NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Ridere sotto le bombe? In scena si può!

di Elena De Dominicis
elenadedominicis@virgilio.it

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“Risate sotto le bombe”

Viene firmato l’armistizio, che non è la fine della guerra, ma l’inizio del caos perché spareranno sia i tedeschi che gli americani. Le Sorelle Marinetti cosa sarebbero divenute negli anni ‘50 se fossero esistite veramente? Come si sarebbe evoluta la musica, visto che il swing finisce con la guerra?

“Risate sotto le bombe” (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)A.A.: “Come raccontiamo nell’altro spettacolo ci rifacciamo al Trio Lescano e quindi in filigrana raccontiamo la loro storia. Le sorelle Lescano, e quindi probabilmente anche le Sorelle Marinetti, dopo l’armistizio possono fuggire in Sudamerica per scampare ai bombardamenti e ritornare dopo qualche anno che la guerra è finita, cercando di ritrovare il successo che poi le Lescano non hanno trovato”.

Ma cosa ha portato alla fine del swing? Perché é stata quasi una cosa netta.

M.L.: “La liberazione, il boogie woogie portato dagli americani, è stato un grandissimo ricordo cocente per gli italiani stessi che in quel periodo c’erano. Io credo fermamente che ci sia stata questa voglia di dimenticare, proprio di dimenticare, lasciare da parte”.

A.A.: “Cercare di cancellare quel periodo brutto”.

Secondo voi qual è l’anello di congiunzione tra l’avanspettacolo e la commedia musicale all’italiana? l’avanspettacolo è diverso dal vaudeville americano e britannico.

N.O.: “Come tutte le cose anche lo swing che arriva dall’America, gli italiani l’hanno preso e fatto loro. Noi interpretiamo le canzoni swing italiane che hanno tutto un sapore loro, quindi la commedia musicale italiana è, come dire, una traduzione all’italiana di cose che arrivano dall’estero. Gli italiani poi riescono sempre a trasformarla e a renderla comunque unica. Penso che nasca tutto dalla creatività degli italiani, dai compositori, dai registi, dagli attori stessi: noi abbiamo una nostra cifra che il mondo invidia e quindi facciamo nostro qualcosa anche se importato dall’estero”.

A.A.: “Dovremmo ricordarcene sempre più spesso che noi siamo dei creativi nati”.

M.L.: “Ma sì, anche perché è inutile parlare di musical in Italia, perché non li hanno mai fatti”.

Ci sono dei tentativi

M.L: “Sì ma non sono musical, sono commedie musicali tutt’al più, il musical italiano non c’è ancora stato, estero che è venuto ospite sì, ma italiano no”.

Nel finale viene fatto un chiaro ed esplicito riferimento a Berlusconi, che è quello che ha portato ballerine, ballerine e ballerine. Questo “berlusconismo televisivo”con cui poi siamo cresciuti, il Drive in e anche “Striscia la notizia”, non sono un po’una conseguenza della tradizione dell’avanspettacolo italiano? Comunque il “Drive in” ha partorito tanta gente in gamba e “Striscia la notizia” fa servizio.

N.O.: “Certo, sicuramente si evolve, lo spettacolo e quant’altro. Però c’è una grande differenza tra lo spettacolo degli anni ‘30 e ‘40 e quello degli anni ‘80 perché anche se le battute riguardano il sesso sono meno esplicite, prima in teatro, e come si vede anche nella nostra commedia, non c’erano le parolacce, oggigiorno è normale utilizzarle”.

Ma perché è accettato.

M.L.: “È permesso, è diverso”.

N.O.: “È molto più difficile far ridere alludendo a qualcosa di sessuale piuttosto che essere espliciti e credo che questo sia il fascino di quegli anni, come le donne stesse, erano timidamente sensuali non erano volgari. Questa è la differenza e secondo me la si può riportare anche nello spettacolo”.

Ma oggi un tipo di spettacolo di quel genere, con quel gusto, a meno ché non si faccia un revival, non sarebbe noioso in televisione?

N.O.: “Io trovo molto più noioso vedere uno spettacolo di cabaret con tutte quelle volgarità, penso che sia molto più interessante vedere dei comici che sono molto più sottili ed eleganti. È una questione di gusto”.

numero_cinese (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Avete tagliato l’orchestra e siete molti più attori sul palco, questo ha cambiato di molto il vostro “training produttivo”? Dovete ascoltare meno strumenti ma dovete ascoltarvi molto di più tra di voi: c’è il numero cinese che è di una difficoltà incredibile perché siete una band vocale più la coreografia.

A.A.: “Sono situazioni diverse che fanno parte di un grande lavoro a tutto tondo che facciamo come Sorelle Marinetti; nell’altro spettacolo siamo solo noi tre con più o meno della band, in questo caso invece ci sono altri attori e noi interagiamo con loro, è un lavoro diverso che ci ha fatto crescere”.


nr. 03 anno XX del 24 gennaio 2015

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