NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Ridere sotto le bombe? In scena si può!

Molto apprezzato dal pubblico dell’Astra lo spettacolo proposto dalle Sorelle Marinetti. L’umorismo serviva nel ’43 per esorcizzare le bombe oggi per non farsi vincere dalla crisi economica

di Elena De Dominicis
elenadedominicis@virgilio.it

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“Risate sotto le bombe”

Anna Cappelli (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)@artiscenichecom

 

“Risate sotto le bombe” (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Grande successo l’altra sera al Teatro Astra per le Sorelle Marinetti protagoniste della commedia “Risate sotto le bombe” scritta da Giorgio Bozzo e Gianni Fantoni, con la direzione musicale del M°Christian Schmitz. La vicenda è ambientata nel pomeriggio dell’8 settembre del 1943, una compagnia di arte varia cerca di provare lo spettacolo prima di partire per Genova. La drammaturgia è arricchita dall’esibizione di canzoni originali dell’epoca più una inedita scritta da Bozzo, Fantoni e Schmitz, “Ridere sotto le bombe”. Lo spettacolo verrà replicato sabato 24 gennaio al Teatro Nuovo di Verona poi tournèe al Sud e in Piemonte.

Anni di successo in cui avete catturato il pubblico sia documentando la storia che portandola in scena. È raro che dei personaggi di finzione diventino “reali” grazie a una drammaturgia dedicata: le Sorelle Marinetti si esprimono meglio come “ospiti” dell’era contemporanea o come protagoniste dell’epoca a cui fanno riferimento?

Marco Lugli: “Secondo me entrambe le cose: il teatro in realtà è questo gioco qua, quello della possibilità. Il periodo storico poi cambia tantissimo quello che può accadere o meno però in realtà la storia si ripete sempre in modi diversi, trova strade differenti ma quello è, poi, in realtà. Quindi è un modo per ricordare che in realtà siamo più vicini di quello che non sembra”.

Nella pièce viene detto che il momento è terribile e i teatri sono chiusi. Oggi non abbiamo le bombe però la crisi è comunque da dopoguerra e, almeno da noi, la gente ha voglia di teatro, di musica, di cinema. In altri paesi dove la guerra c’è davvero, le forme d’arte non sono usate per sollevare gli animi ma per fare propaganda. Perché nelle guerre del passato l’arte era vista come una salvezza mentre oggi come qualcosa di superfluo?

Andrea Allione: “Vedi la nascita della radio: anche quello è stato sì un mezzo per svagarsi ed è diventato un mezzo di propaganda vero e proprio, quindi c’è stato l’uno e l’altro. Se tu ti riferisci ai conflitti che ci sono in altri paesi dove c’è la vera guerra (perché, sì, abbiamola crisi ma stiamo comunque bene) non possiamo paragonarlo a quegli anni. L’arte è espressione e anche propaganda e comunque un popolo che non sta bene, come è successo in passato, ha bisogno di comunicarlo. Non sappiamo se alcune canzoni sono di propaganda, come è stato detto di “Crapa pelada”: è espressione quindi potrebbe essere”.

Nicola Olivieri: “Ci sono due tipi di arte: l’arte, per quanto riguarda lo spettacolo, come intrattenimento e leggerezza, che all’epoca ce n’era bisogno visto che si viveva con venti di guerra all’orizzonte. Poi c’è un teatro che deve provocare qualcosa e quindi, sicuramente, qualcosa di politico c’è pure dentro. Oggigiorno ci sono tantissime altre forme di spettacolarità, sono cambiati i linguaggi però l’essere umano ha bisogno dell’esperienza, del contatto con l’attore e con la musica dal vivo. È una qualità diversa, bisogna educare ad andare a teatro, se un ragazzino lo metti davanti a internet tutto il giorno, probabilmente non ci andrà quando sarà grande”.

Però c’è molta creatività su internet che poi può essere cercata anche a teatro.

N.O.: “Sì però l’approccio è diverso: sei davanti a un piccolo schermo, non sei davanti a un attore con le sue fragilità e i suoi errori, come la vita stessa insomma”.

wandissima (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Avete messo in scena l’avanspettacolo che si faceva con quello che c’era: voi addirittura usate un espediente scenico per cui fate le onde con le mani. In cosa differisce l’avanspettacolo di quel tipo da quello della Wandissima?

N.O.: “Gli spettacoli della Wanda Osiris sono già varietà; l’avanspettacolo, lo dice la parola stessa, era un micro spettacolo con una qualità media, però dopo c’era una proiezione cinematografica. Il varietà comincia a prendere una certa forma, per la Wanda pare che non badassero a spese e poi c’era un corpo di ballo. Nell’avanspettacolo, Fellini ci insegna in alcuni film, si vedono queste ballerine più “cicciotte” e quant’altro”.

wanda_osiris (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)M.L.: “La Wanda era un personaggio che diceva: “non mi sono mai spiegata perché il pubblico fosse tanto attaccato a me. Canto sì ma modestamente, però il pubblico mi ha sempre voluto molto bene”. Credo che il pubblico si identificasse in quel sogno che era la Wanda Osiris e che questo tipo di spettacolo e di avanspettacolo dessero quella tranquillità per cui le persone potessero avere una cosa da sperare e da sognare per il proprio futuro. Adesso è molto diverso perché lo spettacolo è molto imitativo di se stesso e la cosa più interessante non è chi sta facendo lo spettacolo, forse, ma chi c’è dietro che pensa di fare propaganda, come dici tu, anche in modo non politico, ma proprio raccontare cose che magari in quel momento non hanno nemmeno importanza per le persone stesse”.

Sì però durante il ‘600 il teatro spagnolo e francese è stato caratterizzato da poteri molto forti come è stato per la Chiesa con l’arte figurativa.

M.L.: “Ma certo però, sai, se vogliamo andare ancora più indietro, nell’antica Grecia, il corifeo usciva proprio dal coro per fare denuncia, parlava col popolo stesso e diceva cosa andava e cosa non andava in quel momento nella società, quindi il teatro ha di per sé quella valenza lì”.



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