NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Vicenza era così, nel 1700

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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Pianta Dall’Acqua

Come sono nate l'idea del libro, la sua realizzazione e la collaborazione con il professor Barbieri?

Pianta Dall’Acqua (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)"Nel gennaio del 2014 ho tenuto, per conto di una associazione culturale, una conferenza, che faceva parte di un ciclo di incontri aventi come oggetto il XVIII secolo. In questo contesto si è inserita la mia relazione, che voleva ricostruire Vicenza sulla scorta di un documento, la pianta di Giandomenico Dall'Acqua, eseguita proprio ad inizio '700. Ho sempre ritenuto che le rappresentazioni delle città rispecchino lo spirito dell'epoca nella quale esse sono state realizzate. Basta sfogliare, per rendersene conto, il prezioso catalogo promosso nel 1990 dalla Biblioteca Bertoliana, Vicenza città bellissima, repertorio di immagini sulla iconografia vicentina a stampa dal XV al XIX secolo. La Pianta Angelica del 1580, prima rappresentazione non parziale di Vicenza e definita il più bel ritratto di città del Rinascimento italiano, mostra infatti, in sintonia con la cultura umanistica dell'epoca intrisa di classicismo, una Vicenza, ripresa da nord-ovest, che si compiace di esibire la renovatio urbis palladiana, presentando cantieri ancora aperti, ma dando anche addirittura per già eseguite, con anticipo di oltre trent'anni, le logge della Basilica. La pianta del Pigafetta del 1608 non solo cambia l'orientamento (il nord est è in basso), ma elimina ogni tratto encomiastico. Vicenza è rappresentata in modo essenziale, con particolare risalto alle fortificazioni medievali e quattrocentesche e senza edifici, indicati con un numero che trova riscontro nella legenda. E' però una città inserita nell'ambiente: vi sono infatti delineati, sulla sinistra in alto, i colli Berici. Con la pianta del Monticolo del 1611 la situazione cambia ancora: con l'ovest in alto e l'est in basso, il nucleo centrale della città è diviso in due settori - ai quali si aggiungono i borghi - dall'odierno corso Palladio. Il contesto paesaggistico è qui ancora più marcato rispetto alla pianta del Pigafetta. Ma é già un’impostazione razionale, accolta e ulteriormente sviluppata nella pianta Dall'Acqua del 1711. Che presenta la città in sé e per sé, in una sorta di astrazione, completamente avulsa dal contesto paesaggistico, considerato un di più, un disturbo rispetto al tema puntualmente dichiarato: la Descrizione Jconografica della Città di Vicenza. Del resto siamo nel secolo dei lumi, della razionalità, talora fatta coincidere con l'essenzialità. Quanto al libro, esso è lo sviluppo degli appunti che avevo steso in vista della conferenza. Mi sono deciso dopo gli incoraggiamenti di Franco Barbieri, mio professore al Liceo Pigafetta, il quale si è generosamente offerto di far precedere il mio lavoro da un suo saggio introduttivo".

Cosa rappresenta oggi la pianta di Dall'Acqua?

"Un importante documento, che presenta la situazione urbanistica della città alla vigilia del Neoclassicismo, prima di quello sviluppo urbano che andrà mano a mano ad occupare broli, giardini ed aree verdi con nuove architetture. Il documento richiama 136 manufatti (8 porte, 7 piazze, 9 ponti, 7 ospedali, 3 edifici pubblici, 57 chiese e oratori e 45 edifici privati), fornendo altresì, a differenza di quanto contenuto nella pianta del Monticolo, anche 112 immagini dei manufatti elencati. Immagini particolarmente preziose perché, talora, uniche di edifici perduti a causa degli interventi dovuti alla politica di Napoleone e per i bombardamenti aerei caduti sulla città nel corso della seconda guerra mondiale. Non solo, ma, l'elaborato dall'Acqua, oltre a collocare il manufatto preso in considerazione nel contesto urbano, ne delinea anche la planimetria. La pianta, dunque, è una sorta di censimento e di catalogo fotografico ante litteram di rilevanti edifici cittadini che ornavano la città in quell'anno 1711. Consultando l'elaborato del Dall'Acqua è quindi possibile far rivivere quattro porte, una piazza, un ponte, sette ospedali, venticinque chiese, oratori e conventi e cinquantacinque palazzi privati".

