Confonde, confonde. Non c’è cosa peggiore della confusione in questo senso qua: la televisione non aiuta a conoscere e a riconoscere, assolutamente. Dovrebbe essere una funzione che è proprio quella di base della televisione, la televisione commerciale è sempre esistita e sempre esisterà, ma purtroppo in Italia la televisione è sempre purtroppo solo commerciale”.

Beh, ma adesso si comincia anche in Italia.

“Si ma siamo 25 anni indietro perché Arte nasce ne 1980, 3Sat in Germania c’è da sempre: lì organizzano il progetto, una televisione non nasce per l’idea o per i soldi del singolo, nasce su dei progetti e delle strutture importanti, sono sostenuti dal governo, ci sono dei privati dentro, Arte è una televisione franco tedesca addirittura, che poi non sono due nazioni vicine culturalmente, franco italiana suonerebbe di più, no? Loro lavorano in simbiosi e fanno informazione. In Italia è un po’ il “mercato delle vacche”, dove tutto succede”.

 

nr. 45 anno XIX del 20 dicembre 2014

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