NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Anelante

di Elena De Dominicis
elenadedominicis@virgilio.it

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Anelante

Gli attori che parlano creano, in alcuni momenti, un rumore di fondo che quasi rende difficile l’ascolto di ciò che dici. Qual è il valore di questo rumore di fondo che quasi interferisce con te?

Anelante (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)“Beh è fatto apposta: speriamo di andare verso un teatro in cui non si capisce niente, si sentono solo suoni. Quindi è bello che le loro voci coprano la mia, anche se il mio è il discorso base".

Perché anche loro comunque dicono delle cose.

“Ivan parla di un pezzo di Artaud, Chiara legge un pezzo di Famiglia Cristiana del ’65, Enzo parla del suo paese di origine e Manolo parla di un libro su un viaggiatore che perlustra i treni".

L’ultima volta che ci siamo incontrati, avevate portato Fratto_X” al castello di Bassano del Grappa. C’era un momento in cui tu abbandonavi la scena e facevi il giro delle mura esterne chiamando un fantomatico Mario, lasciando il pubblico da solo a ridere “del nulla” perché tu eri andato fuori. Voi considerate uno spazio sonoro che può essere pieno o vuoto o anche inespresso? Anche questa sera abbiamo visto delle lunghe pause in cui il pubblico è in tensione e la scena finale è al buio.

“Beh ogni volta facciamo una cosa differente, adesso abbiamo esplorato il buio e le pause. C’è esplorazione dello spazio, sì, è un luogo sempre da trasformare, un luogo sonoro, un luogo geografico. Ogni volta però bisogna trovare vie diverse".

In una intervista hai detto che gli istituti culturali non portano fuori la metafisica e l’assurdità, intese come performance contemporanea, perché dell’Italia, all’estero, si esporta la criminalità in contumacia e che nessun criminale è colpevole come lo Stato che lo porta all’estero sottoforma di espressione culturale proprio perché il peggio crea ascolto anche fuori, non solo da noi. Mi sembra di capire che tu comunque parli anche di un mercato o di un atteggiamento di chi vive fuori dall’Italia e di chi non è italiano che anche quando si approccia a un prodotto di qualità comunque lo fa attraverso un modo pregiudizievole.

“Bisogna vedere se quello è un prodotto di qualità. Non è detto che sia un prodotto di qualità. Perché è qualità portare la criminalità di un Paese all’estero? Perché la camorra tira? Mò la portiamo all’estero e tira ancora di più una cosa del genere".

Ma anche in Scandinavia sta andando tantissimo questa cosa, adesso è il momento dei noir scandinavi.

“Non lo metto in dubbio però lo Stato dovrebbe impedire che esca fuori la parte peggiore di sé. Penso che noi siamo migliori di chi fa teatro sociale, proprio come tecnica: lo Stato dovrebbe tutelare noi".

Qui avete un successo strepitoso da sempre, è traducibile?

“Perché no? È internazionale quello che facciamo, Flavia espone le cose che fa".

Anelante (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Fai tanti giochi di parole.

“Qui pochissimo".

Qui no, però tante volte…

““Fratto_X”, quando vado a strillare fuori, strillo in America. Abbiamo fatto Francia, Spagna, Russia".

Qual è il Paese che secondo te capisce meglio?

“Non lo so, tutti, questo è comprensibile da tutti, non è una questione di meglio o peggio: anche a livello di geografia italiana c’è un pubblico che su certe cose è più freddo e uno più caldo ma non significa che non capisca e non apprezzi. Questo è un discorso per tutti, è come la Cappella Sistina. In Russia è stato bello, in Francia e Spagna è stato bello, adesso andiamo in Inghilterra e poi a New York e vediamo. Noi non parliamo la lingua dell’Italia, è un lavoro che parla la lingua del mondo, quindi non è un problema andare all’estero: non c’è un sistema in Italia che porta le cose di valore all’estero".

Quindi non è un problema di come ci percepiscono?

“No, è troppo facile, no no. Il problema è il razzismo nostro nei confronti della novità. Io penso che se uno Stato ha una risorsa economica che può essere come la nostra, devi tutelarla (quando noi non abbiamo mai chiesto soldi allo Stato) e portarla fuori. Quindi no, non si capisce; perché il talento indipendente ed esplosivo è pericoloso per l’istituzione. A noi va bene così e sta bene tutto così e facciamo quello che vogliamo!”.

Sfondate sempre dappertutto!

“Eccerto!”.



nr. 11 anno XX del 26 marzo 2016

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