Mario Bagnara nella prefazione cita Vicenza come città bellissima ... qual è il suo parere?

Pianta Dall’Acqua (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)"Vicenza è per me bellissima anzitutto perché qui sono nato e qui vivo e perché ricca di molti capolavori che tutti conoscono e che sarebbe superfluo elencare. Inconfutabilmente bellissima é però rimasta fino agli anni '60: basti pensare alle struggenti descrizioni di Guido Piovene. Ora c'è il rischio che da bellissima divenga solamente bella - o ancor meno - se si continuerà nello sconsiderato sviluppo edilizio: perché ostinarsi sempre a costruire ex novo (con tinteggiature, talora, anche in centro storico, a dir poco allucinanti) e non recuperare l'esistente? Una proliferazione di edifici che sovente non armonizzano per nulla con il contesto, con i manufatti attigui, con il tessuto urbano e con la storia. Oggigiorno, affidandosi ai fuorvianti rendering, ci si dimentica che «un’opera d’arte, e specialmente un’opera architettonica, non vive orgogliosamente isolata, ma si affaccia sulla via in una serie continua con altre opere, dalle quali riceve riflessi e limitazioni di misure, di colore, di ornato» (G. Giovannoni, Questioni di architettura nella storia e nella vita, Roma 1929, p. 25), considerazione non a caso riportata all'inizio del mio libro. Chissà se Montaigne e Goethe formulerebbero ancora i loro entusiastici giudizi sulla città. Certamente Friedrich Maeyer non potrebbe dichiarare (Voyage en Italie, 1801) che «da Verona a Vicenza si attraversa un paesaggio uniforme, il cui aspetto ha un fascino inesprimibile per il viaggiatore. E' una immensa piana, che si crederebbe decorata per una festa di Bacco»: oggi, sloggiato il dio del vino, è tutto un disordinato affastellarsi di costruzioni senza soluzione di continuità tra città e città, periferie e periferie".

Alla presentazione del libro a Vicenza il pubblico era foltissimo... da cosa deriva secondo lei l'interesse dei vicentini per la storia e il passato?

"Penso che l'interesse sia dovuto al senso di smarrimento: ci si rende conto che stiamo perdendo i segni caratteristici della nostra identità. Un tentativo inconscio di tornare al passato, nel desiderio di fermare il degrado prima che sia troppo tardi".

Da attento osservatore della realtà vicentina, cosa manca a suo avviso a Vicenza per diventare città turistica vera e propria?

"Anche in questo campo vale l'antico adagio secondo il quale l'unione fa la forza. Ritengo che vi dovrebbe essere maggior coordinamento fra quanti sono interessati al progresso turistico della città. La promozione si fa certamente con le grandi mostre. Quelle degli ultimi anni hanno avuto il merito di aver fatto conoscere come non mai prima la città di Vicenza. Se si aspira a conquistare definitivamente lo status di città turistica, bisogna però, a mio parere, che vengano organizzate frequenti occasioni di richiamo, da pubblicizzare adeguatamente. Una quindicina di giorni fa la stampa locale annunciava per il 2017 una mostra sulla pittura veneta: ottima e lodevole iniziativa, attesa da lustri. Ma se nel frattempo non si farà nulla, temo che Vicenza ricadrà nel dimenticatoio. Perché non pensare, ad esempio, di far diventare Vicenza città di convegni, offrendo ai partecipanti e ai loro familiari occasioni di svago e di visita agli infiniti siti artistici locali?".

 

nr. 24 anno XX del 20 giugno 2015

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