NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Medea e la magia del teatro

di Elena De Dominicis
elenadedominicis@virgilio.it

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Medea

Lei vuole parlare col marito, vuole una resa dei conti. Perché ha questo desiderio pur sapendo che verrebbero usate parole laceranti?

FB: “Perché il suo è un sentimento irresoluto che abbraccia tutto, inclusa la fine, per andare fino in fondo, preferisce sapere. Un sentimento gigantesco quanto non lo è quello di Giasone, riesce a oltrepassare le proprie paure. Enormità è la parola che contraddistingue Medea, in ogni direzione: nel male, nella ferocia, nella storia sanguinaria dei 10 anni vissuti con Giasone dove ha compiuto atti incredibili pur di portarlo al potere e diventa lei stessa l’ultimo ostacolo e sarebbe necessario che lei si togliesse di mezzo: questo è un atto di spettacolarità amorosa”.

Un paragone tra Medea e lady Macbeth: entrambe fanno un’invocazione agli spiriti maligni della notte per avere forza. Lady Macbeth lo fa per ambizione di potere, Medea è una nobile decaduta.

FB: “Entrambe sono possedute da forze oscure, non le rifiutano: Medea, assolutamente, in nome di motori personali, emotivi ed affettivi, per Lady Macbeth sono finalizzate al potere, alla società, al comando. Le stesse componenti sono finalizzate alla sfera pubblica in Macbeth e a quella privata in Medea”.

BDR: “Lei non sarebbe in grado di uccidere i propri figli. Li uccide guardandoli come uomini adulti che sbagliano, è come se vedesse Giasone dentro ai figli. Non può, una madre, uccidere i proprio figli a meno ché non vada fuori di testa, e lei ci va. Perché li chiama “piccoli bruti sornioni, teste d’uomini”? in quel momento non sono più i suoi figli ma dei piccoli uomini che fanno del male altrimenti non riuscirebbe a ucciderli”.

Si parla tanto di amore ma l’odio sembra più forte perché fa scatenare le guerre.

FB: “L’odio e la paura. Giasone ha tradito tutto per vivere questi 10 anni di scorribande adesso vuole riconquistare la pelle di Corinto, è sfuggito da una società ricca, borghese e conformista, ha passato 10 anni in libertà, poi si è spaventato perché questa libertà fa paura e allora torna alle regole confortanti”.

Se la società ti porta ad odiare, è confortante odiare ciò che diverso anche se lo hai amato?

“È più semplice”.

Addirittura?

“Per Giasone è più semplice l’odio che il misterioso amore che gli chiede, per Medea no: lei si staccherebbe un braccio per lui, per lui diventa troppo e si va a riattaccare al pensiero corinziano fondato sull’odio. Molto belli alcuni punti del personaggio di Creonte in cui dice: “La sua giovinezza potrà essere stata priva di freni ma adesso è uno di noi”. Cioè è re-inglobato a casa”.

Medea (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Infatti alla fine sembra che lei uccida i bambini perché vuole riprendersi ciò che è lei, nega i suoi figli perché fanno parte di loro, purtroppo.

“Esatto, è come se riacquistasse una sua identità in una maniera che non possiamo chiaramente approvare. Lo dice: è come strapparsi da Giasone”.

Barbara, il teatro classico è costellato di passioni mortali. Dopo anni che conduce “Amore criminale”, c’è un meccanismo comune tra i protagonisti di testi e di eventi di cronaca che portano l’amore positivo e costruttivo verso una forma ossessiva che possono assumerne altre concretamente pericolose?

Barbara De Rossi: “la demolizione che fa l’uomo nei confronti della donna. Su Medea è praticata da Giasone perché lei ha ucciso, mentito, truffato per lui, hanno fatto tutto insieme e lui adesso non la vuole più, accetta il potere di Corinto e deve dargli pure i figli e andarsene da sola”.

Quand’è che dall’amore si passa all’odio?

BDR: “Quando gli uomini sono incapaci di affrontare un rapporto alla pari con la donna perché la violenza sulla donna è trasversale, non avviene in un contesto preciso né di ceto sociale ma è un fatto culturale: l’uomo è abituato a pensare alla donna in quella maniera. Sono uomini deboli, non hanno una struttura o una grande personalità. Non ci sono statistiche che dicono che succede più al Nord o al Sud. È la cultura del maschio che vuole gestire la donna in quella maniera ed è quella che va sradicata a scuola: se non insegniamo ai bambini il rispetto innanzitutto per tutti gli esseri umani e poi specificamente per la donna in questo senso, a scuola, dove probabilmente non hanno una famiglia che si muove con questi valori, allora forse avremo la possibilità di avere qualche uomo migliore”.

Questo è uno spettacolo molto forte e angosciante, immagino che per voi farlo sia anche più pesante. Da un punto di vista fisico e psicologico a voi cosa resta dopo esservi svuotati e riempiti dei personaggi?

BDR: “Ogni sera devo entrare in un tunnel, in uno stato veramente complesso che mi costa una grandissima fatica perché io non ho la tecnica del teatro, lo faccio come se fossi davanti alla macchina da presa. Medea attraversa delle fasi emotive talmente forti e potenti di dolore, si strazia nella demolizione praticata da Giasone, che devo andare a pescare dentro un dolore, mi ci tuffo e ci esco solo a fine replica. Per me è pesantissimo ma dopo tanti anni che torno a teatro voglio fare questo: il mio curriculum parte 40 anni fa, avendo fatto tantissime cose, in una scatola che si chiama tv e che macina gli attori e le persone in giochi che sono diversi dal mestiere che tu fai. Io sto a tutti i giochi del mondo, ci mettiamo a ballare, andiamo sui pattini e dobbiamo stare a un gioco che è quello ma io volevo mettere un punto e dire che io faccio l’attrice, sono un’attrice e voglio fare questo”. 


nr. 16 anno XX del 30 aprile 2016

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