NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Adele Pergher e il sogno di poter tornare a casa, sull’Altopiano di Asiago

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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Adele Pergher - Profuga, una storia dimenticata

Perché ha voluto narrare una storia "minore" della Grande Guerra attraverso gli occhi di una donna?
Adele Pergher - Profuga, una storia dimenticata (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)"La storia è un intreccio di fili spesso casuali. Il racconto viene sempre dopo e narra quello che è successo, mettendo in luce quei fili ritenuti, per una serie di circostanze, più o meno importanti. Ma questa trama, tessuta a più mani, diventa testimonianza fondamentale in tutte le sue sfumature, anche quelle apparentemente meno rilevanti. Guardiamoci attorno. Mai come in questo periodo la storia, considerata un tempo “minore”, è all’attenzione di tutti: la profuganza è ora divenuta un problema reale, da risolvere. Eppure, non molto tempo fa, i profughi italiani furono presenza scomoda, da accantonare e da dimenticare. Forse non tutti sanno che cento anni fa, a seguito della Spedizione Punitiva, dalle terre vicentine fuggirono quasi 100.000 persone in tutte le regioni d’Italia, persino in Sicilia. Un numero incredibile. Accantonato, dimenticato. Adele attraverso la sua vicenda vuole raccontare la vita di chi durante il dramma bellico si trovò al di là della trincea, di chi visse sulla propria pelle lo sradicamento forzato di un popolo, riuscendo a ribellarsi mediante un sofferto processo di emancipazione. Lo sguardo che Adele rivolge alla Grande Guerra è fatto attraverso gli occhi di migliaia di donne, testimoni invisibili di uno scampolo di storia all’epoca taciuto il più possibile, sia dalla stampa che dallo stato. Ciò che vivevano infatti le profughe era l’altra guerra, quella della sofferenza e del dolore, la guerra che doveva essere nascosta perché non corrispondeva agli atti eroici declamati come modello glorioso da imitare".

Adele forse rappresenta un simbolo... quello delle persone semplici che, pur vittime dei fatti tragici della storia, conservano la loro identità e dignità?
"Per l’universo femminile la guerra fu un’esperienza traumatica. Proprio perché le donne vivevano l’evento bellico al di là della trincea, un groviglio di sentimenti, quali l’attesa snervante, il timore di un lutto imminente e l’ansia materna, aveva generato in loro angosce profonde che sembravano non avere mai fine. Ma la guerra fratturò anche l'antico ordine familiare e sociale. Le donne, in particolare quelle vicentine, prima della Grande Guerra vivevano in nuclei familiari per lo più di origine contadina. In questo contesto i ruoli erano indiscussi e ben definiti ed il mondo femminile era chiuso verso ogni significativa esperienza sociale. Con la guerra quel modello familiare si alterò e la donna, da una secolare condizione di subalternità, si trovò improvvisamente proiettata in una nuova dimensione: divenuta capofamiglia, iniziò a lavorare nelle fabbriche e ad essere parte attiva nell’ economia della società in cui viveva. Nello specifico, la donna-profuga assunse un potere decisionale senza precedenti. Fu lei che decise di portare in posti lontani, non solo da un punto di vista geografico, la propria famiglia e lì ricostruire un nuovo modello di vita, lontano anni luce da quello d’origine. Non fu facile e a volte la sua risposta fu la follia".

Chi era davvero Adele Pergher?
"È la donna delle sgalmare, gli zoccoli della povera gente. Non è una crocerossina, né sceglie di essere profuga. Ma lo è, suo malgrado, come migliaia di altre donne. Il suo è un viaggio sofferto verso l’ignoto, ma la tenacia che la accompagna sarà motivo del suo riscatto. È proprio questa tenacia che la porta a frequentare i corsi di cultura istituiti dalla Società Umanitaria a Milano perché lei voleva conoscere, viaggiare. Ecco quindi che il suo processo di emancipazione non è più un fatto individuale ma diventa simbolo di un sofferto cambiamento per migliaia di donne, donne del popolo, molto spesso analfabete e dunque… di nessuna rilevanza. Alla fine della vicenda l’Adele dei prunni gira le spalle al prefetto mettendosi un cappellino. Non si tratta di un vezzo: è Adele Pergher che rientra in Altopiano finalmente emancipata".

Una domanda difficile... se ci fossero più donne nei governi delle nazioni, ci sarebbero anche meno guerre?
"L’esperienza politica e del potere è da sempre modellizzata su basi non femminili. La storia stessa, nel suo dipanarsi, ci addita narrazioni di un universo femminile relegato al privato, al non pubblico, al non politico. Le poche eccezioni che abbiamo testimoniano vicende di donne di potere che hanno declinato la loro esperienza, conformandosi a modelli e a schemi prodotti da un sentire maschile. Pertanto le donne che si muovono nel potere, nella politica, si devono adeguare a un contesto che parla al maschile, che ha regole e modelli creati da uomini. Dunque non è così semplice rispondere alla domanda. È necessario ripartire dalle fondamenta, decostruire i luoghi, le connessioni esistenti, perché sarebbe troppo semplicistico e riduttivo affermare che con una leadership al femminile nel mondo ci sarebbero meno guerre, più rispetto e si vivrebbe meglio".

Adele Pergher - Profuga, una storia dimenticata (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)L'altopiano delle meraviglie... cos'è per lei quel territorio, cosa rappresenta?
"L’Altopiano permette di guardare con occhi diversi l’esistere della natura ed il suo fluire, lasciando ogni volta stupito e frastornato chi si fa avvolgere e assorbire da essa. E così un mucchio di roccia non è più tale, il cielo, divenuto mosaico di nuvole, non è poi così lontano da noi, il vento diviene il pulsare del nostro respiro. Mi piace ricordare un pensiero del monaco cistercense Bernardo di Chiaravalle che rispecchia in parte ciò che la terra dell’Altopiano per me rappresenta: Troverai più nei boschi che nei libri. Gli alberi e le rocce ti insegneranno cose che nessun maestro ti dirà".

Raffaella Calgaro è docente di Italiano e Storia all’Istituto Tecnico Chilesotti di Thiene. Nel 2011 si occupa con i suoi studenti dello sviluppo, in collaborazione con gli studenti di informatica, di un progetto didattico di storia locale nell’ambito del concorso Storia d’impresa indetto da Confindustria Vicenza, che ha portato alla produzione di un DVD e in seguito a numerosi riconoscimenti in Italia e non solo. Nel 2014 ha pubblicato il libro Profughi. Storie vicentine della Grande Guerra, basato su una ricerca documentaristica fatta dagli studenti e dedicato alla storia dell’esodo di circa 100.000 persone a seguito della Spedizione Punitiva del 1916. In seguito ha realizzato, con il coinvolgimento di studenti di Informatica e di Elettronica, un video sulla storia della Grande Guerra, comprensivo di canti cimbri rivisitati in chiave elettronica. Di recente ha partecipato alla trasmissione Rai Generazione Digitale, dedicato al tema delle nuove tecnologie nell’insegnamento della storia.

 

nr. 26 anno XX del 4 luglio 2015

Adele Pergher - Profuga, una storia dimenticata (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)

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