NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Dieci candeline per “illuminare” il Bixio

di Elena De Dominicis
elenadedominicis@virgilio.it

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Spazio Bixio

Il Mattarello fa parte della rete teatri Vi.Vi.: che esperienza è per voi, quali sono i vantaggi economici e cSpazio Bixio (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)ome la rete riesce a salvaguardare il patrimonio culturale con proposte completamente diverse?

“I vantaggi economici sono legati proprio alla migrazione del pubblico, al fatto che il pubblico possa essere formato e informato che esiste una proposta territoriale e culturale più ampia e che questo lo spinga ad aumentare la propria spesa del consumo culturale. Le strutture –teatri ne guadagnano perché so che facendo quell’abbonamento posso andare a prezzi ridotti ad una stagione e sono invogliato a creare un pacchetto più ampio. All’aumentare dell’offerta culturale il bisogno primario si esaurisce quando questa cultura è accessibile. Non basta più proporre qualcosa di bello, grande, forte e convincente, bisogna favorire l’accesso alle iniziative; abbiamo dei concorrenti forti che sono i nuovi media”.

Voi siete molto impegnati nella valorizzazione dei beni artistici del territorio, come gli spettacoli alle Priare dei castelli di Romeo e Giulietta dove avete fatto “Romeo e Giulietta” di Shakespeare farete Dante a maggio, oppure la pièce su Casanova nelle ville venete o le rassegne estive nei cortili dei palazzi di Vicenza. Come pensate di consolidare questa fruizione dell’arte performativa site specific?

“Cercando di farne una caratteristica che abbia sempre più la dinamica della valorizzazione dei luoghi, quindi studio della drammaturgia specifico. Abbiamo anche altri esempi come Villa Farsetti a S. Maria di Sala nel veneziano dove ogni anno nel periodo natalizio facciamo un percorso legato alla fiaba con 2500 presenze. La nostra è un’attività legata a un teatro di tradizione che si rinnova dando degli stimoli per guardare avanti e le tematiche sociali, storiche, civili e culturali sono caratteristiche del nostro lavoro anche non legate al Veneto”.

Una delle notizie di questi giorni è che i dati ISTAT parlano di un ottimismo dei cittadini come mai dal 2002 e una fiducia da parte delle aziende come non si vedeva dal 2007, eppure la sensazione tra le persone non è proprio coincidente a questo dato ed è faticosissimo trovare sponsorizzazioni per le stagioni, forse più che nei primi anni della crisi.

“Assolutamente”.

Spazio Bixio (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Nonostante i teatri siano pieni, produrre è sempre più difficile: a parte il crowd funding, è il momento di elaborare altri metodi di raccolta fondi oppure manca una mentalità diffusa tale per cui le arti performative vanno comunque promosse e protette?

“In Italia manca una cultura del mecenatismo sia negli imprenditori che da parte degli operatori: l’idea di produrre un prodotto artistico, un bene culturale, un restauro o uno spettacolo è stata vista fino ad oggi come un rapporto per cui c’è uno ricco che ti deve dare i soldi perché lui ne ha tanti e quindi cosa gli costa dartene per fare una cosa che è tua? Forse questo è stato l’errore della nostra categoria: pensare che fossimo in obbligo di ricevere questi soldi. In realtà il mecenatismo culturale si sta sviluppando solo e soltanto se i progetti culturali saranno una sintesi di chi i soldi li mette e di chi li riceve. Non è detto che l’imprenditore che mette i soldi sia un ignorante e non possa capire di cultura e non possa avere la propria voce in un processo culturale che tutto sommato paga lui (altrimenti non avrebbe luogo) di cui tu sei primario ideatore e realizzatore ma che nasce da una sinergia concreta con chi quei soldi ce li sta mettendo. Non parlo di una scelta artistica ma di progettazione culturale che fa dall’ideazione del prodotto alla fruizione. L’imprenditore che vuole dire la sua vuole dare un senso al progetto, non gli basta più sapere che gli hai messo il nome sulla locandina o lo sponsor sul depliant, ma vuole promuovere un’azione di crescita territoriale perché ha capito che sa che col crescere del benessere culturale crescono i consumi. È vero che è un periodo in cui ci sono pochi soldi, si sta cominciando a capire anche a livello politico che la cultura è un motore di sviluppo e credo che siamo pronti per una nuova mentalità di investimento per cui il famoso “petrolio” che noi possediamo, il grande patrimonio culturale e di spettacolo dal vivo troverà finalmente le sinergie tra chi può metterci i soldi e chi ha sempre dimostrato che questo lavoro si può fare”.

 

nr. 38 anno XX del 31 ottobre 2015

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